di Andrea Grigoletto, Heritage Analyst
Creare una nuova città, una vera e propria “Nueva Mestre”, sulla costa della Laguna di Venezia (la gronda lagunare) è stato il vero e proprio “sole ingannatore” – citando Nikita Mikhalkov – delle Giunte di sinistra che hanno governato Venezia fino al 2014. E proprio nel 2014, l’annus horribilis dello scandalo del Mose e delle dimissioni del sindaco Orsoni, il sogno si è realizzato: nasceva il nuovo PAT (Piano di Assetto del Territorio) e con esso il “Quadrante di Tessera”, con 100 ettari di nuove edificazioni nella incontaminata gronda lagunare nord.
Tuttavia fra il dire e il fare c’è di mezzo… E trovare i finanziamenti privati per realizzare tutto questo ben-di-dio edificatorio non è stato facile. Si è cominciato con la Cittadella dello Sport, che avrebbe dovuto trainare tutti gli altri investimenti, fra cui anche la mega-città del divertimento (stile Las Vegas) imperniata sul casinò municipale. Il primo a provarci negli anni Novanta (ben prima del PAT) fu il patron del Venezia Calcio, Maurizio Zamparini, che non riuscì a concretizzare l’idea di uno stadio collegato a un grande centro commerciale. Ma vittime importanti si sono avute anche di recente. Nel 2018 il Consiglio comunale dichiarava di “interesse pubblico” il progetto di nuovo stadio presentato dai nuovi proprietari americani della squadra. Il progetto prevedeva, rispetto a quello di Zamparini, anche strutture ricettive, oltre al centro commerciale. La proposta, tuttavia, venne ritirata nel dicembre 2020 per le incertezze legate all’ingente investimento finanziario e per il sopraggiungere dell’emergenza Covid.
Ecco allora che, di fronte alle incertezze dei privati, cominciò a farsi strada l’ipotesi di un grande investimento pubblico e proprio l’emergenza Covid e il conseguente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) hanno rappresentato per il Comune di Venezia l’occasione propizia. Cosa di meglio della Missione 5 del Pnrr dedicata a “Inclusione e coesione”, e nello specifico la misura 2 “Rigenerazione urbana e housing sociale”, per realizzare una cittadella dello sport in aperta campagna in riva alla Laguna?
Parcheggi, strade, tangenziali, un palazzetto per il gioco della pallacanestro, uno stadio per il gioco del calcio, una piscina olimpionica, un centro di medicina e istituti di educazione fisica, per un totale di superficie pavimentata-costruita di quasi 40 ettari, resi possibili grazie ad un Accordo di programma fra la Città metropolitana di Venezia – beneficiaria di un finanziamento di 93 milioni di euro del Pnrr nell’ambito dei Piani Urbani Integrati previsti dal DL n. 152/2021 – e il Comune di Venezia che, fra estinzione di vecchi prestiti e nuovi mutui, si accollerebbe il resto della spesa, per un totale di oltre 300 milioni di euro. E, per confondere ancora di più le idee (in perfetto stile greenwashing), il tutto viene denominato “Bosco dello Sport”!
Peccato che l’art. 21 del DL n. 152/2021 (attuativo del Pnrr) preveda che i fondi dei Piani Urbani Integrati siano specificamente dedicati alla rigenerazione urbana, alla riduzione dell’emarginazione e delle situazioni di degrado sociale nelle periferie delle grandi aree urbane, all’efficientamento idrico ed energetico e alla riduzione del consumo di suolo. L’area di intervento (Venezia-Tessera) non presenta alcuna delle caratteristiche di degrado sociale e di vulnerabilità previste dalla normativa, avendo indici di criminalità bassissimi e una struttura territoriale prevalentemente costituita da villette unifamiliari all’interno di un paesaggio agrario incontaminato.
Inoltre la gronda lagunare nord, dove sono previste le nuove opere, è limitrofa alla ZSC “Laguna superiore di Venezia” e alla ZPS “Laguna di Venezia” tutelate, rispettivamente, dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e dalla Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”, e la nuova viabilità di servizio di stadio e palasport intercetta il sito Unesco “Venezia e la sua Laguna”.
A fronte di questi precisi valori ecologici ed ecosistemici, nessuna valutazione di conformità alle condizioni collegate al principio europeo DNSH (non arrecare danno significativo agli ambienti naturali), attuativo degli Accordi di Parigi sul clima del 2015, è presente nel progetto – demandata a momenti successivi e futuri –, come pure le prescrizioni imposte dalla Regione del Veneto con la procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) non sono state rispettate in sede di approvazione della Variante urbanistica.
Sulla base di queste circostanze, Italia Nostra nell’aprile 2022 e poi in successive integrazioni istruttorie, ha presentato una dettagliata denuncia alla Commissione Europea per violazione del diritto comunitario.
Dopo oltre un anno, il 22 aprile 2023 (Giornata Mondiale della Terra) il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto rilasciava la seguente dichiarazione, riportata da tutti i media e dal sito internet del Ministero: “Gli interventi del Bosco dello Sport di Venezia e dello Stadio Franchi di Firenze non potranno essere rendicontati a valore delle risorse Pnrr. I servizi della Commissione, infatti, a seguito di un ulteriore approfondimento istruttorio, hanno confermato la non eleggibilità di entrambi gli interventi nell’ambito dei Piani Urbani Integrati (PUI) delle rispettive città metropolitane”.
In altri e più chiari termini la Commissione Europea ha accertato che il progetto, eufemisticamente definito “Bosco della Sport”, non è minimamente in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, di economia circolare e di Green Deal di Next Generation EU e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e, per tali motivi, non può essere finanziato con le risorse del Pnrr stesso. Questa vicenda rappresenta la prova provata di come si stia perdendo un’occasione straordinaria di impiego dei fondi europei per la modernizzazione, la digitalizzazione, l’efficientamento e la riqualificazione del Paese, tentando di realizzare progetti nati morti perché tirati fuori dal cassetto dopo oltre vent’anni (come è successo con la Cittadella dello Sport), che oltretutto comportano danni rilevanti agli ambienti naturali.
Chissà quante altre situazioni di questo tipo sono presenti in Italia. Tutto lavoro per le Sezioni di Italia Nostra.