“Tutti i manifesti sono ancora appesi alla lavagna. L’IUE non ha mai chiesto alle autorità italiane di rimuovere alcun materiale né di mettere a tacere i ricercatori. Sosteniamo il diritto alla libertà di parola“. È la prima, asciutta, replica dello European University Institute (Iue), l’Istituto universitario finanziato dall’Unione europea che ha sede nella badia fiesolana, alla dura lettera aperta di un gruppo di ricercatori e membri del sindacato dei dottorandi dell’Istituto che giovedì notte hanno denunciato la messa in atto di “misure di sicurezza repressive” in occasione della conferenza sullo Stato dell’Unione del 2023 in corso in questi giorni allo Iue.

“Noi, un gruppo di dottori di ricerca e membri del sindacato dei ricercatori dell’IUE, protestiamo contro la conferenza sullo Stato dell’Unione e le misure di sicurezza repressive che sono state attuate in questa occasione presso l’Istituto universitario europeo. Condanniamo fermamente il profiling razziale e le molestie immotivate e ripetute subite oggi dai nostri colleghi nel campus”, si legge nella missiva.

Secondo la quale lo Iue e lo State of Union “affermano di essere spazi per il libero e franco scambio di idee. Quanto accaduto oggi, tuttavia, dimostra chiaramente che questo spazio è limitato solo a forme di espressione pre-sanzionate e pre-approvate. L’IUE, un’istituzione che enfatizza pubblicamente il suo impegno per la diversità e la rappresentanza, offre una piattaforma a ospiti che rappresentano idee e narrazioni riprovevoli e che hanno radici apertamente coloniali. Inoltre, l’IUE invita una presenza massiccia di polizia nel campus senza essere in grado di garantire la sicurezza dei propri ricercatori”.

Il riferimento è a quanto accaduto giovedì quando un gruppo di ricercatori spagnoli aveva preparato un dossier sulle borse di studio da sottoporre al vice ministro spagnolo che era atteso alla conferenza. Il punto è che le borse vengono pagate dal Paese d’origine dei ricercatori e i salari, a seconda della provenienza, sono assolutamente sproporzionati tra loro, con una forbice che, a parità di livello, dalla Danimarca alla Grecia può valere anche 2000 euro.

La presenza del vice ministro spagnolo però è stata rimandata all’ultimo minuto, tuttavia il materiale era già pronto e un gruppo di studenti si è riunito nel campus dove sono stati avvicinati e identificati da un agente della Digos della Questura di Firenze. “Un ricercatore extracomunitario presente ha chiesto di fotografare il distintivo dell’agente in borghese per registrare l’incontro, in quanto sempre più spiacevole – si legge nella lettera – In seguito, l’agente è diventato ostile nei suoi confronti”. Dopo l’identificazione, l’agente ha chiesto insistentemente informazioni sulla protesta, “dicendo che aveva bisogno di saperlo perché era della DIGOS (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali) e chiedendole se sapesse cosa significasse DIGOS. Avendo ricevuto risposta negativa, l’agente ha spiegato che è la sezione della Polizia di Stato italiana che controlla le “proteste” – continua il racconto -. Il funzionario ha detto che capiva e si immedesimava nelle richieste, ma che questo (il SOU della Badia Fiesolana) non era certo il luogo in cui discuterne, al che la ricercatrice ha risposto: ‘Credo che lo sia quando abbiamo dei politici che potrebbero interessarsi’. L’ufficiale ha ripetuto per 5 volte nell’arco di 3 minuti che non era il luogo adatto”.

L’altro episodio denunciato nella lettera, al quale fa riferimento la replica dell’Istituto, è quello che ha visto “un gruppo di quattro agenti della Polizia di Stato italiana ha rimosso un poster dalla bacheca comune della mensa dell’IUE, con l’intento di confiscarlo, ma poi lo ha riattaccato rapidamente“. Il manifesto riportava una grande scritta Refugees Welcome “e metteva in discussione le leggi e le politiche dell’UE e dell’Italia in materia di rifugiati e migrazione. Questo avviene dopo che sono stati rimossi diversi altri manifesti nel periodo precedente l’UDS, così come altri manifesti e volantini che criticavano gli eventi o i problemi dell’IUE, come quelli che pubblicizzavano lo Stato alternativo dell’Unione”.

I ricercatori sono ancora in attesa di una risposta organica dall’Università. Quello che per il momento trapela, in un’ottica di ridimensionamento dell’accaduto, è che le forze dell’ordine fossero nel campus esclusivamente a protezione delle personalità presenti alla Conferenza. Gli assegnisti hanno in ogni caso chiesto all’Istituto “una spiegazione per l’eccessiva e aggressiva presenza della polizia nel nostro campus. Inoltre, ci aspettiamo che questa sia un’incentivo per l’IUE ad avviare un dialogo con i ricercatori in merito alle loro opinioni su eventi come quello dell’SUA”.

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