Il presidente del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D’Ubaldo, ha segnalato il nostro collega Mario Natangelo al Consiglio di disciplina per la vignetta sui coniugi Lollobrigida-Meloni e il “pericolo” della cosiddetta “sostituzione etnica”. Siamo certi che il Consiglio di Disciplina escluderà qualsiasi violazione deontologica e avrebbe potuto farlo anche senza convocare Natangelo, ma l’iniziativa di D’Ubaldo è l’ennesimo intervento intimidatorio nei confronti di un disegnatore che ha solo la colpa di aver irritato qualche personaggio potente. Al coro dei politici si sono già uniti, insultando il lavoro di Natangelo, il presidente dell’Ordine Nazionale Carlo Bartoli e il presidente di Stampa Romana, Paolo Tripaldi, peraltro ex collaboratore del gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia. Gli organi di categoria dei giornalisti farebbero bene a difendere i colleghi che lavorano e a tutelarne la libertà di espressione, anche e soprattutto nei confronti del potere politico, anziché assumere il grottesco ruolo di censori, magari per compiacerlo. Non è un caso che il sito del Secolo d’Italia esulti per l’iniziativa. D’altronde, sono pur sempre gli eredi di quelli che hanno abolito la libertà di stampa in Italia.
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