In un mondo in guerra, dove però sono tutti pacifisti, il pacifismo rischia di avere troppi significanti e nessun significato. La lista è molto lunga, ma è possibile dividerli in: pacifisti armati, pacifisti organizzati e pacifisti disarmati, anche un po’ disorganizzati.
Proprio questi ultimi sono scesi in piazza lo scorso 7 maggio per una “staffetta dell’umanità”, riuscendo con un semplice e ingorgatissimo giro di Whatsapp, a unire anime diverse nell’unico intento di sensibilizzare un dialogo verso la pace e chiedere lo stop all’invio delle armi. Comprensibilmente la manifestazione non ha raccolto i consensi dei pacifisti armati, meno comprensibilmente la manifestazione ha invece raccolto le critiche dei pacifisti organizzati.
La loro monopolizzazione del concetto di Pace, leggendo la Repubblica di oggi, pare vada in contrasto con chi ha aderito all’iniziativa, unendo fisicamente l’intero stivale “da Aosta a Lampedusa”, come recitava l’appello. I numeri delle piazze si fa fatica a metterli insieme, di sicuro a sottoscrivere l’appello sono stati in centinaia. Un successo considerevole tenendo conto dei mezzi a disposizione e della mancata propaganda.
Un fatto, magari anche non condivisibile, ma che dovrebbe quantomeno porre qualche interrogativo sugli obiettivi politici prossimi futuri.
Mentre la politica però tace, ad insorgere sono i pacifisti organizzati che, pur riconoscendo che “va bene sensibilizzare le piazze” e che “son buone le occasioni di partecipazione”, la staffetta dell’umanità del 7 maggio non va bene, no, no, no. Le motivazioni sono un po’ confuse (la mia pace è più bella della tua), l’unico elemento esplicito è l’accusa di protagonismo nei confronti di chi l’ha messa in piedi: il solito Michele Santoro, ingombrante anche quando non occupa nessuno spazio.
Da pacifista sgangherata, vorrei chiedere ai pacifisti organizzati: dunque, non avete partecipato alla staffetta perché contrari ai contenuti o perché temevate di non poterci mettere il cappello sopra?
Ci sono leggi ferme da anni in Parlamento perché i partiti, pur d’accordo con i contenuti, litigano su chi debba essere il primo firmatario, non mi stupirei se anche in questo caso il problema fosse proprio quello sottolineato dai pacifisti organizzati: il protagonismo, quello loro… con buona pace di tutti e senza orizzonti di pace per nessuno.