Politica

“La camorra qui a Pomigliano d’Arco non esiste”. L’uscita del candidato sindaco (per la settima volta). “Le auto dei vigili a fuoco? Sono stati dei giovinastri”

“O la camorra a Pomigliano c’è e va combattuta, e non è così, o la camorra non c’è, come non c’è, e dobbiamo togliere la parola di mezzo”. E ancora. “Il comandante dei vigili urbani si è inventato la camorra per mettersi una medaglia in petto”. Sono gli argomenti usati durante un comizio elettorale dal candidato sindaco di centrodestra (già primo cittadino per sei volte) di Pomigliano d’Arco, Lello Russo.

Il candidato sindaco guida una coalizione di 11 liste (su 14 presenti alle elezioni del 13-14 maggio), tra le quali, oltre al centrodestra, i socialisti, ma anche una civica nella quale sono confluiti i “dissidenti” del Pd locale, tra cui il segretario cittadino del Pd, e l’ex assessore alle politiche sociali amico di Luigi di Maio. Secondo Russo, dunque, la camorra, nel popoloso comune vicino a Napoli, non esiste e in più il comandante della polizia municipale, Luigi Maiello, “inventa” l’esistenza della criminalità organizzata. A sostenere il suo esempio una personale ricostruzione di quanto avvenuto a gennaio 2022, quando tre auto dei vigili urbani, tra cui una Mercedes sequestrata a un boss della camorra e affidata alla municipale, vennero date alle fiamme davanti alla sede della Polizia locale.

“Quando è accaduto io ho pensato ‘se l’è fatta bruciare lui per dare un ulteriore sostegno a questa ipotesi assurda della camorra a Pomigliano‘”, sostiene Russo durante il convegno elettorale, attribuendo infine l’azione a “dei giovinastri”. “I giovinastri hanno bruciato le auto, ormai lo sanno tutti – dice – I carabinieri hanno fatto relazione alla procura di Nola, ma la procura di Nola ancora non si esprime – continua – Quindi mi farò carico di andare alla procura di Nola per capire da chi sono state bruciate le macchine. Poiché io della procura non ho paura, chiederò alla procura di fare luce su questo episodio perché i cittadini di Pomigliano vogliono capire se questo è un atto camorristico o un atto di quattro ragazzacci”. Se dovesse essere “solo” un atto “di quattro ragazzacci”? Secondo Russo, “dovremmo avere le scuse del comandante dei vigili urbani, dovremmo avere le scuse di tutto il sistema che ha gozzovigliato su queste bugie e falsità“.

Le parole, condivise dallo stesso candidato sulla sua pagina Facebook in un video del comizio risalente allo scorso primo maggio, hanno suscitato polemiche. I deputati Angelo Bonelli e Francesco Emilio Borrelli di Alleanza Verdi e Sinistra annunciano un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno, sottolineando che invieranno il video al prefetto di Napoli e, per conoscenza, alla procura di Nola. “Al prefetto – dicono i Verdi – chiediamo di valutare se ci sono le condizioni per l’istituzione di una commissione d’indagine”.

Per Russo i due deputati vogliono solo “guadagnare qualche voto in più per il proprio candidato” e rivendica la sua posizione: “La nostra è una città rispettabile, dove certo esiste la criminalità, ma quella comune, e se diventerò sindaco la contrasterò anche disponendo ronde notturne con i vigili urbani ed il loro comandante, altro professionista dell’anticamorra”. “Quando in città c’era la camorra la si percepiva – dice ancora – e la si toccava con mano. Ma ora, non è più così. Adesso parliamo di manovalanza criminale“.

Ma per Bonelli e Borrelli le affermazioni dell’ex senatore, sono “gravi”, non solo per la negazione dell’esistenza della camorra, ma anche per l’accusa al comandante dei vigili urbani che “si sarebbe inventato la camorra a Pomigliano, dando fuoco da solo alle auto sequestrate ai clan”. “Che a Pomigliano d’Arco si possa sostenere che la camorra non esiste, nonostante numerosi arresti dei clan locali operati dalla Dda, è un fatto di una gravità inaudita – concludono – ed è altrettanto inaccettabile che, invece di fare la lotta alla camorra si attacchi il comandante della polizia locale, sotto tutela per le minacce subite, perché, collaborando con la Procura, contrasta i clan e l’abusivismo edilizio”.

Un caso su tutti? Quanto accaduto lo scorso settembre quando, a causa di cinque provvedimenti antimafia, firmati dal prefetto di Napoli, la cittadinanza di Pomigliano d’Arco si è ritrovata senza pompe funebri, costretta a rivolgersi ai comuni limitrofi in caso di lutto.