Politica

Sicilia, il lavoro a perdifiato dell’Ars: in aula 5 ore a settimana. Via libera solo agli aumenti degli stipendi e alla Finanziaria (impugnata a metà)

Se si escluono i documenti finanziari e quelli collegati, l’Assemblea regionale siciliana non ha approvato nessuna legge nei primi sei mesi di legislatura. Il dato emerge da una conferenza stampa durante la quale il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, ha stilato un bilancio di questo primo semestre, non nascondendosi dietro un dito: “Ci sono dati positivi, ma anche elementi negativi. Siamo qui per fare una operazione verità e anche un po’ di autocritica”.

Le riforme assenti del governo – Galvagno non si nasconde, quindi, ma la responsabilità non è da imputare esclusivamente ai consiglieri regionali che in Sicilia si usa definire deputati. Se infatti l’Assemblea regionale non ha certamente brillato per la propria attività legislativa, c’è da dire che il governo regionale di Renato Schifani non è stato in grado, ancora, di portare alla discussione dell’Aula una solo riforma, un disegno di legge qualsiasi, capace di intervenire su una delle tante emergenze o necessità della Regione siciliana. Un richiamo all’esecutivo che affiora dalle parole del presidente dell’Ars, nonostante i toni da fair play: “Non voglio difendere l’aula o i parlamentari, – ha detto – ma l’aula può stare aperta anche 24 ore su 24. Ci vuole, però, della carne al fuoco da mettere. Ci auguriamo che sia da parte del Parlamento, e ci sono già 390 disegni di legge, e anche da parte del Governo che in maniera più celere possa sottoporre alla nostra attenzione disegni di legge che ritiene importanti. Con il Governo Schifani – prosegue – i rapporti sono ottimi. Aspettiamo, da parte loro, le priorità che vogliono portare avanti”. Insomma, il governo Schifani si dia una svegliata.

Il lavoro in Aula? Cinque ore a… settimana – Terminata la conferenza stampa, però, era in programma una seduta d’Aula. E il presidente dell’Ars si è trovato di fronte a una brutta sorpresa: manca il numero legale e di fatto non si possono esaminare i disegni di legge. E così, Galvagno è sbottato: “Sono in forte imbarazzo – ha detto – Ricorrono sei mesi dal nostro insediamento. È imbarazzante vivere questa fase. È inaccettabile che a sei mesi dal voto non ci sia una grande passione per il lavoro per il quale siamo stati eletti. Non appena chiuderò questa seduta, chiamerò il presidente della Regione per la questione relativa al governo, perché non è completamente sua la responsabilità del dialogo con i capigruppo della maggioranza. Ma io chiamerò questi capigruppo, perché queste assenze sono pesanti, nei confronti di tutti i siciliani”. Prima della seduta-lampo di oggi, l’Ars si era riunita 41 volte in sei mesi, (in pratica, sette volte al mese), per complessive 124 ore di sedute. In pratica, i deputati regionali hanno lavorato in Aula qualcosa come cinque ore… a settimana. Non proprio un lavoraccio. “Sicuramente – ha ammesso Galvagno – c’è una diminuzione, dovuta al fatto che c’è stata una Legge Finanziaria corposa che ha soddisfatto tante esigenze”. Vale a dire: nella legge di stabilità i deputati regionali sono riusciti a infilare di tutto, dalle spese per il Carnevale a quelle per i giochi pirotecnici. Peccato però, che lo “sforzo” dell’Assemblea non abbia prodotto un esito così lusinghiero. Lo ricorda lo stesso Galvagno: di quella Finanziaria “sono stati impugnati 66 articoli su 143”. Praticamente metà della legge di stabilità è stata bocciata da un Consiglio dei ministri “amico” e composto dagli stessi partiti rappresentati nel governo regionale e nella maggioranza che lo sostiene.

Quanto è costato questo primo semestre – Eppure, questa produzione non esattamente esaltante, è costata parecchio ai siciliani. La dotazione prevista per l’Assemblea regionale, infatti, ammonta a 133,5 milioni di euro. Per esitare nemmeno una legge (escluse, appunto, quelle ‘obbligatorie‘ o collegate cioè esercizi provvisori, legge di stabilità, bilancio e una leggina collegata alla Finanziaria), sono stati impiegati qualcosa come 66,7 milioni di euro. Circa undici milioni al mese, tra spese relative agli emolumenti dei deputati, dei vitalizi, del personale di Palazzo dei Normanni. Facendo un calcolo approssimativo e riferendoci a tutte le voci di spesa previste in bilancio, in pratica una singola seduta d’Aula è costata la bellezza di un milione e mezzo di euro. Oppure, se si preferisce, una sola delle sei leggi è costata oltre dieci milioni di euro.

Il taglio del bilancio, l’aumento degli stipendi – Eppure, c’è da precisare che il primo bilancio della presidenza Galvagno aveva proseguito un iter di progressivo contenimento dei costi dell’Assemblea. L’ultimo bilancio, infatti, è costato circa mezzo milione di euro in meno rispetto a quello precedente, con un calo di quasi il 18 per cento, se si fa riferimento al bilancio di dieci anni fa. Ma nonostante il taglio, quel bilancio aveva previsto l’aumento delle indennità dei deputati regionali. Un meccanismo automatico, a dire il vero, dovuto a una legge del 2014 che prevedeva la rivalutazione degli stipendi sulla base dei valori Istat relativi all’inflazione. Un meccanismo che, però, per il 2023 ha portato a una crescita degli stipendi di circa 890 euro lordi mensili per ogni deputato. È questo, solo l’ultimo aumento, in realtà, visto che dal 2014 in poi, proprio in seguito agli adeguamenti Istat, lo stipendio di deputato regionale da circa 11.100 lordi è cresciuto di altri 1.400 euro lordi. Un aumento che aveva subito scatenato distinguo e polemiche. Gli stessi partiti (cioè tutti) che avevano approvato il bilancio con l’aumento, hanno iniziato una corsa per prendere le distanze da quella decisione. Una corsa che, in quelle ore, era coincisa anche con una pioggia di disegni di legge annunciati, ad esempio, da Fratelli d’Italia, dal Movimento cinque stelle e dai gruppi di Cateno De Luca. Disegni di legge che avrebbero dovuto “sterilizzare” e quindi abrogare quel meccanismo.

L’aumento dello stipendio in beneficenza – Ma di questi disegni di legge, al momento, si sa poco altro. Così, qualcuno è intervenuto in modo volontario. Ed è proprio il caso del presidente dell’Ars. “Fino a quando non si troverà una sintesi credibile e non di facciata, perché illegittima o a rischio impugnativa, – ha detto Galvagno – continuerò, come sto facendo, a versare ogni mese la quota di adeguamento Istat della mia indennità ad associazioni di beneficenza. Dopo le elezioni di fine maggio, la vicenda degli adeguamenti Istat per i deputati sarà messa all’interno di un ragionamento che già si è fatto con maggioranza e opposizione”. Così, in attesa di “mettere d’accordo” parlamentari che non sembrano così entusiasti di firmare una legge che preveda un taglio ai loro stipendi, Galvagno sta versando ogni mese quella quota: i primi tre mesi, l’adeguamento Istat è andato alla Comunità di Sant’Egidio, alla Croce Rossa e alla Missione Speranza e Carità di Biagio Conte, il missionario scomparso recentemente. In attesa, appunto, che l’Ars riesca ad approvare un ddl ad hoc. O comunque, che riesca ad approvare una legge qualsiasi.