“Il letterato Gasparo Gozzi fu l’introduttore in Italia del giornalismo moderno”, ha scritto Alvise Zorzi, una vita dedicata allo studio della storia e della civiltà veneziana, nella monumentale “La Repubblica del leone”. Si riferiva al fatto che l’intellettuale nato nel sestiere di San Polo nel 1713 e morto a Padova nel 1786, aveva dato il via con il primo numero datato 6 febbraio 1760 alle pubblicazioni della Gazzetta veneta, uno dei primi giornali italiani degni di tal nome. Scriveva gli articoli personalmente, sul modello dello Spectator inglese, raccogliendo fatti di cronaca, assieme a storie inventate e recensioni di spettacoli teatrali e libri nella vivace Venezia del Settecento. Non fu un caso, visto che la Serenissima era in quell’epoca la capitale europea dell’editoria e del giornalismo.
Trascorsi due secoli e mezzo, di quel pullulare di testate (Il nuovo postiglione, Il sognatore italiano, Gazzetta urbana Veneta, Giornale d’Italia, Europa letterari) a Venezia non è rimasto più nulla. I quotidiani che coprono l’area sono scomparsi dal centro storico lagunare. Il Gazzettino, fondato nel 1887 da Gianpiero Talamini, che fa parte del gruppo Caltagirone e copre Veneto e parte del Friuli, ha lasciato la redazione in Bacino Orseolo, a due passi da Piazza San Marco, ripiegando sulla sede centrale di Mestre, dove si trova anche il centro stampa. Ufficialmente non si tratta di una chiusura, ma di un trasferimento temporaneo, che però è iniziato con il Covid nel 2020 ed è stato formalizzato quando la pandemia è finita. Da pochi giorni ha chiuso anche la redazione a San Lio de La Nuova di Venezia, testata del gruppo Gedi, in procinto di essere acquistata insieme ad altri cinque quotidiani del Nordest da una cordata di imprenditori veneti e friulani. Anche in questo caso i redattori sono passati nella sede di Mestre.
È uno dei tanti segni della crisi dei giornali, testimoniata dal fatto che a Venezia le edicole, per sopravvivere di fronte al calo delle tirature, sono ormai diventate punti vendita di gadget, maschere e souvenir. Interpellati da ilfattoquotidiano.it, i rispettivi direttori, Roberto Papetti per Il Gazzettino e Fabrizio Brancoli per La Nuova, non hanno rilasciato dichiarazioni. Chi ha parlato, a mezzo comunicato, è invece l’Ordine dei giornalisti del Veneto: “Per una testata locale, perdere il proprio presidio nella città lagunare è sicuramente un impoverimento. L’Ordine esprime la propria preoccupazione, soprattutto in questa fase, con la possibile vendita delle testate del gruppo Gedi e assicura il proprio sostegno al comitato di redazione e al Sindacato per quanto di sua competenza”. Monica Andolfatto, segretaria regionale del sindacato giornalisti ha aggiunto: “Il Gazzettino di fatto ha chiuso la redazione di Venezia, anche se ha dichiarato che è stata allocata temporaneamente a Mestre. Di fronte alle richieste del Cdr per ottenere la riapertura non ha più risposto. È il segnale di un disimpegno degli editori, i quali pensano che fare giornalismo non significhi avere sul posto i propri cronisti”. In occasione della manifestazione nazionale a difesa della libertà di stampa, sul Ponte di Rialto sono stati srotolati due striscioni dove campeggiavano le scritte: “Nuova e Gazzettino restino a Venezia” e “Il giornalismo non è un crimine”.