È solo questione di tempo prima che Hollywood ci regali un blockbuster distopico dal titolo intrigante Q-Day. Gli elementi per produrre lo script ci sono tutti, bisogna però sbrigarsi, perché la velocità del tempo tecnologico aumenta vertiginosamente ad ogni istante e il Q-Day potrebbe verificarsi prima che la pellicola possa essere vista al cinema o sulle varie piattaforme online.

Q-Day è il giorno in cui qualcuno o qualcosa produrrà un computer quantistico in grado di penetrare i sistemi di sicurezza di Internet. A quel punto tutto è possibile, dai blackout di intere città fino alla scomparsa dei grandi patrimoni custoditi nelle banche. Nulla e nessuno saranno al sicuro: i sistemi telematici delle borse, i dati sanitari, i robot che operano nelle fabbriche, il sistema di distribuzione delle merci, il traffico aereo e così via. Eh già, perché il sistema di sicurezza esistente, creato nel lontano 1977, è binario e quindi limitato.

Vediamo di capirci qualcosa: la sicurezza di Internet poggia su una formula creata da tre scienziati: Rivest, Shamir e Adelman – da lì la sigla RSA. Si tratta di un sistema di crittografia a doppia chiave, una pubblica e una privata matematicamente relazionate. La prima è accessibile a tutti, la seconda invece è segreta ed è estremamente difficile ottenerla. La domanda da porsi: quant’è difficile?

Entrambe le chiavi derivano da formule prodotte da numeri primi molto alti che vengono moltiplicati tra di loro per produrre un numero, definito modulus, ancora più elevato. Il modulus di Internet è lungo centinaia di numeri, solo due numeri primi moltiplicati tra di loro lo producono. Per penetrare la crittografia, dunque, bisogna trovarli. Scoprirlo significa lavorare a ritroso, definito factoring, un processo difficilissimo per i computer tradizionali. Perché? Perché il computer deve provare tutte le possibili combinazioni e poiché è binario per trovarle le testa una alla volta. Se poi ai numeri si aggiungono simboli speciali e lettere, è facile intuire perché la situazione si complichi ulteriormente. Un ipotetico svaligiatore digitale dovrà infatti trovare la sequenza giusta di numeri, lettere e simboli. Parliamo di migliaia di miliardi di combinazioni, un processo che richiede tempo, tanto, troppo. Tanto per avere un’idea, una password di 12 caratteri ha miliardi su miliardi su miliardi di combinazioni e ci vogliono decadi per testarle tutte.

I computer tradizionali sono binari. Per capire il significato di questa frase pensate a un labirinto: il computer proverà tutte le strade una ad una fino a quando troverà quella giusta. Adesso immaginiamo che questo computer sia munito di un drone che dall’alto vede il labirinto e individua la via d’uscita istantaneamente. I computer quantistici sono come il drone, calcolano tutte le combinazioni possibili delle chiavi crittografiche simultaneamente, perché le individuano tutte insieme e le processano in simultanea. Proprio come i droni vedono i labirinti dall’alto e individuano la soluzione giusta in pochissimo tempo: così il computer quantistico trova le chiavi crittografiche in poco tempo.

Per ora non esiste un computer quantistico in grado di svolgere queste complessissime operazioni, ma è solo questione di tempo prima che succeda. A quel punto vale la pena domandarsi cosa avverrà: si fermerà il mondo? sprofonderemo nel medioevo tecnologico? Di certo il sistema socio-economico e politico subirà un grosso colpo. I computer quantistici sono armi del futuro prossimo venturo. Domandatevi perché lo scontro tecnologico tra Cina e Usa mira ad assicurarsi il controllo della produzione dei semiconduttori. Non per le armi intelligenti – quelle fanno parte del periodo intermedio tra l’oggi e il Q-Day – ma per i computer quantistici. A riprova, le due nazioni che investono maggiormente in questo settore tecnologico sono proprio loro.

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