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Carlo III e l’influenza impossibile sulle scelte politiche di premier e governo inglese: “Se deciderà di essere più attivo, agirà nell’ombra”

In un articolo di Politico tutto quello che c'è da sapere sull'"hard power" reale britannico, in grande declino, mentre avviene l'incoronazione del nuovo re. Dall'amore dell'ex sovrana Elisabetta per Churchill (e il fastidio per Wilson) alle difficoltà che Carlo avrà con il primo ministro Sunak.

di Davide Turrini

La monarchia britannica può influenzare ancora la scelta (e le scelte) del primo ministro e del governo inglese? In un lungo articolo pubblicato da Politico viene spiegato come si sono evoluti negli ultimi decenni i rapporti istituzionali, o ancor meglio gli equilibri di potere, tra esecutivo, legislativo e Corona, in quella nazione divenuta, dopo una sanguinosa guerra civile, una monarchia costituzionale fin dal 1689. “Il monarca è effettivamente legato e imbavagliato: dalla sua bocca non deve uscire alcuna dichiarazione politica. E mentre sulla carta le leggi del paese vengono emanate in nome della monarchia, in pratica i reali fanno esattamente ciò che ha già deciso il governo in carica in quel momento”, spiega l’autore del pezzo, Tim Ross. Certo, spiegano da Politico, “i giorni in cui il monarca poteva scegliere il primo ministro per capriccio sono ormai lontani”. Come sono lontani i momenti di “simpatia” e vicinanza dei reali e di Elisabetta II per il conservatore Winston Churchill, e l’iniziale diffidenza per uno dei premier laburisti post ‘45, Harold Wilson. Insomma di “hard power”, a parte qualche simbolico cannone posizionati su antichi palazzi reali, non si può più parlare. Però, Politico cita un caso curioso che riguarda, guarda caso, proprio l’ultimo dei premier conservatori detestati da Elisabetta e che alla fine della fiera, ha fatto, politicamente parlando, una brutta fine: Boris Johnson. L’ex premier tory torna in una testimonianza di un deputato laburista intervistato da Politico, tal Gwynne. Pare infatti che superata la tempesta della Brexit e quella pandemica, durante un ricevimento tra leader politici religiosi Gwynne abbia assistito a quello che in pubblico un reale può esprimere come sentimento personale politico.

Insomma, il deputato lab si è trovato al cospetto di un collega conservatore che perorava la causa di Johnson, ancora in carica. A quel punto Elisabetta che gli era di fronte si sarebbe girato incrociando lo sguardo Gwynne, alzando gli occhi al cielo, come dire “dio santo, di questo Johnson non me ne parli!”. Che poi di lì a poco il premier, dal biondo ciuffo ribelle alle leggi della natura pilifera, sia rovinosamente caduto non deve trarre in inganno. La regina avrà fatto sapere a chi di dovere il suo fastidio per quel politico ma il suo apporto diretto alla causa politica del paese rimane laterale, se non addirittura notarile. Politica segnala ad esempio che “i funzionari dell’attuale governo ritengono che il rapporto di Carlo con l’attuale primo ministro conservatore, Rishi Sunak, sia sano e rispettoso, ma nessuno sa davvero la verità su ciò che accade quando si incontrano. Ogni settimana, il monarca tiene una “udienza” privata con il primo ministro (a Johnson doveva essere impedito di incontrare la regina faccia a faccia mentre aveva il COVID). Nessun altro è presente e nessun registro viene mai tenuto”.

Insomma, il rapporto diretto c’è, come permane il riserbo totale su ciò che il sovrano o la sovrana e le decine di premier si sono detti in questi incontri abitudinari. Di certo, segnala ancora il sito web, Carlo non potrà più esternare il suo appoggio a cause politiche, come ad esempio quelle ecologiste. Infine, Politico ricorda che proprio di fronte alle più basse percentuali di popolarità verso un monarca registrati nei sondaggi negli ultimi mesi, cioè verso Carlo III, sarà difficile che il nuovo sovrano inizierà ad assumere un nuovo atteggiamento sbilanciandosi troppo sul versante delle scelte dell’esecutivo. “Se Carlo decidesse di essere più attivo, senza dubbio cercherà di esercitare la sua influenza dall’ombra, piuttosto che rischiare uno scontro pubblico con l’attuale o qualsiasi futuro governo. Nel 17° secolo, il primo re Carlo d’Inghilterra combatté disastrosamente con il parlamento su chi fosse veramente al comando. Il risultato fu una sanguinosa guerra civile, l’esecuzione del re e la (temporanea) abolizione della stessa monarchia”.

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