"Ho chiesto a queste donne - racconta lo stilista di Alghero - di regalarmi un abito e delle parole. Abbiamo preso questi elementi, li abbiamo 'smembrati' e sono diventati quasi delle cartine geografiche dove ritrovare le tracce delle loro esistenze"
Non le solite modelle, non i soliti abiti. È un inno alla forza femminile ma sopratutto alla vita la sfilata che Antonio Marras ha allestito venerdì a Palazzo Giureconsulti, al tramonto, con il Duomo di Milano sullo sfondo: in passerella c’erano infatti 31 donne dai 20 ai 70 anni e più, 31 delle quali con diagnosi oncologica. Donne guerriere, che stanno vivendo o hanno vissuto l’esperienza della malattia senza arrendersi. E indosso sfoggiavano le creazioni che il designer sardo ha realizzato a partire da un capo altamente simbolico del loro guardaroba. Un abito o un accessorio intriso di ricordi legati a momenti particolari della loro storia personale, che nelle sapienti mani dello stilista è diventato tutt’altro senza perdere però il suo valore di “abito della memoria”. È “La bellezza ritrovata”, la sfilata di Civil Week organizzata da Corriere della Sera-Buone Notizie in collaborazione con L’Oréal Italia, La Roche-Posay, L’Oréal Professionnel Paris e con la partecipazione di ACTO Lombardia, La Forza e il Sorriso Onlus, Go5 Per mano con le donne Onlus. Tra le partecipanti c’erano anche la ministra per le disabilità Alessandra Locatelli; la vicesindaca di Milano Anna Scavuzzo; l’assessore regionale alla Famiglia Elena Lucchini, le artiste Cristiana Capotondi e Geppi Cucciari.
“Questo evento ha una genesi molto interessante. Mi sono fatto inviare dei capi come camicie, giacche e gonne che avessero un significato per le donne che hanno partecipato alla sfilata. Li ho tagliati, smembrati, ricuciti su delle tuniche nere”, ha spiegato Marras. “Ogni abito racconta una storia, racconta un pezzo di vita e una rinascita. C’è un prima o un dopo rispetto a questo momento. La vita è sempre costellata di momenti diversi e alterni e questo evento racconta veramente un pezzo di vita, di sofferenza che sfocia nella gioia, nell’amore e nella possibilità di rinascita”, ha sottolineato il designer. Il risultato sono 35 capi, tute, vestiti, camicie, intessuti di vita. Bianco, nero e rosso sono i colori chiave di questa collezione unica e potentissima portata in passerella da donne-divine, con coralli e stelle marine tra i capelli e morbide scarpe a bebè ricamate ai piedi, mentre in sottofondo l’attrice Federica Fracassi dava voce alle loro riflessioni e ai loro pensieri. Frasi che spiegavano perché ogni capo fosse stato scelto e il ricordo a cui era legato: “Piombo sulla mia pelle”, “Ho vinto”, “Serviva colore per affrontare la terapia”, sono alcuni esempi delle potenti parole che sono riecheggiate nei sontuosi saloni di Palazzo Giureconsulti, facendo breccia negli animi dei presenti.
“Ho chiesto a queste donne – racconta ancora lo stilista di Alghero – di regalarmi un abito e delle parole. Abbiamo preso questi elementi, li abbiamo ‘smembrati’ e sono diventati quasi delle cartine geografiche dove ritrovare le tracce delle loro esistenze, del loro dolore per riscoprire speranza e bellezza”. E ancora, spiega Marras: “Ho voluto sottolineare con i miei abiti il coraggio di lottare contro una malattia bastarda. Una forza che appartiene solo alle donne. Perché noi uomini davanti a questi mali siamo dei codardi. Ho voluto rendere omaggio alla forza femminile di combattere e sconfiggere una male terribile come il cancro al seno, perché anche mia madre negli ultimi anni della sua vita ne fu colpita”. E prima di salire in passerella, le 31 partecipanti si sono godute un intenso momento di preparazione: dall’abbigliamento al make-up, dalle acconciature alle prove, come vere modelle, allontanando per un attimo dalla mente il pensiero della sofferenza vissuta. Ecco quindi che questa giornata è stata, per le sue protagoniste, un inno alla bellezza, interiore ed esteriore, ma soprattutto un grande slancio a riacquisire autostima e fiducia in sé stesse, riappropriandosi della propria immagine che la malattia ha cancellato. Anche questo fa parte della terapia. Anzi, di più: il loro sorriso, lo scintillio nei loro occhi, la serenità che illuminava i volti di queste donne, sono stati un messaggio di speranza potentissimo per tutti.
Credit photo: MONK Media & Comunicazione