È il Tar della Liguria a opporre il primo grosso ostacolo giudiziario alla marcia del Pnrr. Con sentenza pubblicata il 10 maggio, il Tribunale amministrativo ha annullato l’aggiudicazione al consorzio PerGenova Breakwater, composto da Webuild, Fincantieri, Fincosit E Sidra, dell’appalto integrato da 843 milioni per la realizzazione del primo lotto da 4,1 chilometri della nuova diga foranea del porto di Genova, la maggiore opera finanziata dal Piano, dal valore complessivo di 1,3 miliardi. I giudici hanno accolto il ricordo di Eteria, la cordata sconfitta, che comprende i gruppi Gavio e Caltagirone, Rcm costruzioni e la spagnola Acciona. La decisione non avrà effetti sui cantieri, inaugurati in pompa magna – ma solo simbolicamente, visto che mancano ancora numerosi passaggi formali – lo scorso 4 maggio con il “primo getto di ghiaia” alla presenza del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Si applicherà infatti, come previsto dal decreto semplificazioni del governo Draghi, la disciplina dettata per le “infrastrutture strategiche” dall’articolo 125 del codice del processo amministrativo: “La sospensione o l’annullamento dell’affidamento non comporta la caducazione del contratto già stipulato, e il risarcimento del danno eventualmente dovuto avviene solo per equivalente“. Tradotto, la commessa rimane a Webuild (nuova denominazione del colosso delle costruzioni Salini Impregilo), ma la stazione appaltante, l’Autorità portuale del mar Ligure occidentale, rischia di dover pagare a Gavio-Caltagirone un risarcimento pari all’importo dei lavori (che quindi costerebbero almeno il doppio del previsto) oltre al danno erariale eventualmente quantificato dalla Corte dei conti.

Decisiva per l’annullamento è stata la mancanza del requisito del curriculum del consorzio vincente. Il Tar infatti ha scritto che l’opera “di gran lunga più rilevante” citata tra i “lavori analoghi” svolti negli ultimi cinque anni, ritenuti “significativi della propria capacità a realizzare la prestazione sotto il profilo tecnico” – un terminal portuale a Singapore dal valore di 1,5 miliardi di euro – non è stata realizzata direttamente da Sidra, una delle imprese della cordata vincente, ma da “Sidra s.p.a. attraverso Dredging International (DEME Group)”: una formulazione, scrivono i giudici, “oscura e per nulla perspicua, che è chiara soltanto nel rivelare che il lavoro non è direttamente riferibile, neppure pro quota“, a Sidra, “e che dunque non può essere ritenuto significativo” per l’aggiudicazione. Quel lavoro, invece, non soltanto è stato “positivamente valutato”, ma ha “addirittura assunto – nelle valutazioni del collegio degli esperti – un’importanza determinante e decisiva, stante la rilevata inferiorità nell’importo degli altri due lavori (75 e 280 milioni) rispetto all’importo a base di gara (928 milioni)”. Ora il gruppo Eteria si prepara a quantificare il rimborso richiesto alla stazione appaltante, che da parte sua ha già annunciato ricorso al Consiglio di Stato: “Tra le varie contestazioni sollevate dal ricorrente Consorzio Eteria i giudici hanno accolto un solo motivo di ricorso che sarà oggetto di appello”, scrive in una nota l’Autorità portuale. Per la precisione, però, quasi tutti gli altri motivi non sono stati respinti, bensì dichiarati assorbiti dall’accoglimento del primo.

Intanto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci, i principali sponsor politici dell’opera, mascherano la delusione per l’esito dietro la soddisfazione per il mancato stop al cantiere: “Ai troppi signori del no che ancora popolano il nostro paese, per interesse o per mediocrità, stavolta possiamo dire: riponete pure festoni, trombette e palloncini colorati. La festa dell’immobilità non verrà celebrata. Grazie alle nuove norme finalmente decise dal Parlamento della Repubblica, il cantiere della diga di Genova andrà avanti esattamente come previsto”, scricvono in una nota congiunta. “Nel pieno rispetto della sentenza, il pronunciamento del Tar infatti non ferma i lavori e non sposta nulla nelle decisioni prese coraggiosamente da istituzioni che vogliono far crescere il Paese. Se ne facciano una ragione i tanti comitati dediti all’immobilismo e le troppe imprese che ancora oggi ritengono che i ricorsi siano il metodo per far correre la nostra economia, arrecando danno anche a loro stesse”, attaccano. Sul progetto della diga, però, pesano soprattutto i dubbi e le contrarietà degli esperti, a partire da quelli del professor Piero Silva, ingegnere portuale di fama internazionale che a marzo 2022 si è dimesso dall’incarico di direttore tecnico del progetto (rinunciando a 340mila euro di compenso) denunciando i difetti e l’antieconomicità dell’opera, secondo lui impossibile da realizzare nei tempi, nei modi e al costo previsto dal bando.

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