Un fondo per risarcire le famiglie degli studenti morti nel corso dell’alternanza scuola-lavoro: c’è anche questo nel decreto approvato durante il consiglio dei ministri del Primo maggio. Dieci milioni di euro per il 2023 e due milioni di euro annui, a decorrere dal 2024. Un risarcimento economico stanziato per quei genitori il cui figlio sia rimasto del mondo del lavoro, prima ancora di entrarci. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, rivendica che il provvedimento contiene un pacchetto di interventi mirato a garantire una maggiore sicurezza ed efficacia dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (Pcto), perché sono previsti un “monitoraggio qualitativo” e l’obbligo per le imprese di indicare in un documento le misure di prevenzione e i dispositivi di protezione da adottare. Ma per rappresentanti degli studenti e sindacati si tratta solo di una manovra che normalizza la possibilità di morire durante l’alternanza scuola-lavoro. Questa accettazione dello stato attuale dei fatti non mette in discussione un modello che, solo nel 2022, ha causato la morte di tre giovani: Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta.
“Fa impressione ed è scandaloso che il governo metta in conto il fatto che altri studenti possano morire durante il percorso di formazione. Al posto di prevenire o di rivalutare il processo, si preferisce prevedere un risarcimento per i decessi”, dichiara a ilfattoquotidiano.it Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale Rete degli Studenti Medi. “Ancora peggio – continua il rappresentante – è il fatto che Valditara abbia dichiarato che la misura è frutto di un confronto, mai avvenuto, con i ragazzi”. Da anni la Rete chiede l’abolizione dei Pcto nella loro forma attuale. Un percorso di riforma sistemica che preveda di ridefinire il rapporto tra il mondo del lavoro e quello della formazione. Ma la direzione presa dall’esecutivo è opposta, secondo Notarnicola: “In questo processo di aziendalizzazione della scuola, in atto da tempo, gli studenti diventano manodopera a basso costo – denuncia -. Non dovremmo essere inseriti nei processi produttivi, perché in questo caso non si tratta di istruzione, bensì di sfruttamento. Ci educano alla precarietà fin da subito”.
Per i giovani che le frequentano, le aule sono diventate dei luoghi di formazione del lavoratore e non del cittadino. “Non è questa l’idea di scuola della Costituzione”, commenta a ilfattoquotidiano.it Graziamaria Pistorino, segretaria nazionale di Flc Cgil, federazione che opera nei settori dell’istruzione, dell’educazione e della ricerca. “Sono stati progressivamente diminuiti gli strumenti che servono alla formazione di un cittadino consapevole. Come se la scuola dovesse diventare la catena di montaggio per la produzione di un lavoratore preconfezionato, pronto all’uso”, prosegue.
La segretaria esprime perplessità di fronte al comportamento del governo: “Questo decreto lavoro è un illustre sconosciuto. Abbiamo dovuto seguire il suo sviluppo districandoci tra una bozza e l’altra. Nessuno ci ha convocato preventivamente. Non siamo abituati a lavorare così”. Lo scorso gennaio, nell’unico tavolo convocato dal Ministero sull’argomento, le parti sociali avevano ribadito l’importanza di mettere al primo posto la sicurezza degli alunni che intraprendono i Pcto. Soprattutto dopo gli incidenti mortali che hanno coinvolto i tre giovani studenti nel 2022. “Le misure di sicurezza previste dal decreto non sono assolutamente sufficienti”, dichiara Pistorino. Nella speranza di non doverle utilizzare, chiarisce la sindacalista, quelle stanziate sono, in ogni caso, risorse ridotte per la platea di studenti coinvolti, circa un milione e mezzo. “È chiaro che si tratta di una misura nata in funzione degli incidenti mortali del 2022”, continua Pistorino.
Sull’ultima bozza del decreto si legge che il fondo è diretto alle famiglie dei ragazzi “deceduti a seguito di infortuni occorsi successivamente al 1 gennaio 2018”. La decisione di rendere retroattivi i risarcimenti era attesa. Sia Valditara che Marina Elvira Calderone, ministra del Lavoro, infatti, avevano anticipato questo tipo di intervento, dopo che l’Inail aveva comunicato la decisione di non corrispondere alcuna somma ai genitori di Giuliano De Seta. Questo perchélo studente 18enne, morto lo scorso 16 settembre, era inquadrato come stagista. La norma attuale non prevede risarcimenti per queste figure. In questo senso, il governo va a riempire un vuoto legislativo.
“È gravissimo che la famiglia di De Seta non sia stata risarcita, era giusto intervenire”, conviene la segretaria nazionale. La sindacalista sottolinea, però, come neanche la morte di tre ragazzi in un anno abbia convinto l’esecutivo a fare passo indietro sui Pcto. “Bisognava rivedere il modello”, spiega. “Riportare la formazione pratica degli studenti all’interno della scuola, rafforzando i laboratori che da anni sono bersaglio di tagli. Invece, è stata prevista una copertura economica per le future tragedie, continuando a subappaltare elementi educativi importanti alle aziende”. Infine, conclude: “Con questa misura è come se dovessimo rassegnarci al fatto che i ragazzi possano morire così”.