Tre euro all’ora, nessun giorno di riposo, pagamenti in nero e buste paga irregolari. Così si lavora nel settore del turismo sulla riviera romagnola. Lo documenta ilfattoquotidiano.it che è tornato a sostenere dei colloqui con la telecamera nascosta in Romagna, due anni dopo l’inchiesta a puntate sulle condizioni degli stagionali dell’estate 2021 (LA PRIMA PUNTATA IN ROMAGNA /LA SECONDA PUNATA IN VERSILIA). La situazione però non sembra essere cambiata.
Alla vigilia dell’inizio della stagione, gli imprenditori del turismo sono alla continua ricerca di personale. Basta scorrere gli annunci sui gruppi social: aiuto cuoco, cameriere, bagnino, lavapiatti, barista. Si fa fatica a trovarli e la colpa, secondo gli imprenditori, è del reddito di cittadinanza e della “gente che non ha più voglia di fare nulla”. Ma quali sono le condizioni di lavoro offerte agli stagionali? I colloqui del fattoquotidiano.it iniziano dal lungomare di Rimini. Nei gabbiotti dei lidi si cercano assistenti per la spiaggia. “Si parte alle 6.30 del mattino fino alle 12, poi due ore di riposo e alle 14 si riprende fino a chiusura”. Difficile contare le ore “perché la spiaggia non ha orari, se no vai a farti le 8 ore in fabbrica” ma si parte da un minimo di dieci al giorno, sette giorni su sette. La paga? “1400 euro, ma non sei in regola per tutte le ore”.
L’INCHIESTA NEL 2022 – I COLLOQUI SULLA LAGUNA VENETA
Spostandosi sul lungomare, un altro stabilimento cerca un cameriere per il bar della spiaggia. “Nessun giorno di riposo, nove ore al giorno, ma sulla busta paga ne segniamo soltanto cinque”. Il resto fuori busta, in mano. Lo racconta anche un ex cameriera ai piani che la scorsa stagione ha lavorato in una struttura ricettiva della zona. “Sulla busta paga avevo segnato un part-time, ma lavoravo a tempo pieno. Il resto dei soldi mi veniva dato in nero, naturalmente”. Da queste parti sembra funzionare così. “Bisogna essere onesti, quelli che ti mettono in regola full time sono mosche bianche” racconta un ristoratore prima di presentare la sua offerta di lavoro. “Dalle 17 a chiusura, 7 su 7, per 1700 euro, ma in busta paga segniamo soltanto 1000-1100 euro”. E se dovessero arrivare i controlli? “Metti che dovresti fare il turno 8-12 e arrivano alle 13: gli dici che stai facendo un’ora in più di extra, non è contestabile”. C’è una soluzione a tutto. “Oppure se ti trovano alla sera e tu eri segnato al mattino dici che hai fatto un cambio turno” aggiunge il suo socio.
Negli hotel il copione non sembra essere differente. “Cerchiamo un portiere notturno, dalle 21.30 alle 7 del mattino, 1500 euro quasi tutti in busta rimangono fuori 200 e 300 euro”. Ma se si ha bisogno dell’alloggio alla paga si sottraggono 15 euro al giorno, cioè 450 euro al mese. In tasca rimangono così poco più di mille euro per un lavoro notturno di quasi dieci ore, sette su sette. Una condizione che Giuseppe (nome di fantasia) ha vissuto la scorsa stagione. “Ho fatto il portiere notturno, dalle 21.30 alle 8, sette su sette, lavorando per più di 300 ore al mese con uno stipendio reale di 1100 euro, in media poco più di 3 euro l’ora”. E non c’era la possibilità di ammalarsi. “Da giugno a settembre, mi hanno fatto firmare 4 contratti da un mese in modo tale che se stavo male potevano lasciarmi a casa”. Un altro ex-bagnino ha lavorato per 12-13 ore al giorno, 370 ore al mese, ma sulla busta paga erano segnate soltanto 159 ore. “Questa non è solo una perdita di contributi previdenziali e di giorni di futura di disoccupazione per il lavoratore, ma è un problema per tutto il sistema pensionistico italiano che si vede versare meno contributi” spiega Francesco Sbuglio, sindacalista di Slang-Usb che in questi anni ha portato avanti in tutta Italia la campagna Mai più sfruttamento stagionale per denunciare le condizioni di sfruttamento degli stagionali e per aiutarli nelle vertenze. “Per un lavoratore singolo diventa difficile mettersi contro il datore di lavoro – spiega l’ex bagnino che si è affidato agli avvocati del sindacato – ma con il loro sostegno sono riuscito a recuperare buona parte dei contributi che mi spettavano e che non mi erano stati segnati sulla busta paga”. Gli interventi del sindacato sono aumentati nel corso degli ultimi mesi. “Il turismo è ripartito dopo il Covid – aggiunge Sbuglio – ma le condizioni di lavoro non sono cambiate, anzi sono peggiorate”. E al futuro si guarda con grande preoccupazione. “L’abolizione del reddito di cittadinanza – prosegue il Sbuglio — rischia di mettere i lavoratori in una condizione di maggiore ricattabilità di fronte a offerte di lavoro indecenti”. La battaglia del sindacato punta a “mantenere questo strumento, anzi ad ampliarlo, e a introdurre un salario minimo che spinga la contrattazione al rialzo”
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