Scuola

Bella Ciao? Divisiva per consigliere comunale di Parma Fdi: “Non sia cantata al saggio della scuola primaria”

È guerra a Parma per Bella ciao. A scatenare un putiferio per l’intenzione di alcuni insegnanti della scuola primaria Cocconi di far cantare, per il saggio finale, la canzone simbolo della Resistenza, è il consigliere comunale Priamo Bocchi di Fratelli d’Italia, già noto per aver mostrato la foto di un sedere maschile durante un Consiglio comunale convocato in streaming sul tema della violenza sulle donne, per poi dire che si era trattato di un presunto hackeraggio.

Stavolta Bocchi non ne vuol sapere Bella ciao nel programma della festa finale dell’istituto guidato da Antonino Candela e ha annunciato un’interrogazione nell’assemblea consiliare. “Il canto popolare, adottato come inno partigiano – ha spiegato sulla Gazzetta di Parma – è rappresentativo di una fazione di quella guerra civile che nel 1943-45 (e anche oltre) ha conosciuto eccidi, fosse comuni, regolamenti di conti, sevizie, barbarie. Trovo triste che, invece di provare a costruire una memoria storica finalmente riappacificata, una scuola elementare persista a indottrinare le menti e le coscienze di ignari bambini attraverso quel catechismo della Resistenza che pretende di dividere i loro trisnonni in buoni e cattivi. A quei bambini non verrà spiegato che molteplici frange di coloro che cantavano l’inno partigiano Bella ciao e che imbracciavano il mitra contro i loro connazionali auspicavano non la libertà ma la sottomissione dell’Italia all’Urss attraverso l’instaurazione di un regime comunista”.

Una polemica che ha innescato uno scontro con l’Associazione nazionale partigiani oltre che un dibattito tra i genitori. Il primo a prendere le difese delle insegnanti delle classi quarte e quinte è il dirigente Candela: “È una canzoncina come tutte le altre che è stata inserita nel programma senza alcuna ideologia politica. Sul caso non intendo esprimere considerazioni. Il principio della libertà d’insegnamento è costituzionale. Bella ciao sarà cantata nel saggio il 24 maggio”.

Sul caso interviene anche Nicola Maestri, presidente provinciale dell’Anpi e nipote di un martire della Resistenza che a ilfattoquotidiano.it spiega: “La risposta migliore a questo signore è stata data sulla stampa locale da un papà pugliese che ha spiegato di essersi traferito a Parma, da piccolo, in un istituto di suore vicino al pensiero cattolico di destra ma di aver appreso lì la canzone contestata. Va sottolineata la libertà di scelta degli insegnanti ma ribadito anche che Bella ciao è simbolo della Resistenza, della democrazia e della fratellanza. È cantata in tutto il mondo e non è giusto riconoscerla come un inno fazioso”.

Anche la sezione di Parma dell’Anpi è intervenuta con un comunicato: “Forse, da un partito che si chiama Fratelli d’Italia ci si aspetterebbe la capacità di riconoscere un testo patriottico: Bella Ciao infatti, canzone che durante la Resistenza fu cantata solo dalla Brigata Maiella in Abruzzo, non contiene alcun cenno alla lotta tra fascisti e antifascisti, parla bensì della lotta contro l’invasore. Quell’invasore che, con l’aiuto attivo della Repubblica Sociale Italiana, si fece autore di quegli ‘eccidi, fosse comuni, regolamenti di conti, sevizie e barbarie’ di cui Bocchi stesso parla nella sua lettera, dimenticando forse la genesi del suo partito. Considerando l’evoluzione che dalla Repubblica Sociale Italiana ha portato prima al Movimento Sociale Italiano, poi ad Alleanza Nazionale, e da lì a Fratelli d’Italia, si capisce bene perché questa canzone dia fastidio: ricorda un’eredità scomoda”.

Il consigliere di FdI intanto al posto di Bella ciao ha suggerito di cantare Blowin’ in the wind, di Bob Dylan: “Se Bocchi vuole che si canti anche Blowin’ in the wind, ben venga: parlando di eredità, Bob Dylan si rifaceva direttamente a Woody Guthrie, e cosa pensasse Woody dei fascisti è cosa ben nota”, risponde l’Anpi.