Preferisce essere chiamata “direttore d’orchestra”, lo ha chiarito le stessa. Beatrice Venezi si è raccontata in una lunga intervista a La Stampa a cominciare dal suo giudizio sull’esecutivo: “Francamente non penso che questo governo voglia limitare i diritti e in ogni caso ritengo che ognuno debba essere libero di fare ciò che vuole”. “Nella destra attuale” Venezi trova “una maggiore identità e un’attenzione più forte verso i temi a me cari” e in Meloni vede “tutte le premesse per un mandato di successo e per la trasformazione del nostro pachidermico paese”.
Nativa di Lucca, conterranea di Giacomo Puccini, Venezi debutta a 22 anni a dirigere, probabilmente, musicisti ben più anziani di lei. Carriera fulminante la sua, con direzioni prestigiose in mezzo mondo, dal Giappone alla Bielorussia, dal Portogallo al Libano, fino alla direzione della Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli. Il repertorio, of course, è pucciniano, tra cui l’album My Journey (Warner, 2019), un omaggio al maestro sì, ma anche un tentativo di portare, parafrasando i The Commitments per la musica soul, la classica alle masse.
A Meloni, Venezi dà un consiglio: “Dovrebbe soltanto sorridere di più. Lavora troppo e ne risente, mentre potrebbe provare a infondere più fiducia e positività negli italiani” ma ci tiene ad aggiungere che non c’è volontà di “bacchettare” la premier: “In questo senso le suggerisco l’esempio delle ballerine classiche, che pur stando sulle punte sorridono… È solo un suggerimento simpatico. Ogni tanto ci sentiamo piacevolmente, anche se soprattutto per la circostanza dello spettacolo”, settore per il quale il “direttore d’orchestra” chiede che “venga rinnovato dopo oltre vent’anni il contratto dei lavoratori dello spettacolo e in modo che inglobi tutte le professionalità. Sarebbe una grande vittoria politica della destra, che sovvertirebbe gli schemi con la sinistra”.