Da giorni, una pioggia di insulti volgari, sessisti, hanno invaso la pagina di Cristina Obber, scrittrice ed esperta di violenza di genere che da anni denuncia le discriminazioni con passione, garbo e competenza. Ho avuto il piacere di conoscerla e la qualità che maggiormente la rappresenta è la gentilezza.
Qualche giorno fa, ha pubblicato alcuni video sulle sue pagine Facebook e Instagram per raccontare le molestie sessuali ricevute da ragazza in Italia e all’estero, sul posto di lavoro e in treno, mentre cercava una casa in affitto o viaggiava. Lo ha fatto con la pacatezza che la contraddistingue. “Volevo condividere episodi che ho vissuto, molestie anche subdole che le persone riconoscono difficilmente quando non è la manata sul sedere ma la invadente e ripetuta stretta sul braccio del tuo capo”. Lo shitstorm che ne è seguito lascia davvero esterrefatte. Sono andata a vedere i profili degli odiatori, i loro volti e cosa raccontano di loro stessi.
C’è il commento di Luigi che sul suo profilo pubblica la foto della madre alla quale dedica un cuore, è tra quelli che si rivolge a Cristina con parole volgari: “dalla al cane”; c’è Gianluca che su Facebook discetta di cucina e di se stesso. Si presenta come una persona schietta, si piace (molto, moltissimo), si commuove per una bambina che canta a Sanremo, sembra un uomo sensibile ma commenta il comportamento molesto del capufficio di Cristina così: “una scrivania a 90 gradi”; c’è Massimo che è molto sensibile alla mattanza delle balene e pubblica una petizione “Aiuta a fermare il macello delle balene” e si rivolge a Cristina dandole della “sfigata”; c’è Sergio che vive all’estero e fa pubblicità al suo negozio di gastronomia “buonissimo pesto”, nella foto del profilo abbraccia moglie e figlie, scorrendo la sua bacheca trovo anche un tricolore con la stella rossa e la scritta “Partigiani sempre” e quattro pugni chiusi. A Cristina scrive “questa porta sfiga” poi manda “a cagare” alcune donne che stanno criticando l’aggressività dei suoi commenti; c’è Piero, un nonno che pubblica una foto mentre abbraccia i nipotini e risponde con un “sei una cessa” ai video sulle molestie; c’è Mauro che insulta Cristina Obber dandole della pervertita, forse pensa di essere femminista perché sulla sua bacheca sfoggia con orgoglio un meme: “Basta con questa storia che le donne intelligenti fanno paura a tutti. La realtà è che le donne intelligenti fanno paura a chi intelligenza non ne ha”.
Se non pensa di essere femminista sicuramente pensa di essere molto intelligente.
Altri uomini che inveiscono contro Cristina hanno pubblicato le foto dei figli sulle loro pagine. Orgoglio paterno, vanto genitoriale, ostentazione di affetti famigliari. La famiglia è il laboratorio delle emozioni, dei sentimenti, delle regole di civile convivenza e osservando quei ritratti di intimità casalinga mi chiedo che cosa insegnino ai figli o ai nipoti questi odiatori. Quali sono le loro parole sulla sessualità e sulle relazioni tra donne e uomini?
Gli studenti che incontro nelle scuole per discutere di pregiudizi e stereotipi talvolta parlano del bullismo che c’è nella scuola: “troia” e “frocio” sono le ingiurie più gettonate perché omofobia e misoginia vanno sempre a braccetto. Che sostegno può offrire ad un figlio che ha subito molestie, violenza o bullismo un genitore che aderisce alla sottocultura fatta di sessismo, omofobia o razzismo? Gli haters nel loro privato saranno come quei padri che rinnegano l’amore per i figli quando fanno coming out? O come quei padri che dicono alle figlie “te la sei cercata” ? La maschilità tossica e il piedistallo che da sempre la sorregge, il disprezzo per le donne, sono inculcati fin dall’infanzia in ogni bambino o bambina, e spazzano via persino l’affetto per i figli e le figlie con buona pace delle idilliache foto sui social.
Lo sciame che ha offeso Cristina Obber non è fatto di criminali ma da persone comuni. Sono uomini di ogni credo politico, atei o credenti, giovani o anziani. Li possiamo incontrare al supermercato o durante un viaggio in treno e ci sembrano cordiali eppure sono capaci di trasformare la tastiera in un’arma per insultare una donna che è due volte colpevole: di raccontare le molestie che ha subìto e di non avere più 20 anni. Pensano che l’apprezzamento sessuale sia il metro che misura il valore di una donna, lo dispensano come fosse un premio che possono dare o negare e si infuriano quando si svela la miseria delle loro convinzioni.
Tra i commenti offensivi anche quelli di numerose donne che hanno banalizzato il fenomeno della molestie, liete di essere complici dei leoni da tastiera e di spalleggiarli rinforzando il disprezzo che le colpisce.
Sono stati fatti molti studi sull’odio sui social, le donne sono tra soggetti più colpiti come lo sono le attiviste per i diritti delle donne perché parlare di sessismo non è facile, suscita cattive reazioni, dall’insofferenza, alla aperta ostilità fino ad un livore sordo che lascia sbigottite e fa paura se dalle offese si passa alle minacce di morte o di stupro.
Ci siamo passate in tante. A Cristina Obber la mia solidarietà.
@nadiesdaa