Trentuno anni dopo i fatti, l’intervista di Paolo Borsellino ai giornalisti francesi fa ancora discutere. Non per motivi investigativi o storici, ma perché c’è ancora qualcuno che nega i contenuti dell’ultimo colloquio televisivo concesso dal magistrato, poi ucciso nella strage di via d’Amelio. È successo nell’ultima puntata di Quarta Repubblica, il programma condotto da Nicola Porro su Rete 4. Ospiti delle reti Mediaset erano la giornalista Sandra Amurri, il direttore del Riformista, Andrea Ruggeri, il direttore dell’Unità, Piero Sansonetti. Oggetto del dibattito è la cosiddetta Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, al centro della sentenza della Cassazione di alcune settimane fa che ha assolto quasi tutti gli imputati. Porro aveva appena intervistato il generale Mario Mori, assolto per non aver commesso il fatto. Poi ha dato la parola ai suoi ospiti. A un certo punto, discutendo dell’indagine su Mafia e appalti, Amurri ha ricordato l’intervista rilasciata da Borsellino a Fabrizio Calvi e Jean-Pierre Moscardo, due giornalisti francesi che stavano girando un documentario per l’emittente Canal+. “Borsellino rilascia un’intervista in cui parla di Mangano e di rapporti tra Cosa nostra e l’imprenditoria milanese, cioè Dell’Utri“, ha ricordato la giornalista. A quel punto si è scatenato il putiferio. “No, non diciamo boiate”, l’esclamazione che pare provenire da Sansonetti. Ruggeri, già deputato di Forza Italia, si è scaldato: “Falsità totale. Borsellino fa il nome di Dell’Utri? A casa hanno capito tutti quello che ha detto ed è passato così. Lei ha detto una cazzata mega galattica, lei ha appena suggerito una sciocchezza totale a chi ci segue da casa”. In studio sono costretti ad abbassare il volume dei microfoni e interviene Porro. Che però ci tiene ad aggiungere: “Una cosa però deve essere molto chiara, il fatto che si faccia il nome di un politico, che è stato assolto, in un’intervista in cui lui non l’ha detto”. “Ma lo fa Borsellino“, replica Amurri. Il conduttore però insiste: “Non ha fatto nome, in quell’intervista non c’è il nome e cognome di Dell’Utri. Non possiamo fare un processo alle intenzioni…perché mi chiama Dell’Utri e mi dice ti mando a processo per i prossimi 32 anni“. “Ma Mangano chi è…”, insiste ancora l’ex giornalista di Non è l’Arena. Il conduttore chiude ogni discorso: “Fermi qua, basta, non voglio parlare di questa cosa”.


A questo punto è opportuno tornare ai virgolettati esatti di quell’intervista (disponibile in versione integrale su youtube), che viene girata in casa di Borsellino in via Cilea, a Palermo, il 21 maggio del 1992, 48 ore prima della strage di Capaci. Calvi e Moscardo chiedono a Borsellino notizie su Mangano, il boss mafioso della famiglia di Porta Nuova, a Palermo, che negli anni ’70 fu assunto – su segnalazione di Marcello Dell’Utri – come fattore nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. “Vittorio Mangano lo ho conosciuto in epoca addirittura antecedente al Maxiprocesso, perché… restò coinvolto in un’altra indagine che riguardava talune estorsioni fatte in danno di talune cliniche private palermitane”, spiega il magistrato. Più avanti, nell’intervista, i giornalisti chiedono di presunti legami tra le inchieste su Mangano e Dell’Utri. “Dell’Utri – risponde Borsellino – non è stato imputato del maxiprocesso per quanto io ne ricordi. So che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme Mangano”. “A Palermo?”, chiedono i giornalisti. “Sì credo che ci sia un’indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale, nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i particolari…”. Calvi e Moscardo sono molto interessati, fanno domande dettagliate, citando il fratello gemello del futuro senatore: “Dell’Utri Marcello o Alberto Dell’Utri?” Borsellino dà un’occhiata alle carte che ha davanti, poi sottolinea ancora una volta: “Non ne conosco i particolari… potrei consultare avendo preso qualche appunto… cioè si parla di Dell’Utri Marcello e Alberto… entrambi“. I giornalisti di Canal+ conoscono bene i due: “I fratelli, quelli della Pubblitalia insomma…”. Borsellino risponde: ““.

