È arrivata la chiusura indagini in vista della richiesta di processo a carico di 57 persone, tra cui Rosario D’Onofrio, il 42enne ex militare e anche ex procuratore capo dell’Aia, ossia l’Associazione italiana arbitri, e tra coloro che sono finiti in carcere, il 10 novembre dello scorso anno, nell’inchiesta coordinata dai pm Rosario Ferracane e Sara Ombra e condotta dalla Guardia di Finanza di Milano su un maxi traffico internazionale di droga tra Italia e Spagna.
Nei mesi scorsi nell’inchiesta erano state emesse misure cautelari, firmate dal gip di Milano Massimo Baraldo, per 42 persone in totale. L’ex ufficiale dell’esercito D’Onofrio, tra l’altro, era già stato arrestato in flagranza di reato nel maggio 2020 per aver trasportato 44 chili di marijuana e poi condannato a 2 anni e 8 mesi. Secondo la ricostruzione riportata nel provvedimento del giudice, D’Onofrio, durante il periodo del lockdown nel 2020, avrebbe anche indossato la divisa per circolare senza problemi e consegnare la sostanza stupefacente o gli incassi dello spaccio a cittadini cinesi, affinché li trasferissero illegalmente in Spagna.
Dall’inchiesta era emerso che oltre sei tonnellate, tra marijuana e hashish, erano state trasportate dalla Spagna in Lombardia nel giro di un anno e nascoste non solo tra i bancali di frutta o verdura, ma addirittura in un carro funebre. Tra i presunti narcos, al centro dell’operazione delle Fiamme Gialle su due diversi gruppi criminali, figuravano Cesare Guido, Andrea Buffa, Daniele Giannetto, Vito Colonna, Cristian Ruiz Tudela, Giovanni Tilleni e Giovanni Neviera, con precedenti per associazione mafiosa in quanto ritenuto affiliato al clan Abbaticchio di Bari. Oggi i finanzieri hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 57 persone, tra italiani, spagnoli e albanesi. Nelle indagini è emerso “l’impiego di apparati smartphone dotati di sofisticate applicazioni per la trasmissione criptata delle comunicazioni”.
E gli ulteriori accertamenti, dopo gli arresti, hanno permesso di individuare un altro gruppo “capeggiato da due fratelli” che, “con il supporto di un parente e di altri sodali”, tra l’Italia e la Spagna “hanno gestito l’importazione” di marijuana e hashish sin dal 2014 “attraverso spedizioni di bancali contenenti carichi di copertura”. Il caso D’Onofrio, che quando fu nuovamente arrestato a novembre era ancora procuratore dell’Aia (aveva partecipato alle riunioni con i permessi dei giudici, quando era ai domiciliari dopo il primo arresto), aveva scatenato molte polemiche all’epoca. E la stessa Dda milanese aveva trasmesso gli atti alla Figc. Di recente la Corte federale d’appello ha accolto il ricorso dell’allora presidente dell’Associazione arbitri Alfredo Trentalange contro i tre mesi di inibizione che gli erano stati inflitti proprio per quella vicenda.