Strangolati, soffocati e seppelliti dopo essere stati privati di tutti i loro averi e aver digiunato fino allo stremo, per “poter vedere Gesù”. Assumono contorni sempre più inquietanti le misteriose morti di alcuni dei 133 seguaci (ma si sospetta che in totale possano essere quasi 570) della cosiddetta “setta del digiuno” in Kenya, creata dal predicatore Paul Mackenzie Nthenge nella città costiera di Malindi. Dopo l’arresto del sedicente pastore, fondatore della ‘Good News International Church’, in relazione al ritrovamento di fosse comuni in un terreno di sua proprietà nella foresta di Shakaola, dove erano ammassati i fedeli che aveva convinto a digiunare “per vedere Gesù”, le indagini della polizia che vedono sul posto anche il ministro degli Interni Kithure Kindiki hanno portato al ritrovamento di interi nuclei famigliari con genitori e figli seppelliti insieme.
E dalle autopsie emerge una verità sconcertante. Il verdetto degli esami sui cadaveri è chiaro: alcuni organi appartenenti ai corpi delle vittime sono scomparsi. Il sospetto è che siano stati usati per un traffico illegale, come sostenuto dall’ispettore capo Martin Munene: “Rapporti post-mortem hanno stabilito che vi sono degli organi mancanti in alcuni dei corpi delle vittime. Si ritiene che il commercio di organi umani sia ben coordinato e sta coinvolgendo diversi attori”. La maggior parte dei membri della setta è morta di fame, ma alcune delle vittime, compresi i bambini, sono state strangolate, picchiate o soffocate, secondo quanto afferma il patologo capo del governo, Johansen Oduor. Un fedele “pentito” della setta, ha raccontato alle autorità locali che lo stesso predicatore celebrava i funerali dei seguaci che venivano uccisi. Molti di loro, giunti da diverse regioni del Kenya, avevano ceduto a lui i loro averi, credendo di acquistare in cambio un appezzamento di terreno nella sua proprietà, per vivere di preghiere e di digiuni spirituali.
Le stime parlano di 566 seguaci del sedicente santone scomparsi, di cui più della metà sarebbero bambini e adolescenti. Cinque persone sono state recuperate ancora vive dagli agenti e ricoverate in ospedale a Malindi, facendo salire il conto dei salvati a 68. Per il predicatore è stata formulata, tra le altre, l’accusa di “genocidio” e il presidente William Ruto ha parlato di “atto equiparabile al terrorismo”. Le ricerche dei corpi, sospese per alcuni giorni a causa dell’incessante pioggia nell’entroterra di Malindi, sono riprese ieri e gli inquirenti sono convinti che, sparse nel terreno di 800 ettari di Mackenzie a Shakaola ci siano ancora 50 fosse comuni: “Purtroppo sono state scoperte nuove fosse comuni e ci sono altri corpi da riesumare. Gli sforzi di ricerca delle persone che si sospetta siano sepolte tra i boschi e i cespugli sono in corso,” ha dichiarato il ministro Kindiki.