Dunque non è affatto vero che nell’intervista non si fa il nome di Marcello Dell’Utri, storico braccio di Silvio Berlusconi, cofondatore di Forza Italia, che ha scontato una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. È vero che a incalzare Borsellino su Dell’Utri sono i francesi, i primi a citare il futuro senatore. Ma è anche vero che Borsellino specifica di sapere poco sul conto dello storico braccio destro di Berlusconi. Il magistrato, tra l’altro, parla di un’inchiesta in corso a Palermo su Dell’Utri, ma non si è mai capito a cosa si riferisse: ufficialmente la prima indagine ufficiale della procura siciliana sul cofondotare di Forza Italia risale al 1994. Quando parla, in ogni caso, Borsellino consulta dei fogli stampati al pc: “Qualcuno di questi fogli di computer -spiega – riguarda questa faccenda di Dell’Utri, Berlusconi…”.

Anni fa ilfattoquotidiano.it ha ricostruito come quei fogli fossero il risultato di una ricerca operata al computer da Giovanni Paparcuri, il perito informatico del pool antimafia. “Mi ricordo che un giorno, circa una settimana prima della strage di Capaci, Borsellino mi viene a trovare e mi dice testualmente: Giovanni, hai niente su Berlusconi?“, ha raccontato Paparcuri. “Io risposi: ma chi è? Mi fece pure il nome di Dell’Utri, ma non mi diceva molto. Però poi quando sentii il nome di Mangano, che io già conoscevo per le indagini su Spatola, dissi: posso cercare. Trovai parecchia roba su Mangano ma lui insisteva su questo Berlusconi. Cerca, cerca, cerca, finalmente – anche grazie a una dritta – trovai un rapporto della Finanza di Milano, se non ricordo male. Era indicizzato in modo errato, cioè era stato inserito male nel computer perché i nomi di Berlusconi, dei fratelli Dell’Utri si trovavano solo all’interno del documento, ma non erano nella lista degli indagati. Quindi erano difficili da trovare”. Ovviamente il fatto che nell’intervista a Borsellino venga fatto il nome di Dell’Utri non vuol dire assolutamente nulla. L’ex senatore ha scontato la sua condanna per concorso esterno, è stato assolto in via definitiva per la Trattativa ed è al momento ancora sotto inchiesta a Firenze con l’accusa di concorso nelle stragi del 1993, insieme a Berlusconi.

È un fatto, però, che la storia di quell’intervista a Borsellino è stata complessa e tribolata. “Ci sono storie maledette, quella dell’intervista a Borsellino è la mia”, raccontò nel 2017 Calvi a ilfattoquotidiano.it. Dopo la morte del magistrato nella strage di via d’Amelio, infatti, quelle dichiarazioni potevano rappresentare un vero e proprio scoop: eppure non vennero diffuse. Quell’intervista non andò in onda neanche dopo, quando Silvio Berlusconi decise di candidarsi alla guida del Paese, con un partito che era stato costruito proprio da Dell’Utri. Stralci di quelle dichiarazioni saranno pubblicate in forma scritta dall’Espresso nella primavera del 1994 (al settimanale era stata fornita una sintesi video a garanzia dell’autenticità), mentre per vedere un estratto della versione video si dovrà attendere il 2000, quando Rainews 24 le manderà in onda a notte fonda, tra le polemiche e le tensioni della televisione di Stato. Per la pubblicazione integrale, invece, bisognerà attendere il 2009, quando Il Fatto Quotidiano la diffonde in dvd. Quattordici anni dopo quell’intervista fa ancora discutere.

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