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Re Carlo III e le scelte anti-sfarzo: una cerimonia più contenuta con un preciso scopo

Nonostante la pioggia, nonostante una temperatura poco primaverile che sfiora i 10 gradi centigradi, una folla festante di sudditi inglesi e turisti provenienti da tutto il mondo oggi è accorsa a Londra per assistere alla cerimonia di incoronazione del nuovo re d’Inghilterra, Carlo III. Un evento attesissimo e organizzato nei minimi particolari che ha comportato un enorme dispiegamento di forze in una città blindata da ingenti misure di sicurezza per evitare sorprese indesiderate da contestatori antimonarchici e persino possibili attentatori con tanto di droni intelligenti capaci di schedare e bloccare in tempo reale volti di persone sospette in mezzo a tanta gente.

Già dall’uscita da Buckingham Palace della coppia reale sulla Diamond Jubilee State Coach, la carrozza dotata di più moderne e sofisticate comodità rispetto alla preziosissima Gold State Coach, è stato inevitabile pensare a colei che sarebbe dovuta comparire accanto a Carlo se il destino avesse preso un altro corso. Impossibile non pensare a Lady Diana anche quando il secondogenito del Re, il principe Harry, ha fatto il suo ingresso nella navata dell’abbazia fra le ali di folla degli invitati, solo con un mezzo sorriso appena accennato, solo senza Meghan rimasta in California con i figlioletti per la gioia di chi nella famiglia reale non avrebbe desiderato la sua ingombrante presenza.

Ma la storia, come sappiamo, è andata diversamente e a dividere il trono con re Carlo c’è Camilla, quella che in Spare, la biografia di Harry, in molti passi viene definita “l’altra donna”, “la matrigna cattiva”, “l’amichetta di papà”, quella che in pochi avrebbero immaginato come futura Regina tra la metà e la fine degli anni Novanta quando il divorzio tra Carlo e Diana e la morte prematura di quest’ultima fecero scendere ai minimi termini il consenso nei suoi confronti.

Ma oggi, forse grazie ad un’ingente operazione mediatica costruita da quella stampa che lo stesso Harry ha portato recentemente in tribunale, o forse grazie al tempo che passa e sbiadisce i ricordi e i sentimenti dell’opinione pubblica, Camilla può affacciarsi al balcone di Buckingham Palace con la corona in testa acclamata dalla folla accorsa a festeggiare lei e suo marito, il nuovo sovrano.

Un Re anziano, se vogliamo chiamare le cose con il loro nome, che durante il lungo cerimoniale a Westminster a tratti tradisce il peso della Corona se lo osserviamo nell’atto di accogliere sul proprio capo un manufatto, copia esatta dell’originale distrutto per ordine di Oliver Cromwell, che tra oro massiccio e pietre preziose, pesa due chili e 155 grammi. Un Re che ha dovuto attendere di compiere 74 anni per essere incoronato ed è considerato un sovrano di transizione non solo per motivi anagrafici ma perché nel 2023 la monarchia inglese, seppur ancora saldamente ancorata alla tradizione che affonda le sue origini nel Medioevo e alle sue mansioni ufficiali, cerimoniali, diplomatiche e di rappresentanza, è destinata ad assecondare i cambiamenti storici se non vuole soccombere del tutto.

Per questo re Carlo, da sempre attento ai temi legati alla difesa dell’ambiente e consapevole della crisi economica che coinvolge il suo Paese e il resto del mondo, ha optato per una cerimonia più contenuta rispetto a quella che vide l’incoronazione di sua madre, Elisabetta II riducendo, si fa per dire, il numero degli invitati da 8000 a 2000, escludendo una gran fetta di nobili e dignitari per dare spazio a membri della società civile, includendo rappresentanti di varie etnie, culti, confessioni religiose.

La rinuncia ad indossare i mantelli di ermellino in favore di quelli realizzati in eco pelliccia, le tiare e i diademi preziosi assenti persino dalla testa della futura regina Kate che ha dovuto ripiegare su una coroncina di fiori, la quiche di formaggio ed erbette come piatto ufficiale al posto di portate a base di carne però non hanno solo lo scopo di promuovere cause ambientaliste ed evitare un eccessivo sfoggio di sfarzo ma hanno una funzione ben precisa: quella di far pesare meno il fatto che, contrariamente a cerimonie come i matrimoni reali, l’incoronazione è un evento coperto dai soldi dei contribuenti.

Un Re che ha pazientemente atteso questo giorno e sicuramente lo avrà accolto con gioia e soddisfazione ma allo stesso tempo un Re che sente il peso della Corona in senso metaforico e anche letterale.