Gli studenti aspettavano questi nomi da qualche settimana: sono quelli dei presidenti delle commissioni dell’esame della maturità. In queste ore gli uffici scolastici regionali hanno pubblicato gli elenchi regione per regione permettendo ai ragazzi di sapere chi guiderà il gruppo di professori (interni ed esterni alla scuola). La figura del numero uno della commissione sarà anch’essa al di fuori dell’istituto frequentato e può essere un preside o un professore che abbia svolto per almeno un anno nell’ultimo triennio l’incarico di collaboratore del dirigente scolastico oppure docenti in servizio in istituti di istruzione secondaria superiori a tempo indeterminato e in servizio di ruolo da almeno dieci anni, provvisti di laurea almeno quadriennale o specialistica.
Nomi tanto attesi ma contestati dagli studenti che sono contrari ad una maturità che torna alla “normalità”, all’epoca pre Covid per scelta del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: “Tutto si inquadra nell’ottica della prova che si vuole e ci si aspetta – spiega Paolo Notarnicola, coordinare della Rete degli studenti medi – . Oggi abbiamo uno strumento che valuta più le competenze che il percorso fatto da noi ragazzi. Il commissario esterno è una garanzia di oggettività ma in nome di questo si perde di vista il fatto che in questi anni di pandemia il nostro percorso non è stato uguale ma diverso da regione a regione, da scuola a scuola”.
Notarnicola punta il dito contro la scelta dei presidenti esterni: “Uno scelto all’interno dell’istituto conoscerebbe meglio i nostri professori e ciò che effettivamente è stato fatto”. Un ultimo aspetto: i costi. Chi viene da fuori ha delle spese che vanno a ricadere sull’Istruzione. Dello stesso parere Francesco Palmiotto, coordinatore regionale consulte umbre e portavoce nazionale delle Consulte provinciali: “Siamo di fronte ad una maturità che già reintroduce la seconda prova a carattere nazionale come se durante il Covid tutti avessero fatto lo stesso percorso ma non è così. Sarebbe stato più sensato avere un presidente interno, una persona che tenesse conto della coerenza dell’esame al percorso scolastico fatto ma anche della legalità dello stesso”.
Ma non sarà così. L’esame quest’anno torna con le due prove scritte nazionali; un colloquio e le prove Invalsi, o meglio l’averle svolte, come requisito di ammissione. La prima prova di italiano è in programma mercoledì 21 giugno alle 8:30: sette tracce ministeriali da cui gli studenti potranno scegliere quella che ritengono più adatta alla loro preparazione e alle loro capacità.
La seconda prova riguarderà le materie d’indirizzo. L’orale, si terrà successivamente agli scritti, comprenderà anche il Pcto (Percorso per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) e l’educazione civica. Ritorneranno anche i punteggi tradizionali: venti punti massimo per ogni prova e massimo quaranta punti per il percorso triennale.