Studio la biodiversità da 70 anni, da quando avevo due anni, se ben ricordo. I bambini hanno la biofilia: amore per la vita. Se vedono un animale lo vogliono toccare, e vogliono sapere cosa è, come si chiama. Se glielo dite, se lo ricordano. Imparano i versi degli animali, di solito vertebrati. Le informazioni sono immagazzinate rapidamente e senza sforzo, con un’ansia innata di sapere tutto: i primi libri sugli animali vengono studiati, letteralmente, anche prima di aver imparato a leggere. Bastano le figure. Con gli animali si impara a leggere: A come ape. B come balena, e via così, fino alla Z di zanzara. I bambini sono zoologi. Non a caso, nella Genesi, il creatore dà un solo compito ad Adamo: dare il nome agli animali. Non dico che questo valga per tutti i bambini (e bambine) ma per tutti quelli che ho conosciuto è così, me compreso.

Bene, ora portate questi bambini a scuola. La zoologia non fa parte delle conoscenze previste nei programmi. Si imparano poesie, tabelline, e molto altro, ma le cose di natura scompaiono. Ai bambini piace arrampicarsi sugli alberi e vorrebbero imparare anche la botanica, magari per sapere che i rami del fico si rompono all’improvviso. Ma nessuno insegna i nomi degli alberi che incontrano lungo il tragitto da casa a scuola. Probabilmente non li sanno neppure gli insegnanti.

La scuola distoglie l’attenzione dalle cose di natura e la focalizza su “altro”, con astrazioni che poco hanno a che fare con il mondo che prima era al centro dell’attenzione. Con me il “cambio di fuoco” è fallito e ho mantenuto l’interesse primigenio, disinteressandomi ai “programmi”. Studiavo controvoglia: sempre rimandato, dalla prima media. Bocciato due volte, a un liceo scientifico per niente scientifico. Studiavo altro: quello che mi interessava. All’università ho potuto usare quel che avevo imparato e l’ho approfondito. Verso i 30 anni, oltre alla biodiversità, ho iniziato a occuparmi anche di ecosistemi, focalizzandomi sul mondo marino. A 31 anni ho vinto un concorso a ricercatore universitario: pagato per fare quel che mi piaceva. Posso dire di non aver mai lavorato in vita mia; non ho mai avuto bisogno di “staccare” dal lavoro. Una volta in pensione, a 70 anni, ho continuato a divertirmi nel Museo Darwin Dohrn, che ho contribuito a realizzare. Mi piace guidare i visitatori, provando il piacere dei bambini che mostrano i loro giochi preferiti.

Mi capita di essere preso in giro per il mestiere di zoologo dichiarato nel mio profilo: che ne sa lo zoologo…. trovo interessante che un animale (noi siamo animali) trovi ridicolo che qualcuno studi gli animali. La disciplina di cui sono stato professore si chiama zoologia e antropologia, una specifica inutile, visto che l’uomo è un animale, e quindi l’antropologia è parte della zoologia. Non ci piace ammettere la nostra essenza animale e la nostra dipendenza dalla natura, ma, finalmente, biodiversità ed ecosistemi, da 70 anni oggetto dei miei studi, sono entrati nella Costituzione. E la finalità principale del Pnrr dovrebbe essere di promuovere la transizione ecologica. Transizione significa che uno stile di vita che trascura la natura deve transitare verso uno stile nuovo, che la metta al centro: non siamo fuori dalla natura, come vorrebbe la scuola: senza la natura non possiamo vivere. Papa Francesco, con Laudato Si’, chiede la conversione ecologica. L’ecologia (lo studio di biodiversità ed ecosistemi) è dove dobbiamo transitare culturalmente. Il motivo è che, alterando gli ambienti planetari, erodiamo le nostre possibilità di sopravvivenza. Oramai questo è chiaro anche a chi capisce poco di ambiente: la maggior parte degli umani “istruiti”.

Ma un conto è riconoscere che c’è un problema, e altro conto è risolverlo. Nel 1992 la Convenzione di Rio ha ufficialmente riconosciuto l’importanza della biodiversità, ma poi abbiamo continuato a disinteressarcene. Ne abbiamo fatti tanti di questi incontri. L’ultimo a Glasgow. Tante belle parole, e pochi fatti. I ragazzini, tipo Greta, richiamano i “grandi” alla coerenza, e vengono derisi. La generazione Z adotta tattiche di richiamo di attenzione e viene criminalizzata da chi ha rubato il suo futuro.

Da un lato sono contento che si riconosca che “avevo ragione”, da un altro lato soffro la frustrazione di avere ragione ma di non riuscire a farla valere. Poco male, ci penserà la natura a farci capire quanto stiamo sbagliando e, se ci ostineremo a non capire, ci spazzerà via. Dovremmo essere una specie intelligente, ma evidentemente non siamo abbastanza intelligenti da capire quel che tutti i bambini capiscono senza sforzo. Crescendo, rimbecilliamo. Scientemente, in modo programmato. Volete una prova? C’è chi propone di usare i fondi del Pnrr, destinati alla transizione ecologica, per produrre armi. Tutto torna. La natura ci spazzerà via e noi, con quelle armi, le daremo una mano.

Ah, il prossimo incontro sul clima avverrà in Qatar, e sarà presieduto da un magnate del petrolio. Si discuterà di riscaldamento globale, causato soprattutto dall’uso dei combustibili fossili, e la discussione sarà presieduta da un venditore di combustibili fossili. La società di pediatria convoca un congresso e a presiederlo chiama un pedofilo. Ma lo scandalo sono i ragazzi che imbrattano i monumenti con colori lavabili. Non mi piace quella Z, significa che sono l’ultima generazione. Spero che siano la generazione A1: i detentori di una nuova cultura. Ma la transizione avverrà quando saranno morti tutti gli imbecilli che non capiscono. Ironia della sorte: appartengo alla generazione degli imbecilli.

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