La mediazione dell’Egitto ha portato a un primo passo in avanti verso la tregua tra Israele e milizie della Striscia di Gaza. Dopo due giorni di scontri sanguinosi, che hanno provocato 20 morti nell’enclave palestinese, tra cui 4 donne e 5 bambini, dalle 21 (le 20 in Italia) inizierà il cessate il fuoco tra le parti. A darne notizia sono diversi media egiziani e israeliani, anche se dai governi non è ancora arrivata alcuna dichiarazione ufficiale. Il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, ha infatti confermato all’emittente Kan che una proposta del cessate il fuoco è stata mandata dall’Egitto ed è in fase di valutazione da parte delle autorità israeliane.

La giornata di mercoledì ha registrato infatti l’intensificarsi dello scontro tra le milizie palestinesi nella Striscia di Gaza e l’esercito d’Israele, dopo i bombardamenti di ieri di Tel Aviv sull’enclave nell’ambito dell’operazione ribattezzata “Scudo e freccia”. I militari dello ‘Stato ebraico’ hanno ripreso i lanci nel tentativo di colpire altri obiettivi della Jihad Islamica, dopo essere riusciti a uccidere tre esponenti dell’organizzazione sulle 15 vittime totali che si sono contate martedì, tra cui anche quattro donne e quattro bambini. Nell’arco di 48 ore il numero dei decessi palestinesi è salito a 20, tra cui 4 donne e 5 minori. Rapida la risposta da Gaza, con i miliziani che hanno sparato circa 350 razzi nel giro di un’ora.

Nonostante dalla comunità internazionale arrivino inviti alla moderazione, il primo ministro Benjamin Netanyahu, aspramente criticato nelle scorse settimane dall’ala governativa più estremista per aver dato una risposta “debole” al primo lancio di razzi dalla Striscia, ha dichiarato che Israele è “pronto ad allargare la corrente operazione e infliggere colpi pesanti a Gaza ora e in futuro. La campagna a Gaza ancora non è finita. Con ‘Scudo e freccia’ abbiamo ribadito il principio che chi ci colpisce paga poi con la vita. Stiamo creando un nuovo equilibrio e siamo noi a colpire, noi abbiamo la scelta”. Netanyahu ha poi sottolineato che Israele “ha assestato alla Jihad Islamica il colpo più forte della sua storia”. Intanto, sostengono di aver distrutto più di 40 postazioni di lancio di razzi e mortaio della Jihad Islamica. Gli obiettivi colpiti si trovano nei pressi di Khan Younis, nel sud della Striscia. Un’azione che, fino ad ora, ha portato a 20 morti e almeno 42 feriti. Tra le vittime, riferisce Israele, ci sono anche due miliziani colpiti a Rafah, nel sud della striscia di Gaza. Secondo fonti giornalistiche si tratta di combattenti delle Brigate Abu Ali Mustafa, ala militare del Fronte popolare per la liberazione della Palestina.

Intanto, le sirene di allarme antimissile hanno risuonato nelle comunità israeliane attorno alla Striscia, in particolare a Sderot, e anche nell’area di Tel Aviv, soprattutto a Ramat Gan e Givataym e in alcune parti periferiche della città. In circa un’ora, infatti, oltre 100 razzi palestinesi sono stati sparati da Gaza verso il territorio israeliano, per un totale di circa 350, la maggior parte caduti in un raggio di circa 40 chilometri dalla Striscia mentre alcuni hanno raggiunto anche il centro del Paese. Lo ha riferito la televisione pubblica israeliana Kan secondo cui i danni materiali sono limitati grazie all’intervento del sistema di difesa aerea Iron Dome e finora non si segnalano vittime.

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