Uno studente con uno striscione che rappresentava i volti di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, coperti da una croce e la scritta “Non ancora liberi”, è finito al centro di una mozione di censura del gruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Gallarate, in provincia di Varese. L’obiettivo ‘reale’ della richiesta di condanna da parte degli esponenti del partito di Meloni? L’Anpi. Il dissenso espresso da un ragazzo durante la manifestazione per il 25 aprile è finito nero su bianco in un atto dei consiglieri comunali meloniani con parole di fuoco che definiscono l’episodio “inqualificabile” e “antidemocratico”. Mentre la sezione di Gallarate dell’Associazione nazionale dei partigiani ha espresso solidarietà al ragazzo parlando di “volontà di cancellare il dissenso” da parte di Fratelli d’Italia.

Nella mozione, firmata da Luca Sorrentino e Marco Colombo, i due consiglieri descrivono come “chiaro attacco alle istituzioni” il barrare con una croce i volti della presidente del Consiglio e del presidente del Senato. E attaccano una “parte politica” che è “minoritaria e sconfitta” alle elezioni che ha “lavorato, fomentato e istigato” per “instaurare nel Paese di un clima di tensione e di odio”. Quindi la richiesta di “condanna” da parte del Consiglio comunale di “episodi inqualificabili e e antidemocratici” da parte di “alcune frange estrema di sinistra” contro Meloni e La Russa e “piena solidarietà” al sindaco Andrea Cassani per le “vili contestazioni”. Finita? Macché. Ce n’è anche per l’Anpi, meritevole a giudizio di Sorrentino e Colombo di “censura” poiché “responsabile” dell’organizzazione del corteo del 25 aprile.

Il direttivo della sezione Anpi Gallarate ha risposto in maniera ferma: “Avere vinto le elezioni, peraltro con un numero sempre crescente di non votanti, non può giustificare la volontà di cancellare il dissenso, tanto più se espresso con civiltà e nonviolenza come in questo caso”. Né, aggiunge l’Anpi, il successo elettorale “può significare impedire l’espressione del proprio pensiero” e “non può significare calpestare la Costituzione che tale diritto garantisce chiaramente all’articolo 21″. “Non esiste democrazia senza dissenso – sottolinea l’Anpi – Per questo quanto paventato dal partito gallaratese di Fratelli d’Italia è un attacco alla democrazia, riconquistata con la lotta di Liberazione”. Si tratta, aggiungono ancora dalla sezione gallaratese, di quella “democrazia che ha permesso a quel partito, anche quando all’opposizione, di esprimere le proprie idee”. E qualificano come “atto di intimidazione” la mozione, un atto “che riguarda tutti e tutte”.

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