Economia

Caro affitti, che cosa chiedono gli universitari: dal tetto ai rincari alle residenze per studenti con il Pnrr, ecco le 10 proposte

Senza casa, senza futuro” è lo slogan della mobilitazione degli studenti universitari, che in tutta Italia si stanno radunando nelle tende davanti agli atenei contro il caro affitti. La nuova forma di protesta partita da Milano ha contagiato varie città: il sindacato studentesco Unione degli Universitari (Udu), ha lanciato una mobilitazione nazionale e chiesto un incontro al ministero dell’Univeristà. Oltre a Roma, tende piantate anche davanti all’università di Cagliari e Torino, di Firenze e Pavia, di Padova e Perugia, da domani anche a Bologna. Alla ministra Anna Maria Bernini “chiediamo un confronto e l’apertura di un tavolo per affrontare l’emergenza abitativa”, spiega Simone Agutoli, che si occupa della questione abitativa per l’Udu.

Il sindacato ha elaborato un manifesto composto da 10 proposte: “Una richiesta fondamentale è il blocco dei rincari – spiega ancora Agutoli – come succede in Francia, Spagna o Germania serve individuare un limite più stringente per l’adeguamento annuale del canone, non è possibile che il canone possa crescere del 10% seguendo l’inflazione annua”. E poi la richiesta, tramite il Pnrr, di “realizzare residenze universitarie che rientrino nel diritto allo studio“. Ma anche “incrementare il fondo di sostegno ai fuorisede, per il quale la legge di bilancio ha previsto soltanto 4 milioni di euro. Una cifra evidentemente ridicola vista la colossale crisi abitativa e il caro affitti”.

LE 10 PROPOSTE PER AFFRONTARE LA CRISI ABITATIVA

1. Realizzazione di residenze universitarie nell’ambito del Diritto allo Studio. Secondo gli studenti, “il Pnrr anziché intervenire su questo aspetto, ha preso un’altra strada: sta concentrando le risorse a favore del mercato privato, con una procedura opaca che anziché realizzare nuovi posti letto punta a una generica ‘messa a disposizione’ che in realtà contraddice gli stessi obiettivi originali del Pnrr. Il risultato è che, finora, la maggior parte (tra il 60 e l’80%) dei posti letto realizzati sono stati messi sul libero mercato. Il Fondo Housing Universitario realizzato con gli ultimi 660 milioni del Pnrr prevede invece l’abbassamento del 15% del canone di mercato, una percentuale ridicola”.

2. Incremento del fondo affitti per studenti fuorisede dagli attuali 4 milioni ad almeno 50 milioni di euro. Nel 2020, lo Stato è intervenuto con il Decreto Rilancio, creando un fondo annuale a favore degli studenti fuorisede pari a 20 milioni di euro; con la Legge di Bilancio 2021, il fondo è stato ridotto a 15 milioni di euro per poi scomparire con la Legge di Bilancio 2022. Quest’anno il fondo è stato ricostituito, stanziando però una cifra ridicola: soltanto 4 milioni di euro.

3. Bloccare i rincari degli affitti: come in Spagna, Francia e Germania bisogna mettere un tetto ai rincari dell’affitto. “Non va bene legare il ricalcolo (solo) all’inflazione. Con un’inflazione che continua a salire (+8% ad aprile su base annuale secondo i dati provvisori dell’Istat) e salari fermi da anni, appare quantomai anacronistico che l’incremento del canone possa restare esclusivamente legato all’inflazione. Gli altri paesi europei – come Germania, Francia e Spagna – hanno sviluppato indici alternativi o, comunque, imposto limiti temporanei. Non l’Italia”, sottolineano gli universitari.

4. Limitare gli affitti brevi turistici, dando gli strumenti ai comuni per intervenire. “Spesso le città universitarie corrispondono a città ad alta attrazione turistica, nelle quali si è recentemente diffusa la pratica di destinare appartamenti e camere alla locazione breve turistica, tramite piattaforme specializzate”, spiegano gli studenti. Che chiedono al governo di intervenire fornendo ai Comuni gli strumenti per limitare questa prativa: “Bisogna intervenire escludendo l’applicazione della cedolare secca e attuando un qualche meccanismo di licenze limitate, con regole precise”.

5. Calmierare i canoni, tramite un utilizzo intelligente della leva fiscale. Qui la proposta degli universitari consiste nel “togliere le agevolazioni fiscali alla locazione libera, concentrandole sulla locazione a canone concordato“. La cedolare secca “ha mostrato risultati modesti per l’emersione del sommerso e che ha aumentato invece le disuguaglianze. Bisogna piuttosto concentrare le agevolazioni fiscali sul canone concordato, rendendolo particolarmente vantaggioso, tenendo molto bassa l’aliquota ed intervenendo anche più pesantemente sull’Imu”, chiedono gli studenti.

6. Efficientamento energetico. Gli appartamenti locati ai fuori sede sono prevalentemente in classe energetica F o G. Per questo, “servono adeguati incentivi e regole che favoriscano la riqualificazione energetica, anche per rispettare gli obiettivi posti dall’Unione Europea e contenere le emissioni climalteranti”.

7. Contrasto alla locazione in nero, incrementando i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. “Le locazioni senza contratto e quelle con un canone reale diverso da quello pattuito per iscritto sono purtroppo ancora diffuse”, denunciano gli universitari, sottolineando come molte studentesse e molti studenti siano costretti ad accettare queste condizioni pur di trovare una casa. “Bisogna incrementare le sanzioni e dare maggiori strumenti e risorse all’Agenzia delle Entrate per effettuare controlli e accertamenti”.

8. Monitoraggio dell’andamento delle locazioni, tramite una pubblicazione annuale che sia molto più ricca e articolata di quella attuale. Il rapporto ad oggi “fornisce dati divisi per macroaree geografiche oppure soltanto per le più grandi città, non dando strumenti adeguati alle istituzioni e alle parti sociali per monitorare l’andamento delle locazioni”. Gli studenti quindi chiedono informazioni e statistiche molto più dettagliate.

9. Rivedere i bandi per il diritto allo studio per garantire maggiore tutela alle studentesse e agli studenti fuorisede. “L’importo della borsa di studio deve tenere conto, all’interno del suo importo complessivo, della spesa per l’affitto e relative spese accessorie, in relazione ai canoni di locazione mediamente praticati sul mercato nei diversi comuni sede dei corsi di studio”. Risulta poi fondamentale rendere più inclusivi i criteri per la definizione dello status di fuorisede, cui corrisponde un importo maggiore di borsa di studio. “Oggi, invece, viene lasciata ampia autonomia nella individuazione dei criteri a Regioni e enti per il diritto allo studio, creando confusione e disuguaglianze territoriali”, denunciano gli studenti.

10. Un tavolo permanente presso il Ministero dell’Università e della Ricerca, coinvolgendo anche il Ministero delle Infrastrutture. “Per quanto di competenza, come Unione degli Universitari auspichiamo che la Ministra dell’Università e della Ricerca convochi la nostra organizzazione studentesca per un confronto e una reale condivisione delle politiche sul diritto allo studio sul diritto la casa”. Gli universitari chiedono poi un tavolo permanente presso il MUR sulla crisi abitativa al quale devono partecipare le principali associazioni studentesche nazionali, nonché una delegazione di CNSU, CRUI e CUN.