Le plusvalenze fittizie hanno avuto “chiari effetti … sulla leale partecipazione alle competizioni sportive”. Adesso non ci sono più dubbi: anche le motivazioni del Collegio di garanzia dello Sport stroncano la difesa bianconera, su tutti i fronti. Si salvano (forse) solo i dirigenti minori, Pavel Nedved e gli altri consiglieri senza deleghe. La Juventus no: dovrà rispondere degli illeciti, ormai dimostrati e passati in giudicato, e anche del famoso articolo 4 sulla lealtà sportiva. Arriverà presto una nuova penalizzazione e non potrà essere leggera. Questa la sintesi delle attesissime motivazioni del Collegio. A metà aprile la “Cassazione dello Sport” aveva confermato in toto la condanna per Andrea Agnelli, Paratici, Cherubini e Arrivabene, i vertici del club, annullando con rinvio quella dei membri del Cda, e quindi cancellando (solo temporaneamente) il -15 in classifica, per una nuova determinazione della pena da parte della Corte d’Appello Figc. In questo lungo dispositivo, la Juventus cercava un appiglio a cui aggrapparsi, uno spiraglio per alleggerire la sua posizione e ridimensionare al minimo o magari proprio annullare la penalizzazione. Non lo ha trovato.

Del resto, Il Fatto aveva già anticipato come la prima sentenza del Collegio non lasciasse intendere nulla di buono per la squadra bianconera, alla luce del fatto che era stato confermato l’impianto accusatorio. Nella loro articolata spiegazione (ben 75 pagine), i giudici ribadiscono quanto grave sia stata la condotta dei vertici del club negli anni contestati. Sono state spazzate via tutte le possibili obiezioni avanzate da Agnelli &C. La revocazione è legittima: i fatti emersi a posteriori, cioè le carte acquisite dalla Procura di Torino, sono “pacificamente rilevanti ai fini disciplinari”. Nessun abuso da parte della Procura o della Corte federale: “Non vi è stata alcuna violazione del diritto di difesa, né tantomeno dei principi del contraddittorio e del giusto processo”. La Carta Covisoc, ad esempio, inseguita dai legali bianconeri fino al Tar, non conteneva nulla di dirimente. La sentenza, insomma, “si basa, su un solido complessivo impianto motivazionale e non si manifesta un evidente travisamento della realtà”. Lo stesso Arrivabene, che si è difeso sostenendo di essere diventato amministratore delegato solo a luglio 2021, quando molti dei fatti contestati erano già avvenuti, “è risultato essere pienamente consapevole delle vicende”.

Fino ad arrivare ai due passaggi che probabilmente costituiscono la pietra tombale sulla posizione della Juve. Da una parte il Collegio ha confermato la tesi accusatoria: viene ribadita “l’esistenza di comportamenti non corretti ‘sistematici e ripetuti’, frutto di un disegno preordinato”, tanto gravi da minare la lealtà sportiva. Dall’altra, i giudici confermano anche la correttezza sostanziale delle sanzioni: viene messa nero su bianco la “necessità di irrogare una sanzione severa a causa della gravità dei fatti emersi e che la penalizzazione in classifica è fra le sanzioni previste”. L’unica eccezione, è posta appunto in merito alle responsabilità dei dirigenti minori: la sentenza di condanna per Nedved e gli altri consiglieri faceva riferimento a “una generica, ma indimostrata, consapevolezza diffusa”, però non è stato spiegato in che modo tali amministratori siano stati effettivamente colpevoli delle plusvalenze fittizie e delle altre acrobazie contabili. La loro posizione si va alleggerendo. Solo alla luce di questo dovrà essere rivalutata la pena della Juventus: visto che esiste una “dosimetria sanzionatoria”, va scorporato dai -15 il peso specifico delle responsabilità della Juve in merito a questi dirigenti, che sono comunque minori.

Inutile avventurarsi in previsioni sul numero esatto di punti: potrebbero essere 9, la tesi più in voga considerato anche che era la richiesta iniziale del procuratore Chiné, o sempre 15, vista la gravità dei fatti. La certezza è che lo sconto, se ci sarà, non potrà che essere marginale, considerata la gravità degli illeciti, e soprattutto il fatto che lo stesso Collegio ricorda come “la sanzione deve essere afflittiva”. A prescindere che siano pochi o tanti, i punti dovranno togliere qualcosa alla Juve. Probabilmente la partecipazione alla Champions. Per salvare l’Europa, i bianconeri possono solo sperare di spostare la sanzione alla prossima stagione, e infatti l’unica vera incognita rimane la tempistica: ma col nuovo codice di giustizia sportiva più celere, la Corte d’Appello convocherà l’udienza in 15 giorni. La nuova penalizzazione arriverà per fine campionato. Il club potrebbe anche fare nuovo ricorso al Coni, ma con margini minimi, e a quel punto la Figc avrà già comunicato alla Uefa la classifica e le qualificate alle coppe. La storia si può chiudere entro la fine della stagione. E c’è il rischio che finisca nel peggiore dei modi per la Juventus.

Twitter: @lVendemiale

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