Musica

Premio Buscaglione 2023, a Dente va la Targa Gran Torino: “Quando ho iniziato io, l’indie era una condizione…”. Poi parla (anche) di Lucio Battisti

di Paolo Aruffo

Ci siamo. Il Premio Buscaglione 2023 volge al termine. Alla settima edizione del concorso dedicato a giovani talenti musicali italiani si sono presentati ben 561 artisti per un totale di circa 65 ore di musica. Nella serata finale di oggi 6 maggio, il cantautore e musicista Dente – al secolo Giuseppe Peveri – riceverà la Targa Gran Torino assegnata come “riconoscimento di un’importante carriera che ha influenzato molti artisti del panorama indie italiano”. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare come sta vivendo questo momento speciale (e non solo). “Sono felicissimo! Non me lo aspettavo, e sono in qualche modo il padrino essendo la prima volta che viene consegnato. Di fatto è un premio alla carriera e questo mi fa un po’ impressione. A volte non ci rendiamo conto di quello che abbiamo fatto nella vita”, ha detto Dente. In occasione della consegna della Targa Gran Torino, l’artista regalerà una performance live con alcuni brani del suo repertorio.

Guardando indietro cosa vede? È rimasto sorpreso da qualche obiettivo raggiunto?
Io mi sorprendo sempre, anche di questo preciso momento, di parlare con un giornalista su un treno. Il mio percorso è stato molto strano, perché non è mai stato calcolato. Ci sono un po’ capitato dentro. Scrivevo le canzoncine, poi qualcuno mi ha visto e da lì ho cominciato a farlo come un professionista. Fino a qualche anno prima per me era impensabile.

Per la sua vita, quindi, aveva altri piani?
Sì. Ero a Fidenza (in provincia di Parma, ndr) e poi mi sono trasferito a Milano per studiare grafica, volevo fare quello. Facevo le mie canzoni ma ci credevo un po’ poco. Facevo giusto qualche copia.

Le copertine le curava lei?
Sì, tutte le prime le ho curate io. Effettivamente alla fine tutto torna.

Da dove nasce la passione per la musica?
È nata come ascoltatore prima di tutto. Ho ascoltato musica da ragazzino, poi ho cominciato a suonare a 20 anni quindi ho fatto grande gavetta di ascoltatore e poi di musicista. La musica mi ha salvato la vita.

Chi le piaceva ascoltare?
Finardi, i Nirvana. E poi ascoltavo molto Lucio Battisti, me lo porto dietro da tantissimi anni, è la cosa più longeva dei miei ascolti. Lo ascolto tuttora.

Come sono cambiati – se ciò è accaduto – i vari ascolti?
L’ho ascoltato con tante orecchie diverse, io stesso sono cambiato. ‘Se rileggi un libro e lo trovi diverso vuol dire che sei cambiato tu’, no? Questa è una grande verità. L’arte è così. È una cosa stupenda. Sicuramente ora sono più consapevole di quello che mi attira, un tempo invece era diverso. Ma comunque l’emozione è una cosa difficile da descrivere, io continuo ad emozionarmi moltissimo ascoltando Battisti, probabilmente anche perché ho dei ricordi collegati a quel momento.

Torniamo al Premio. Cos’è l’indie per lei?
Quando ho iniziato io, l’indie era una condizione, in sostanza dischi per etichette indipendenti. Oggi è diventato un genere musicale, è diventata completamente un’altra cosa. La musica indie non è più una condizione perché le major si sono riprese il potere che avevano. È cambiato.

Dà un’accezione particolare a questo cambiamento?
Sicuramente non credo ci sia stato un peggioramento, anzi io sono anche molto felice che sia diventato mainstream. Quando ho iniziato io, il mainstream era veramente brutto, il fatto che sia diventato popolare mi fa piacere. Direi un cambiamento più positivo che negativo.

È da poco uscito il suo ultimo album «Hotel Souvenir», qual è stata la genesi del progetto?
Il disco contiene canzoni più recenti e altre meno, qualcuna anche di 10 anni fa e poi l’ho ripresa in mano l’anno scorso, cambiando il ritornello. È una cosa che mi è già successa in passato. Ci sono canzoni che sono così, non so spiegare bene il motivo. E poi ci sono delle collaborazioni, mi sono aperto al featuring.

In «Il mondo con gli occhi» ci sono anche Colapesce Dimartino, Fulminacci ed altri…
Sì esattamente, loro si sono prestati a questa follia (ride, ndr). Con Lorenzo e Antonio (Colapesce Dimartino, ndr) siamo amici da tanti anni, anche con gli altri comunque c’è un bel legame. Li ho chiamati a raccolta perché secondo me erano adatti a quella canzone lì, perché sanno non prendersi sul serio e questo è raro nel nostro ambiente.

E il futuro come lo vede?
Ora sto portando il disco in giro. Torno in tour con una band dopo 4 anni, ho grandissima voglia di live. Sto pensando anche ad un nuovo progetto a dir la verità, ma al momento è solo nella mia mente.

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