Il Maam, il Museo dell’altro e dell’altrove, è il primo caso al mondo di spazio museale abitato e ora rischia lo sgombero. Dopo la sentenza del Tribunale civile di Roma infatti, che ha condannato il ministero dell’Interno a risarcire la proprietaria dell’ex salumificio Fiorucci, la società Ca.sa srl del gruppo Salini, con 6,3 milioni di euro (che vanno ad aggiungersi agli altri 27,9 milioni di euro già versati in precedenza) e con 60mila euro mensili, il Viminale ha chiesto al Comune di trovare una soluzione entro 60 giorni, in caso contrario si procederà con lo sgombero. Lo stabile di via Prenestina ospita oltre 500 opere d’arte e al suo interno vivono circa duecento persone. Un’esperienza cominciata undici anni fa in seguito all’occupazione abitativa iniziata qualche anno prima, nel 2009.
Per dire no allo sgombero del Maam e del Metropoliz, i Movimenti per la Lotta all’Abitare della capitale sono scesi in piazza giovedì 4 maggio sfilando per le vie del centro città. “Da una parte c’era questa idea delle barricate dell’arte a difesa di chi non ha nessun diritto, perché – spiega Giorgio De Finis, ideatore del Maam – l’arte paradossalmente vale di più delle persone. Dall’altra l’abbiamo fatto per aprire il cancello all’esterno, qui tutti i sabati vengono persone da tutto il mondo per visitare lo spazio”.
“Io sono venuta a vivere qui da bambina, 14 anni fa – racconta Gina, una abitante di Metropoliz, studentessa all’università di Ingegneria – all’inizio mi vergognavo, ma poi mi ha meravigliato vedere arrivare tantissime persone da tutte le parti del mondo per vedere casa mia”. In questi spazi Gina ricorda i giochi che faceva da piccola insieme agli altri bambini e bambine, correre e cadere in bicicletta, giocare di sera tra le stanze buie e mostra la sua opera preferita, un ragazzino accompagnato da un cagnolino che punta il dito verso una costellazione a forma di casa: “Noi abbiamo sempre avuto a che fare con il termine sgombero – dice – e una volta, quando avevo 10 anni, è successo. Quell’episodio mi ha segnata. Ricordo che a quell’epoca avevo sempre paura e preparavo lo zainetto con quei vestiti che per me erano importanti. Vedere questo bambino è un po’ come rivedere me da piccola, tutto abbandonato, ma che sogna comunque di avere una casa. Mi dà un senso di speranza”.
“Il Metropoliz e il MAAM portano avanti un’altra idea di città – conclude Giorgio De Finis – l’idea che la finanziarizzazione degli immobili non vinca sempre, perché la città sta diventando sempre meno un luogo in cui abitare e sempre di più qualcosa da conservare nei caveau delle banche e questo riguarda tutti, non solo i più poveri.” Il corteo, partito da piazza dell’Esquilino, a pochi passi dal ministero dell’Interno, poco dopo le 17 ha raggiunto piazza Madonna di Loreto, dove una delegazione di cinque persone è stata ricevuta dalla Prefettura.
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