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Francesco Facchinetti e il “parrucchino”: “Mi dicono che ho in testa un gatto morto? Pazienza. Non sono un uomo di talento ma un visionario”

È questo l’identikit che emerge dalla lunga intervista che Francesco Facchinetti ha concesso al Corriere della Sera

di Francesco Canino

Ha duettato con Pavarotti, gira in Rolls Royce, mangia solo piante, si è fatto cacciare dall’asilo montessoriano (ma pure dal laboratorio anarchico e da casa della sorella stilista), non risponde al telefono da tre anni (usa solo WhatsApp) e quando era un bambino ha fatto saltare la corrente ad un concerto dei Pooh. È questo l’identikit che emerge dalla lunga intervista che Francesco Facchinetti ha concesso al Corriere della Sera, una montagna russa di aneddoti, dall’incontro con Berlusconi ai rapporti con la sua ex, Alessia Marcuzzi, dal “parrucchino” alla nuova sfida: mettere su una scuderia di calciatori.

FRANCESCO FACCHINETTI E IL RAPPORTO CON ALESSIA MARCUZZI – Da seduttore seriale qual è stato, un ampio spazio dell’intervista non poteva non essere dedicato al rapporto con le donne, da Aida Yespica, che conobbe all’Isola dei famosi, alla moglie Wilma Faissol, che le è letteralmente caduta ai piedi durante una vacanza a Marrakech: “Quando finalmente ci siamo incontrati, uscendo dalla porta finestra della cucina, Wilma è inciampata ed è caduta ai miei piedi. Da lì è cominciata. Due persone agli opposti, bianco e nero, che si attraggono con intensità”. Come sono invece i rapporti con la sua storica ex compagna Alessia Marcuzzi? Ottimi. “Io e Alessia siamo molto simili, abbiamo una grande considerazione di noi stessi, un forte amor proprio, che ci ha portato a realizzarci nella vita. Se decidi di fare un bambino con una persona, è chiaro che c’è amore, c’è passione, c’è tutto. E tra noi è stato così”, spiega. E così, anche quando è finita, sono rimasti l’amicizia e l’affetto: “Resto sempre legato alle persone con cui ho condiviso una parte di vita, ancor più se è la madre di mia figlia. E il nostro obbiettivo era ed è il bene di Mia. Creare una zona protetta ci è venuto naturale”.

I SUCCESSI, LE OCCASIONI MANCATE (DA BLANCO A ULTIMO), I CALCIATORI – Nell’intervista, Facchinetti non si definisce un uomo di talento ma un visionario: “Riesco ad immaginare prima quello che potrà accadere. Cecchetto l’aveva capito: ‘Diventerai come me’. Io invece sognavo di essere Jovanotti. Con la sua agenzia, la Newco segue i Pooh e ha lanciato cento artisti, tra cui Frank Matano, Fedez, Mariasole Pollio, Elettra Lamborghini, Irama, Rocco Hunt e Mr Rain. Ma ci sono anche delle occasioni mancate, come Blanco.Avevo intuito il potenziale ma non ho avuto tempo di seguirlo e dopo era tardi, porca vacca. E Ultimo. Mi piaceva molto, non ho intercettato il momento. Matteo Paolillo, prima che esplodesse in Mare fuori. Quelli che spaccano però prima o poi li ho visti tutti”. Il futuro? Una nuova società cui lavora da cinque anni, con la quale seguirà i calciatori. “Intanto mi occupo già dei diritti di immagine di Sergej Milinkovic-Savic e Sandro Tonali. Poi passerò alla procura, ho un patentino inglese, spagnolo e quello Fifa, l’unico impossibile è quello italiano, bisogna passare un esame da avvocato. Il calciatore è un artista, un’icona, un supereroe”.

I GRANDI INCONTRI, DA PAVAROTTI A BERLUSCONI E CLOONEY – Tra lavoro e vita privata, Facchinetti racconta di quella volta che la sorella Alessandra, celebre stilista, lo cacciò di casa: prima le ruppe uno specchio del ‘500, poi trasformò l’appartamento nel centro di Milano in una sorta di “comune” festaiola: “Facevo feste su feste, disastri continui, capirai, era una casa in centro a Milano e io avevo 19 anni. I vicini presentarono non so quanti esposti per schiamazzi, la donna delle pulizie fece la spia, svelandole che ci dormivamo in ventidue”. Tante bizzarrie, dai vestiti ai capelli (“ho trovato la soluzione con una patch cutanea e l’ho ammesso, pazienza se mi dicono che ho in testa un gatto morto, mi sento meglio”), alle auto di lusso, fino agli incontri quasi surreali. Come quando Silvio Berlusconi lo scelse come consulente per la sua discesa in campo digitale: “Gli dissi: ‘Presidente, lei è l’italiano più famoso al mondo, più di Leonardo da Vinci, ma ha meno follower della Boschi’. Si illuminò. Però ero un consulente costoso e alla fine non se ne fece niente”. Tra i sogni più clamorosi realizzati, il duetto con Luciano Pavarotti: “Ero in macchina con Claudio Cecchetto. Mi chiede: ‘Che ti andrebbe di fare?’. Scelsi la risposta più assurda: ‘Un pezzo con Pavarotti’. Lui imperturbabile: ‘Va bene, chiamo Nicoletta’. Luciano si divertì un sacco a cantare con questo schizzato con metà testa rasata e metà no”. Ma ricorda anche l’incanto di una notte a Los Angeles, alla festa di compleanno di Quincy Jones: “Mi suonò al piano Man in the Mirror di Michael Jackson”. E ancora, le folli notti milanesi da assistente delle star: “Mi affidavano Leo DiCaprio, Britney Spears, George Clooney, Jim Carrey, ero una sorta di giullare che li portava a spasso in quel paese dei balocchi che era Milano, da mezzanotte alle sei del mattino, quando può accadere di tutto”.

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