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Niente stola di ermellino per Re Carlo: ne indosserà una sintetica. Ma da quando il sovrano è ecologista? Spoiler: da sempre

Un ribelle al pari di Kate Moss, e Liam Gallagher che prende a cazzotti Paul Gascoigne? Sì, perché il monarca – in maniera piuttosto inusuale rispetto alla madre che ha fatto del silenzio, della misura e del contegno il marchio dominante del proprio regno –  con spirito indomito e temerario non si è mai sottratto dal puntare il dito contro le efferate lobby aziendali

di Domenico Marcella

La tanto chiacchierata pelliccia di ermellino – cifra stilistica di ogni cerimonia di incoronazione reale – non ci sarà. Questa mattina, a mezzogiorno (ora italiana), nell’austera Abbazia di Westminster, dopo un’attesa di decenni, caratterizzati dal lungo regno della madre Elisabetta II, Carlo III si farà ungere, benedire e consacrare monarca dell’United Kingdom, avvolto in una stola sintetica.

Una sensibilità, la sua, che non nasce dalle proteste e dagli scioperi recentemente insorti nelle piazze di tutto il mondo, ma risale agli anni Settanta, quando approfittando del suo primo discorso pubblico – in veste di presidente del Comitato per l’Ambiente del Galles – si è schierato contro i pericoli dell’inquinamento e dello smog. Dopo aver espresso disappunto per i crimini commessi dall’uomo ai danni della natura e degli animali in via di estinzione, negli anni Novanta – in una Londra rianimata dal Brit-Pop e dalla redditizia èra della Cool Britannia –, Carlo ha introdotto nel pubblico dibattito il tema del cambiamento climatico scaturito dalla rivoluzione industriale, definendolo “uno grandi pericoli per il futuro dell’umanità”. Lo ha fatto prima che i leader delle grandi potenze mondiali ponessero la questione al centro della loro agenda politica, in netto anticipo perfino sulle lungimiranti star del rock, ancora ignare che un giorno si sarebbero alternate sui palchi per allertare le masse sulle conseguenze devastanti delle temperature impazzite.

Un ribelle al pari di Kate Moss, e Liam Gallagher che prende a cazzotti Paul Gascoigne? Sì, perché il monarca – in maniera piuttosto inusuale rispetto alla madre che ha fatto del silenzio, della misura e del contegno il marchio dominante del proprio regno – con spirito indomito e temerario non si è mai sottratto dal puntare il dito contro le efferate lobby aziendali, bacchettando i membri di governi e parlamenti, invitandoli ad agire con urgenza per mitigare la crisi del riscaldamento globale e dare un futuro più stabile al pianeta. Grande amante della bicicletta e fiero sostenitore dell’agricoltura biologica, da fervente sostenitore dell’economia circolare, Carlo ha sensibilizzato sull’importanza del riutilizzare e riciclare all’infinito per ridurre l’impatto e far bene all’ecosistema. Le foto in cui appare con un evidente rattoppo sulla giacca non hanno mai scalfito nemmeno di un millimetro la sua eleganza (l’hanno piuttosto rinvigorita). Appassionato conoscitore della filiera dei tessuti naturali, il re ha avviato in passato anche una concatenazione di progetti e attività sull’utilizzo della lana – in quanto fibra biodegradabile – offrendo le ortiche della residenza di Highgrove alla produzione di una linea di abbigliamento ecosostenibile ideata da alcuni studenti della Oxford Brookes University.

Con il suo manifesto ambientalista, impresso in buona parte nel libro Harmony: A New Way of Looking at Our World (2010), nel corso degli anni con strenua determinazione, Carlo ha considerevolmente smosso le coscienze di tutti. E bisogna ammetterlo: è anche merito suo se a un certo punto abbiamo smesso di far scorrere l’acqua della doccia senza ritegno, di scolare senza pensieri l’olio del tonno giù per lo scarico del lavandino, e imparato a preferire il più nutriente slow food al più saziante fast food. La prima parte della sua vita è stata molto diversa da quella che ha di fronte ora. Ma siamo certi che con la genuina passione per la natura e la sensibilità al mutamento dei tempi, Carlo III, il primo sovrano dal cuore green salito al trono di San Giacomo, saprà traghettare la dinastia Windsor in un futuro che, in fondo, è già qui. E sarà questa – non certo le turbolenze familiari – la sfida più avvincente. God save the King!

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