“Le mobilitazioni in Francia? Proviamo una grande invidia”. La voce è quella di un sindacalista della Cgil toscano di trent’anni che lavora nel settore dei trasporti e delle spedizioni. “Inviamo libri in tutta Italia ma nel nostro settore si respira un clima teso perché siamo sotto pagati e sfruttati”. E così oggi ha deciso di partecipare alla manifestazione dei sindacati confederali in piazza Maggiore a Bologna insieme a migliaia di persone dalle regioni del centro Italia. Tutti vestiti con i colori della propria sigla: il rosso della Cgil, il blu della Uil e il verde della Cisl. Si tratta della prima protesta di piazza unitaria contro il governo. È sufficiente? “Spero che sia solo un punto di partenza” racconta una ragazza della Cgil evocando le proteste francesi degli scorsi mesi. “Mi auguro che anche qui in Italia ci si svegli”. A pochi metri di distanza, un iscritto Cisl aggiunge: “In Francia c’è una mobilitazione maggiore e unitaria, noi siamo più divisi, cioè, ufficialmente sono uniti, però…”.
Dai discorsi del palco emergono le differenze di posizioni tra i vari sindacati. “Abbiamo apprezzato la scelta del governo di concentrare ulteriore risorse per il taglio del cuneo” commenta il segretario Cisl Sbarra. “Non abbiamo soltanto qualche punto di diversità sulle cose che sta facendo il governo – attacca Landini nel suo intervento che sembra quasi una replica alle parole di Sbarra – ma pensiamo che sia sbagliata la politica economica e sociale del governo”. Il segretario della Uil Bombardieri ricorda invece che “non è una giornata contro decreto lavoro, la mobilitazione era partita prima con una piattaforma è molto più ampia”.
Alla fine della manifestazione i tre segretari salgono sul palco insieme per salutare la piazza. “Siamo ancora troppo disuniti” commenta un’altra delegata al termine della giornata. Ma c’è anche chi ricorda che più che alla Francia bisognerebbe guardare “alla lotta sindacale italiana che ha saputo conquistare lo Statuto dei Lavoratori”. Il prossimo passo quale sarà? “Non escludiamo nulla – conclude Landini – gli scioperi generali non si minacciano, si organizzano”.