Attualità

Emanuela Orlandi, il fratello Pietro denuncia: “A mio figlio è stato impedito di entrare allo stadio con lo striscione con la foto della zia”

"Non era un messaggio politico né offensivo verso qualcuno”

di Alessandra De Vita

La foto è in bianco e nero, ma la sua vita era a colori e quella fascetta che ha congelato la sua immagine per diffonderla nel mondo è giallorossa. Come la Roma, che quell’estate vinse lo scudetto. Pochi giorni prima di scomparire per sempre, Emanuela Orlandi lo stava festeggiando quando fu immortalata in quello scatto che ieri era a un passo dal tornare allo Stadio Olimpico, per la festa del 40ennale dello scudetto della Roma. Il suo volto sui colori della squadra e una sola frase: “verità e giustizia” per Emanuela Orlandi. Ma Emanuela allo stadio non c’è più tornata, neanche attraverso la memoria del suo volto perché suo nipote Dakota, figlio di Pietro Orlandi, è stato fermato all’ingresso dell’Olimpico, ieri.

Il suo striscione, poco più alto di un metro, è stato aperto, poi mezz’ora ad aspettare mentre chi di dovere era al telefono per capire se quel manifesto potesse entrare. L’esito del lungo consulto tra la polizia e i piani alti è negativo: non è stato possibile portare dentro lo striscione. Dakota allo stadio ci è entrato per la partita Roma- Inter ma senza sua zia. La ragione? Non è inerente alla partita. “Perché? Mi chiede Dakota, e me lo chiedo anch’io. Non era un messaggio politico né offensivo verso qualcuno”, scrive Pietro Orlandi nel gruppo Facebook di attivisti dedicato alla sorella.

“Non volevo scatenare una polemica, a volte mi lascio un po’ andare”, dice poi il fratello di Emanuela a FqMagazine. “È che mi è dispiaciuto per Dakota, ci teneva per il 40ennale dello scudetto. Ci è andato con un suo amico. Mi ha chiesto: ‘Posso portare uno striscione per zia Emanuela?’ È una bandiera con la foto di mia sorella. Nessuno l’aveva portata allo stadio, mi è sembrato un modo carino di ricordarla. Poi quella fascetta era una treccina giallorossa fatta durante la festa per lo scudetto e ieri era l’anniversario”, conclude. Eppure Emanuela Orlandi è una ragazza scomparsa, non una rifugiata politica e di messaggi offensivi perché xenofobi ne abbiamo visti campeggiare in questi 40 anni, negli stadi di tutta l’Italia.

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