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Dai 15 figli alla pazzia: tutta la verità sulla travolgente storia d’amore tra la Regina Carlotta e Re Giorgio III

La coppia di reali è protagonista di una serie televisiva. S’intitola “La Regina Carlotta, una storia di Bridgerton", in onda da giovedì su Netflix e diretta da Shonda Rhimes

di Simona Griggio

Si può sposare un “pazzo”, fare con lui quindici figli, restargli fedele per tutta la vita? Questa è la storia della Regina Carlotta e del marito Re Giorgio III. Li abbiamo visti sul grande schermo nel 1994 nel bel film di Nicholas Hytner “The Madness of King George”. Lei era interpretata da Helen Mirren. Lui, il sovrano folle, da Nigel Hawthorne. Adesso la coppia di reali è protagonista di una serie televisiva. S’intitola “La Regina Carlotta, una storia di Bridgerton”, in onda da giovedì su Netflix e diretta da Shonda Rhimes. Naturalmente “pazzia” è una definizione che all’epoca riassumeva tutta una serie di comportamenti non ancora classificati dalla psichiatria. Quel che è certo è che la storia tra i due regnanti è stata soprattutto una storia di chimica. Si sono piaciuti al primo sguardo. E, nonostante il carattere insopportabile di lui che non voleva la moglie vicino durante le sue giornate, ogni divergenza si risolveva a letto. Lei era ferita dalla sua disattenzione: ma poi nel talamo veniva sancita la pace. E venivano concepiti uno dopo l’altro i figli della coppia, la più prolifica della storia del Regno.

A quale epoca ci riferiamo? Re Giorgio ha governato dal 1760 al 1820, per poi abdicare quando i fantasmi della mente hanno preso definitivamente il sopravvento sul suo equilibrio già instabile. Lei gli è rimasta accanto fino alla fine. Amando sempre e solo lui e trasformandosi negli ultimi anni da regina a devota badante.
In quel 1760, quando Giorgio sale al trono, ha 22 anni. Bisogna trovare una moglie. La regola è garantire la discendenza della famiglia. Ma c’è tutta una serie di paletti da rispettare. La futura consorte dev’essere un’aristocratica. Poi dev’essere protestante, perché il monarca è anche il capo della Chiesa d’Inghilterra. Escluse quindi le nobildonne cattoliche di Francia e Spagna. Poi i suoi fratelli avevano già trovato moglie in Olanda e Danimarca e una regola non scritta (ma nata dall’esigenza di garantirsi anche uno scacchiere più largo possibile di alleanze familiari) imponeva di differenziare. E poi c’era da mettere in conto il carattere del re: non voleva una consorte che gli stesse continuamente addosso né che mettesse bocca negli affari del Regno. Il ruolo che pensava per lei? Una compagna entusiasta nel ruolo di un grande progetto domestico. Regina sì, ma della casa. Anche se si trattava di una Casa Reale.

La donna giusta si presenta con le delicate fattezze di Carlotta di Meclemburgo-Strelitz. Ha 17 anni, proviene da una zona rurale della Germania. E’ giovane e inesperta, ma non è un’ingenua. E’ appassionata di libri, curiosa, ma non sa nulla di politica e degli equilibri di corte. Giorgio la vede come una splendida tabula rasa, come una pagina bianca su cui poter scrivere una storia d’amore come lui la intendeva. Charlotte arriva a Londra l’8 settembre 1761. Nonostante sia un matrimonio pressoché combinato i due si piacciono. E’ un colpo di fulmine. Si attraggono enormemente. Parlano di musica, la passione comune: lei scoprirà un bambino prodigio dal cognome Mozart e lo inviterà ad esibirsi nella capitale. Amano entrambi la campagna: lui l’agricoltura, lei la botanica.

Non vivono molto tempo a Londra. Preferiscono stare a Kew Palace, fuori dalla città. E’ davvero una storia appassionante ed esclusiva. Ancora 30 anni dopo le nozze e nonostante le traversie che adesso racconteremo, lei scrive ancora appassionate lettere d’amore al marito. Poi però affiorano le debolezze psichiche di Giorgio. Oggi si parlerebbe di lui come di un bipolare afflitto da diverse manie. In più il suo sangue era avvelenato. Chi ipotizza dalla porfiria, una malattia ereditaria. Chi dal piombo dei pentoloni dove si cuocevano i crauti di cui era ghiotto. Chi dall’arsenico utilizzato dal suo medico come cura.

A 27 anni la prima leggera depressione. Il re dorme due ore per notte e ha difficoltà a prendere decisioni sui primi ministri e i governi. Nel 1788 l’itterizia scatena le manie acute. Scrivono i medici: “Ha un’agitazione degli spiriti che rasenta il delirio”. Un mese dopo irrompe nella camera della regina nudo e all’epoca non era un comportamento normale. E’ costretto a indossare una giacca di contenzione e passa le giornate ad arrotolare fazzoletti, 40 o 50 al giorno. Non proprio un’occupazione da monarca. E Carlotta? E’ inquieta. Spaventata. Ma rimane sempre con lui. Anche quando nel 1810 si palesa una malattia cronica. Probabilmente demenza: “Abbiamo visto Sua Maestà in uno stato di delirio, a fortemente impressionato da allucinazioni, rispondeva con esclamazioni e versi senza senso”. Giorgio abdica e il Principe di Galles diventa Reggente. Carlotta diventa la tutrice del marito. Rimarrà accanto a lui fino alla morte, nel 1818. Senza tentennamenti, senza dubbi.

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