La figlia del grande autore si è raccontata in una lunga intervista
“Papà era zero autocelebrativo. Quando volevano intervistarlo diceva: che noia. Una volta, nei suoi ultimi mesi, era a letto con la flebo e gli portai un gioco: una lavagna di luce su cui scrivere frasi. Gli dissi: scrivi qualcosa di importante. Lui scrisse: ricordati di dimenticare. Quindi, per cosa avrebbe voluto essere ricordato? Forse, per le fidanzate“: così Barbara Boncompagni a Candida Morvillo, iniziando una lunga chiacchierata pubblicata sul Corriere della Sera. Terza figlia di Gianni Boncompagni, fa l’autrice tv e dunque “naviga nel mare” di suo papà.
A proposito delle “fidanzate” aggiunge: “Su questo, era un po’ vanitoso. Ha avuto storie con Isabella Ferrari, Claudia Gerini e altre giovanissime. Ma dopo, quando queste ex dovevano prendere decisioni importanti, tipo comprare casa, chiamavano lui: diventava come un padre per loro. Era paterno anche con quelle con cui ha solo lavorato. Negli anni, tante mi hanno raccontato che lui raccomandava sempre di studiare. A noi figlie, invece, ha detto sempre il contrario: io volevo fare l’università a Parigi e lui: ma no, vieni con me, facciamo un programma”.
Barbara racconta di come il papà abbia cresciuto le figlie “con concentrazione” dopo la separazione: “Fece di tutto per tenerci: si fece prestare i soldi da Mario Marenco per dimostrare al tribunale che poteva mantenerci”. Non mancano parole di grande affetto per Raffaella Carrà: “Io avevo cinque anni, sono stati insieme forse una dozzina d’anni. Si erano conosciuti per un’intervista, all’alba, in una Piazza di Spagna deserta, magica. Lei 25 anni, lui già tre figlie. Si sono innamorati artisticamente. Lei ha preso casa accanto a noi. Noi bimbe stavamo con la governante, loro facevano avanti e indietro tra i due appartamenti. Immagino questa donna così ordinata, precisa, razionale, alla prese col nostro caos. Io e lei ci siamo trovate subito bene, ero la piccolina, mi chiamava “la mia bambina”, mi diceva: non mi dire così che mi fai piangere”.
Un’infanzia e una prima giovinezza vissuta dietro le quinte della tv: “(…) le prove di Mille luci e in tutti gli show di Raffaella. Poi, papà alla regia e io alla conduzione, facemmo Drim. Prima, mi fece perfezionare canto e ballo per mesi, tutti i giorni, a tempo pieno. Mi trovai tra Franco e Ciccio, Roberto Benigni… E sono stata tanto a Non è la Rai: doppiavo le canzoni…”. E Barbara è schietta quando alla domanda su come e se suo padre abbia “contribuito ad abbassare la soglia di accesso alla tv aprendo le porte ai reality e ai senza talento”, risponde: “Ha avuto la sua responsabilità. Quando doppiavo le ragazze di Non è la Rai, lui guardava Ambra o Viviana e diceva: ah… come fa il playback lei! E io: che talento è cantare in playback? Però, con Macao, tornò al talento: scoprì Sabrina Impacciatore, Lucia Ocone, Biagio Izzo, Ubaldo Pantani, Fabio Canino”. Su Ambra aggiunge che, sì, ripeteva le parole di Boncompagni: “Chiaro: aveva 15 anni. Ma era intelligentissima, si è visto poi dalle svolte di carriera che ha avuto. Mi ricordo quando, vessata dalla stampa, piangeva in camerino. Papà continuava a ripetere: Ambra piange, Ambra piange. Come se fosse una Barbie o il suo giocattolino telecomandato… E io: Ambra piange, sì, perché è un essere umano”.