Mentre tutta Italia fa i conti con la siccità, le acque del lago di Vico non possono essere utilizzate come potabili per i residenti di Caprarola e Ronciglione, in provincia di Viterbo e, periodicamente, si tingono di rosso. Per arrivare fino in fondo, cercando cause e responsabilità, ClientEarth e Lipu si rivolgeranno al Consiglio di Stato, impugnando due sentenze emesse a febbraio 2023 dal Tar del Lazio.

Secondo le associazioni ambientaliste, infatti, la causa è da ricercare principalmente “nelle alghe rosse che fioriscono in determinati periodi dell’anno”, la cui presenza è favorita “dal sovraccarico di nutrienti dovuti all’utilizzo di fertilizzanti nelle aree agricole che circondano il lago”, per lo più nella coltivazione intensiva delle nocciole. ClientEarth e Lipu ritengono che enti e autorità competenti non abbiano fatto abbastanza per tutelare quel luogo e la salute dei cittadini. E nel 2022 hanno avviato un’azione legale, presentando quattro ricorsi al Tar, uno contro l’Ausl di Viterbo sulla tutela dell’acqua potabile (il giudice amministrativo non si è ancora pronunciato) e gli altri tre contro la Regione Lazio, sempre sull’acqua potabile, sulla tutela dell’habitat e sulla mancata istituzione di una Zona Vulnerabile ai Nitrati.

Solo nell’ultimo caso, a febbraio 2023, il Tar ha messo alle strette la Regione, mentre sono stati rigettati gli altri due ricorsi, che riguardano la tutela dell’habitat e dell’acqua potabile. E ora ClientEarth e Lipu si rivolgeranno al Consiglio di Stato.

Il ruolo delle piantagioni di nocciolo – Qualche settimana fa lo raccontava anche l’Isde (Associazione medici per l’ambiente) di Viterbo, spiegando di aver preso visione della documentazione resa disponibile dall’Azienda sanitaria locale sulle acque erogate ad uso umano nei due comuni, tra il giugno 2022 e gennaio 2023. Ed anche in questo caso si segnalava il collegamento con le piantagioni di nocciolo, che coprono più di 21.700 ettari nella regione. “Una monocultura, lungo le sponde del Lago di Vico”, spiegano ClientEarth e Lipu, segnalando che le alghe “tolgono ossigeno al lago, rendendo sempre più difficile la sopravvivenza della flora e della fauna e rilasciando sostanze chimiche cancerogene e tossiche”.

I ricorsi rigettati dal Tar – I ricorsi delle associazioni sono partiti dopo che, a giugno 2022, le stesse avevano inviato lettere di diffida alle pubbliche amministrazioni della Regione Lazio e ai Comuni di Ronciglione e Caprarola, nonché alle Autorità del Servizio Idrico e alla Ausl di Viterbo, chiedendo il rispetto delle normative nazionali e dell’Unione Europea. Ma le risposte, almeno quelle arrivate, non hanno convinto ClientEarth e Lipu, che sono ricorse al Tribunale amministrativo.

“Salvaguardare il sito significa tutelare efficacemente la biodiversità lacustre, mentre per garantire l’approvvigionamento di acqua potabile è necessario predisporre e attuare un adeguato piano di contrasto alla presenza di inquinanti”, ha spiegato Francesco Maletto, giurista di ClientEarth ed esperto di diritto dell’ambiente e della biodiversità. Due i ricorsi sull’acqua potabile, contro l’Ausl di Viterbo (il Tar non si è ancora pronunciato) e contro la Regione Lazio, accusata “di non essersi sostituita alle autorità locali inadempienti quando la situazione è degenerata”. Il Tar ha rigettato questo ricorso e anche un terzo, che riguardava la mancata protezione dell’habitat della rete Natura 2000, imposta dalle normative europee. “Le sentenze emesse dal Tar del Lazio che rigettano i ricorsi presentati a ottobre – commenta Maletto – sono a nostro parere infondate e denotano la mancata volontà di affrontare questi temi, che sono però di vitale importanza per il territorio e i suoi abitanti. Se il Consiglio di Stato non si pronuncerà in modo favorevole, le conseguenze sul lungo periodo saranno devastanti”.

La Regione istituirà una Zona vulnerabile ai nitrati – Tra le lettere di diffida inviate a giugno 2022 alla Regione Lazio, però, ce n’era una in cui si chiedevano spiegazioni sul perché la Regione Lazio non avesse indicato la zona come vulnerabile ai nitrati, prevedendo regole più severe per l’utilizzo di fertilizzanti nell’area e l’adozione di pratiche agricole adeguate. Nessuna risposta è mai arrivata: da qui il quarto ricorso. In questo caso, però, il Tar ha accolto la richiesta delle associazioni, dando alla Regione 90 giorni per pronunciarsi in merito. Il 2 maggio scorso, nella stessa giornata in cui ClientEarth e Lipu hanno annunciato il loro appello al Consiglio di Stato sulle prime due sentenze di rigetto del Tar, la Regione ha ufficializzato la decisione di istituire una Zona Vulnerabile ai Nitrati.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Ecofuturo Festival 2023, città più vivibili e sostenibili tra mobilità green e mobility manager. Il racconto dell’ultima giornata

next
Articolo Successivo

Reportage dagli oceani senza legge/4. Il “tubo magico” delle navi da crociera: “Inquinano più degli incidenti delle petroliere”

next