Il primo giro di ‘consultazioni’ sulle riforme della premier Giorgia Meloni con i partiti di opposizione si chiude con una certezza: tutti sono contrari al presidenzialismo. La presidente del Consiglio incassa l’apertura di Azione e Italia Viva all’ipotesi del “premierato“, ovvero dell’elezione diretta del capo del governo. Partito democratico e Movimento 5 stelle invece mettono subito in chiaro che non prenderanno in considerazione nessuna delle opzioni, ma presentano a Meloni una serie di controproposte per rafforzare la stabilità dell’esecutivo e migliorare la macchina delle istituzioni. Il M5s ha portato al tavolo “11 proposte“, spiega Giuseppe Conte dopo l’incontro con la presidente del consiglio nel pomeriggio. In serata è il turno di Elly Schlein, che a Montecitorio presenta le 6 proposte avanzate dal Pd.
Pd – “Sì al confronto – dice la segretaria del Pd uscendo dall’ultimo incontro della giornata, riservato ai dem e durato più del previsto – ma se è un confronto vero, non predeterminato. Se l’obiettivo – spiega – è rafforzare la stabilità e la rappresentanza non ci sottraiamo”. Ecco quini le proposte dei democratici: la prima è “la riforma della legge elettorale” per ritrovare un rapporto di fiducia tra eletti ed elettori “superando innanzitutto le liste bloccate“. La seconda è sul rafforzamento dei poteri del premier “guardando al modello tedesco” con la “sfiducia costruttiva che eviterebbe crisi al buio”. La terza questione “posta è la necessità di limitare la decretazione d’urgenza“. Un altro tema è “il rafforzamento degli istituti referendari e delle leggi di iniziativa popolare su cui si dovrebbero prevedere l’obbligo di esame e anche abbassare il quorum con l’introduzion della possibilità di firmare anche in digitale”. Altri temi, conclude Schlein, sono “l’attuazione piena dell’art. 49 (la legge sui partiti, ndr) e una legge sul conflitto d’interessi“.
M5s – La questione del potenziamento dell’iniziativa legislativa popolare è un tema caro anche al M5s. Infatti Conte spiega che le proposte consegnate a Meloni sono “volte a promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini attraverso il rafforzamento dei referendum propositivi“. Un altro argomento sollevato dall’ex premier riguarda i “cambi di casacca“. Conte chiarisce: “Siamo disponibili a un rafforzamento dei poteri del premier ma in un quadro che non mortifichi il confronto parlamentare e che non mortifichi neppure la funzione del presidente della Repubblica, che ha una funzione di garanzia e ha un ruolo chiave”. Il leader M5S però non rinuncia all’affondo: nel governo c’è, spiega, quella che “ci sembra un’assoluta contraddizione, da un lato vogliono perseguire un progetto di autonomia differenziata spinta, che finisce per svuotare l’autorità di governo di tantissime funzioni, e nello stesso tempo si mira a rafforzare i poteri dell’autorità di governo centrale“.