“Potremmo vendere le Tesla al prezzo di costo”. È bastata questa frase del miliardario Elon Musk, tra il resto patron della casa automobilistica che produce veicoli elettrici, per creare scompiglio in un mercato che è in fase di ripresa ma presenta ancora qualche incertezza. Musk del resto non è nuovo alle uscite ad effetto coneffetti a volte disastrosi sui titoli delle aziende che controlla.

Secondo quanto riportato dal Corriere, nel primo trimestre in Europa per la Model Y gli affari sono andati molto bene, ma ad allarmare Musk è il fatto che il modello non mantiene gli standard dello scorso anno. Moltissime sarebbero infatti le vetture Model Y e Model X che restano invendute nelle concessionarie. A questo si aggiunge l’inflazione galoppante, che in Europa non accenna ad arrestarsi. Il panorama ha spinto il magnate fare questa provocazione sul taglio dei listini: bisogna ricordare che già poco più di due settimane fa Tesla aveva scontato la Model 3 di circa 6.000 euro, portando il costo della berlina elettrica al suo minimo storico (quello di partenza è di 41.490 euro, che scendono di 5mila unitamente all’incentivo alla rottamazione).

È solo l’ultimo ribasso dell’azienda statunitense, che da gennaio ha dato il via a una vera e propria “guerra dei prezzi“. Una filosofia opposta a quella delle altre case automobilistiche: “Manteniamo il nostro posizionamento sui prezzi in modo da riuscire a guadagnare dai veicoli che vendiamo”, ha dichiarato per esempio Richard Palmer, cfo di Stellantis, rispondendo durante una conference call ad una domanda sulle reazioni ai tagli dei listini operati dalla casa di Musk. “I nostri prodotti sono competitivi nei loro segmenti e al momento non siamo in competizione diretta con Tesla nei segmenti in cui siamo, quindi rimaniamo concentrati sul mantenere la redditività del portafoglio”, ha aggiunto Palmer, che continua però a seguire le mosse di Tesla “da lontano”.

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