“La pista costerà 85 milioni di euro. Il cronoprogramma è complesso, ma siamo nei tempi”. Costi e tempi, Andrea Varnier non ha dubbi. Nel suo ufficio milanese di CityLife l’amministratore delegato di Fondazione Milano-Cortina risponde alle domande de ilfattoquotidiano.it sulla controversa pista da bob per le Olimpiadi invernali 2026, che dovrà essere costruita in un terzo del tempo inizialmente previsto. La sua lettera inviata a fine marzo al ceo dell’impianto di Innsbruck-Igls, in cui si chiedevano informazioni sulla pista austriaca, ha aperto numerosi interrogativi, primo fra tutti quello dell’esistenza di un “piano B” per salvare l’Italia da un’eventuale figuraccia. Herr Matthias Schipflinger ha risposto dichiarandosi disponibile, anche se la sistemazione dell’impianto austriaco sarà ultimata solo nel 2025. E ha dichiarato che la pista di Cortina costerà “almeno 150 milioni di euro“. Varnier nega e rilancia: “A Innsbruck mancano 23 milioni per completare i lavori, li chiedono a noi. Devono fare una ristrutturazione per complessivi 50 milioni, la nostra pista ne costerà 85. Non c’è questa grande differenza“. L’ad infatti è sicuro (per il momento) che i programmi non verranno cambiati.
È stata una sorpresa leggere le lettere che a fine marzo, a meno di tre anni dall’inizio dei Giochi, lei ha scritto al suo omologo dell’Olympia World di Innsbruck. Che obiettivo avevano?
Noi siamo una Fondazione di diritto privato e ci occupiamo dell’organizzazione dei Giochi, non delle opere, la cui realizzazione spetta a una società pubblica, Infrastrutture Milano-Cortina 2026 (Simico, ndr). Quando ho preso in mano i dossier delle venues ho ricevuto i dati di Simico, secondo cui la pista austriaca non era pronta. Poi è stata pubblicata un’intervista sul Dolomiten (quotidiano altoatesino di lingua tedesca, ndr) che invece diceva: “Siamo pronti a ospitarvi”….
A dirlo era appunto Schipflinger.
Per senso di responsabilità ho deciso di scrivere chiedendo: “A che punto siete? Mi risulta che non siate pronti”. Schipflinger ha ammesso anche nell’intervista a ilfattoquotidiano.it che servono loro 50 milioni di euro per i lavori.
Di cui 27 sono già finanziati dagli austriaci.
Ma ne mancano altri 23 per il completamento e li chiedono a noi. Mi pare improbabile che Simico li dia ad un ente privato austriaco. La mia lettera era solo informativa, perché a me risultava che le altre piste non siano disponibili.
Si riferisce anche a La Plagne in Francia, Cesana Torinese in Italia, Konigsee in Germania?
Esattamente. C’è uno studio con tanto di foto, l’amministratore delegato di Infrastrutture Milano-Cortina Luigivalerio Sant’Andrea ne ha parlato in conferenza dei servizi a Cortina.
Non c’è stata un po’ di approssimazione? Perché le verifiche sono state fatte solo nel 2022?
L’importante è che le verifiche vengano svolte. Io ho trovato a fine dicembre 2022 un documento ben fatto. Infatti quando ho letto l’articolo del Dolomiten, ho scritto a Schipflinger per sicurezza e avere informazioni sulla pista. Non è strano, ho voluto verificare.
Però voi non avete mollato Innsbruck, avete scritto “ci tenga informato”. Non avete chiuso quella porta?
Non c’è nessuna porta né aperta né chiusa. A me premeva spiegare perché abbiamo scritto a Innsbruck e contestare la cifra sul costo della pista di Cortina sparata da Schipflinger (150 milioni di euro, ndr).
Quindi si può dire che voi avete un “piano B” se Cortina fallisse?
Noi abbiamo un piano B per tutto. C’è un evento globale e dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza, questo è il nostro lavoro. Le emergenze possono capitare e abbiamo il quadro complessivo di quello che c’è intorno.
Però di Innsbruck come alternativa parlava già nel 2020 il presidente del Cio, Thomas Bach, quando scrisse al governatore del Veneto Luca Zaia.
La posizione del Cio è chiara. Loro dicono: “Noi non obblighiamo un Paese, una regione, a costruire una pista. Se ci sono delle alternative non abbiamo nessun problema”. Sant’Andrea le ha verificate, ma i tempi per i lavori a Innsbruck arrivano a fine novembre 2025, ancora più a rischio di quelli di Cortina.
La scadenza di novembre 2024 per finire la pista, che sia a Cortina o Innsbruck, è tassativa per la Federazione?
Queste sono negoziazioni che facciamo in base all’andamento delle realizzazioni.
Però non può ignorare il tema dei costi. Da Innsbruck dicono che la pista di Cortina costerà almeno 150 milioni di euro, Bach aveva parlato di 100-120 milioni. Nella realtà si è passati dai 41 milioni iniziali a 62 milioni di euro, poi un nuovo balzo a 85 milioni, ma girano cifre superiori ai 120 milioni.
Io mi affido a quello che dice Simico, secondo cui la pista costerà 85 milioni di euro. Adesso andranno a gara e credo che i valori saranno quelli. Il piano complessivo delle opere di Simico è stato approvato giovedì in cabina di regia, adesso verrà fatto un Dpcm per procedere. Però ripeto, a noi interessa lo svolgimento delle Olimpiadi e delle competizioni.
Non è più economico andare a Innsbruck, dove l’attuale pista già ospita gare di Coppa del mondo, è aperta 140 giorni l’anno con una media di 170 partenze al giorno?
