Nel giorno in cui il Parlamento europeo ha dato il via libera alla risoluzione che chiede all’Ue di aderire alla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, Lega e Fratelli d’Italia hanno deciso di astenersi. Due leghisti hanno votato contro: Alessandra Basso e Susanna Ceccardi. Il provvedimento è molto importante: chiede ufficialmente all’Unione europea di aderire al trattato, il primo giuridicamente vincolante per la lotta contro la violenza sulle donne, nonostante non sia stata ancora ratificata da sei Stati membri. L’Italia ha già ratificato la convenzione nel 2013, due anni dopo che era stata redatta.
La Plenaria ha approvato due risoluzioni a riguardo. La prima, che riguarda i settori della Pa e quello delle istituzioni, è passata con 472 voti favorevoli, 62 voti contrari e 73 astenuti. Il secondo testo, che chiede di aderire alla Convenzione in materia di cooperazione legale e di asilo, è passato con 464 sì, 81 contrari e 45 astenuti. La Corte di giustizia Ue, con sentenza del 6 ottobre 2021, ha confermato che l’Unione europea può ratificare la Convenzione di Istanbul senza l’accordo di tutti gli Stati membri. L’Eurocamera pertanto ha dato il suo consenso all’adesione in due tranche, una per quanto riguarda le istituzioni e la pubblica amministrazione dell’Unione e l’altra per quel che riguarda le questioni relative alla cooperazione giudiziaria in materia penale, all’asilo e al non respingimento. L’adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul tuttavia non esime gli Stati membri dal ratificarla a loro volta, sottolinea il testo licenziato dall’aula che esorta i sei Paesi rimanenti (Bulgaria, Cechia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia) a ratificare la Convenzione al più presto.
Contro Lega e Fratelli d’Italia si è espressa la vicepresidente Pd del Parlamento europeo Pina Picierno: “La concezione delle donne da parte dei due principali partiti di maggioranza è retriva, incivile e liberticida”, ha detto. “La Convenzione, firmata sei anni fa, rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne. Purtroppo non è stato ancora recepito dall’Unione Europea perché mancano all’appello sei Stati membri, a partire dall’Ungheria”. E ha continuato: “Oggi con l’astensione i partiti di Meloni e Salvini hanno restituito un’immagine deprimente e indegna dell’Italia e del suo Governo. Tutto ciò avviene proprio mentre il nostro esecutivo è guidato da una donna. Si tratta di una scelta con un preciso significato politico, vergognoso e inquietante. L’arretramento sul terreno dei diritti era già stato sancito da alcune scelte ideologiche e identitarie del nostro governo, che sembra intenzionato a erodere progressivamente diritti elementari conquistati in anni di battaglie civili. Ma l’astensione odierna rappresenta il picco più brutale di questo percorso di regressione e colloca il governo italiano al pari degli Stati più rozzi e reazionari dell’Unione”. L’eurodeputato dem Giuliano Pisapia ha chiesto al governo di ripensare alla sua posizione prima del voto in plenaria: “L’auspicio è che il governo italiano non esprima un voto contrario o si astenga quando, speriamo in tempi brevissimi, vi sarà il voto finale degli Stati membri che dovranno ratificare l’adesione dell’intera Unione europea. L’Italia deve assumersi la responsabilità di finalizzare il processo di adesione avviato anni fa ed essere un soggetto attivo nel rinnovato impegno europeo per la tutela dei diritti delle donne“.
Ai dem hanno risposto con una nota il capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI Vincenzo Sofo. “La delegazione di Fratelli d’Italia, nel ribadire il proprio impegno nella lotta alla violenza contro le donne, ha scelto di astenersi per una ragione di metodo e una di merito”, si legge. “Sul metodo, riteniamo problematico il fatto che per accelerare la ratifica della Convenzione da parte dell’Ue si sia deciso di procedere a maggioranza qualificata e non più all’unanimità. Un precedente pericoloso per future decisioni su nuovi accordi internazionali. Nel merito, con la nostra astensione abbiamo voluto ribadire la nostra preoccupazione sulle tematiche legate al gender“. Una contestazione che però, oltre a non trovare riscontro nel trattato (che è concentrato su prevenzione e lotta alla violenza contro le donne), loro stessi smentiscono come non essere problematica: “La Corte di Giustizia ha ben definito il perimetro dell’adesione alla Convenzione da parte dell’Ue: essa non può riguardare le materie che i Trattati attribuiscono alla competenza esclusiva degli Stati membri, come sappiamo essere l’educazione e il diritto di famiglia”. Quindi, “non esiste quindi alcuna possibilità che la Convenzione venga usata per imporre normative specifiche ai governi nazionali. Tuttavia vogliamo ancora una volta denunciare la costante strumentalizzazione della Convenzione da parte delle sinistre arcobaleno, che vorrebbero farne l’ennesimo cavallo di Troia per imporre l’agenda Lgbt“.