Una sparatoria nel cuore nell’Europa, ma con modalità e gravità simili a quelle che si registrano negli Stati Uniti. Un allievo di una scuola primaria di Belgrado ha sparato questa mattina alcuni colpi di pistola all’interno dell’istituto provocando la morte di nove persone: tra gli obiettivi del giovanissimo killer un agente di guardia e una insegnante e diversi compagni. Il ragazzo è stato poi arrestato, ma avendo meno di 14 anni – a differenza di quanto emerso dopo il primo momento – non è perseguibile e quindi dovrà essere rilasciato. L’adolescente sarà “portato in un dipartimento speciale di una clinica psichiatrica“. Nella sparatoria di sono rimasti uccisi otto bambini e un guardiano dell’istituto. Altri sei ragazzi e una insegnante sono rimasti feriti.

La piantina della scuola e la lista dei compagni da uccidere – I media locali riferiscono che l’autore della strage alla scuola primaria Vladislav Ribnikar è stato bloccato e arrestato dalla polizia nel cortile della scuola. Il 13enne, che frequenta settimo anno della scuola primaria, ha iniziato a sparare le 8.40 con una pistola che gli inquirenti ritengono appartenesse al padre. Sul posto sono intervenuti i soccorritori con diverse ambulanze e la Polizia. Tantissimi i genitori arrivati davanti all’istituto appena si è diffusa la notizia. In Serbia il ciclo delle scuole primarie è di 8 anni. Secondo gli inquirenti l’autore della strage avevano pianificato il suo gesto da almeno un mese. Come ha spiegato il capo della polizia della capitale Veselin Milic, parlando in una conferenza stampa, il ragazzo era in possesso di una piantina della scuola e di un elenco di compagni di scuola da uccidere. È stato lo stesso pluriomicida, ha detto Milic, a chiamare la polizia informandola di aver sparato a tante persone, ma non ha chiarito il motivo della strage, compiuta con una pistola calibro nove, di proprietà del padre. Il ragazzo aveva anche quattro bottiglie molotov. La polizia serba ha poi arrestato il padre del ragazzino che deteneva legalmente la pistola usata nella sparatoria ma il ministro serbo dell’Interno, Bratislav Gasic, ha fatto sapere che saranno adottate provvedimenti anche nei suoi confronti. “Il padre di colui che ha commesso questo grave, terribile, crimine è stato arrestato. Entrambe le pistole che sono state trovate, una all’interno di uno zaino e l’altra usata per commettere il crimine, risultano legalmente possedute dal padre. L’uomo possiede diverse armi e ha affermato che erano chiuse all’interno di una cassaforte dotate di codice ma è evidente che il giovane lo conosceva”, ha spiegato Gasic in conferenza stampa. Successivamente anche la madre del 13enne è stata arrestata come ha riferito il presidente serbo Aleksandar Vučić; durante una conferenza stampa. Al momento non è chiara quale sia l’accusa nei confronti della donna.

La testimonianza di madre – La madre di una bambina che ha assistito alla sparatoria nella scuola elementare di Belgrado ha raccontato il momento in cui la figlia ha sentito i colpi di pistola. Astrid Merlini ha riferito che la figlia pensava si trattasse di fuochi d’artificio, ma poi ha visto la guardia di sicurezza collassare sotto i proiettili dell’adolescente sospettato. “Quando mia figlia ha visto la guardia di sicurezza cadere si è spaventata ed è subito corsa in classe”, ha spiegato. Così è stata lei a dire all’insegnante che stava avvenendo una sparatoria. “Il docente ha subito messo al riparo i bambini chiudendoli dentro la classe”, ha aggiunto Merlini. Molti degli alunni si sono poi rifugiati sotto i banchi.

I precedenti in Europa – “Le mie più sincere condoglianze per la tragica sparatoria di oggi a Belgrado. I nostri pensieri vanno al popolo serbo e in particolare alle famiglie, agli amici e ai cari di tutti coloro che sono stati uccisi e feriti in questo attacco” scrive in un tweet il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Non è la prima che in Europa comunque viene portata una vera e propria mattanza in un scuola. Nel 1996 Thomas Hamilton, 43 anni, compie un massacro alla scuola di Dunblane, in Scozia. Il 13 marzo entra nella scuola elementare della cittadina e uccide a colpi di pistola 16 bambini tra i 5 e i 6 anni, oltre alla loro insegnante. Accusato in passato di pedofilia, Hamilton voleva vendicarsi della società e, dopo aver portato a termine la strage, si suicida. Aveva scritto anche alla Regina per denunciare di essere vittima di una persecuzione. L’anno successivo a Erfurt, in Germania, un ragazzo di 19 anni fa un massacro nel suo liceo. Bocciato due volte e da poco espulso, il 19enne fa irruzione mascherato come un ninja e armato di pistola. Uccide 18 persone, di cui 14 sono professori, prima di suicidarsi. Nel 2007, in Finlandia, uno studente di 18 anni apre il fuoco nel liceo dove è iscritto a Tuusula, vicino Helsinki, uccide sette compagni e la direttrice dell’istituto e poi si spara. Dinamica simile per l’attacco avvenuto l’anno dopo, ancora in Finlandia: nella città di Kauhajoki lo studente universitario Matti Saari spara a dieci compagni e un professore, prima di rivolgere l’arma contro se stesso. Nel marzo del 2009 è di 16 morti il numero finale dell’assalto all’istituto tecnico di Winnenden compiuto da un ex studente di appena 17 anni, diplomatosi l’anno prima. Il ragazzo si tolse la vita, successivamente il padre fu accusato di omicidio colposo perché il figlio aveva utilizzato una delle numerose armi del padre.

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