Ma anche loro devono fare dei lavori di ristrutturazione. I loro costano 50 milioni di euro, la nostra pista costerà 85 milioni. Non c’è questa grande differenza. A Igls/Innsbruck i costi di allestimento toccherebbero a noi, come quelli di contorno. Ad esempio, dovremmo dare alloggio e vitto a qualche centinaio di atleti e tecnici, provvedere al centro stampa, ai servizi medici. Immagino che si andrebbe oltre i 10 milioni di euro.
Il Cio però ha ammonito a non fare cattedrali nel deserto e l’impressione è che ci sia stata un’insistenza particolare del Veneto per il bob di Cortina.
No, io credo di no. Il nostro è un modello diffuso di utilizzo di strutture già esistenti: lo stadio del Biathlon ad Anterselva, i trampolini della Val di Fiemme, mentre il curling e il bob li facciamo negli impianti di Cortina.
Quello del bob non esiste, sarà tutto nuovo, come quello di Torino 2006: costò 106 milioni di euro e fu chiuso dopo pochi anni.
Non dimentichiamo che a Cortina c’è una grande tradizione, un Bob Club. L’obiettivo iniziale era di sistemare la vecchia pista “Eugenio Monti”, poi si è visto che era un rudere abbandonato. I Giochi però prevedono le gare di bob, skeleton e slittino. La pista fa parte del progetto Olimpico.
Quindi secondo lei l’impianto di Cortina non farà la stessa fine di Cesana?
La pista di Cesana non doveva inizialmente neanche nascere lì. Era in un posto dove non c’è nessuna tradizione di questi sport e il flusso turistico è di livello completamente diverso rispetto a Cortina, la cui attrattiva per gare e allenamenti è completamente diversa. Quindi Cortina può avere la chance di avere un uso come quello di La Plagne. L’impianto francese funziona perché c’è un giro di turismo superiore a Cesana, che anche Cortina può garantire.
A 150 km però c’è sempre Innsbruck, che ha una pista con tradizione e un bacino di utenza.
La pista di Cortina però sarà la più innovativa in Europa: voglio vedere dove andranno ad allenarsi gli atleti. Avranno a disposizione una pista moderna, performante, fatta con tutti i crismi. È chiaro che poi ci sarà una competizione per ospitare le gare, anche con Innsbruck. Ma Cortina è Cortina, con tutto il rispetto. Poi c’è anche un altro discorso, che riguarda gli atleti e gli altri attori coinvolti nelle Olimpiadi, compresi i broadcaster. L’esperienza di Cortina, se si limitasse al curling e allo sci alpino femminile, diventerebbe un’esperienza olimpica limitata.
Anche la pista del pattinaggio di velocità sarà nuova.
Perché costava troppo adattare quella di Baselga di Pinè con la copertura richiesta per le Olimpiadi. Abbiamo fatto una scelta responsabile passando alla Fiera di Milano, una pista indoor di 400 metri che sarà temporanea. Fiera farà l’investimento per predisporre il padiglione, che sarà poi aperto ad ospitare altri eventi sportivi. Il costo dell’affitto sarà coperto da diritti di marketing, mentre la spesa per allestire la pista di ghiaccio sarà di circa un milione e mezzo di euro.
Tornando a Cortina, come mai sono stati cambiati 4 progetti in tre anni?
Noi non ci occupiamo di questo, non abbiamo visibilità degli aspetti tecnici. A noi interessa il progetto che sarà realizzato. Il nostro compito non è costruire la pista, ma utilizzarla per le Olimpiadi.
Lei è convinto che si riuscirà a concludere la pista di Cortina nei tempi richiesti?
È uno degli impianti più importanti che vengono costruiti da Simico. Ha dei tempi molto “giusti”: noi, così come la federazione internazionale, monitoreremo i lavori e faremo in modo che tutto sia pronto. Noi riteniamo di sì, perché c’è stata l’approvazione del finanziamento dell’opera e l’avvio della demolizione, che è quasi conclusa. Se i lavori partono quest’estate, il cronoprogramma è perfettamente rispettato.
Però guardando il piano di candidatura del 2019, la gara d’appalto era prevista nel 2020. Invece ci sarà il 5 giugno 2023 e fino a ottobre non partiranno i cantieri. Restano 14 mesi per costruire la pista da bob.
Quando è stato fatto il piano iniziale io ero dall’altra parte del mondo. Io parlo del cronoprogramma che abbiamo adesso. La pista poteva essere pronta nel 2022? Magari sì, ma nel mezzo c’è stata una pandemia, il mondo è cambiato. Anche i costi nel 2019 erano diversi. Il cronoprogramma attuale, condiviso con la federazione internazionale e con il Cio, prevede l’inizio della gara d’appalto alla fine della primavera del 2023.
Ma con l’aggiudicazione si arriverà appunto a settembre.
Noi siamo convinti che in questo momento il cronoprogramma è rispettato.
Ma l’estate è importante per lavorare sulla pista. Su due estati, una ce la stiamo giocando?
Ripeto, è un cronoprogramma complesso, ma siamo nei tempi. Le informazioni tecniche le dovete chiedere a Simico.
Nessuna paura di un flop?
Noi monitoriamo anche le opere che possono apparire semplici. Verifichiamo che le tabelle di marcia siano nei ritmi e siamo costantemente in tensione. Lo saremo fino al giorno della chiusura dei Giochi. Il nostro mestiere è trovare soluzioni a tutti i problemi. La pista da bob non mi preoccupa più di altre opere.