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Pietro Orlandi a Chi l’ha Visto?: “Quella lettera mi fa pensare che Emanuela sia stata portata lì, a Londra”. Sciarelli: “Certe cose per noi sono polpette avvelenate”

Nel corso della puntata del programma di RaiTre si è poi tornati sulla pista di Londra, dove la ragazza potrebbe essere stata portata dopo la sua scomparsa, in un ostello religioso per ragazze dei Padri scalabriniani

Cerchiamo di chiarire, ci sono state tante polemiche”: Pietro Orlandi ieri è stato accolto così da Federica Sciarelli a “Chi l’ha visto?”, dopo le controversie in merito alla sparizione nel 1983 di sua sorella Emanuela, scatenate dalle scorse puntate del programma dedicato alle persone scomparse.

In particolare, da quella che ha visto ospite in studio l’ex boss della Banda della Magliana Antonio Mancini, e in cui ci si è concentrati sull’audio diffuso mesi fa dal giornalista Alessandro Ambrosini sul suo blog Notte Criminale. Nel frammento della conversazione divulgato, Marcello Neroni, fiancheggiatore di Enrico De Pedis nella Banda della Magliana, ha parlato della scomparsa di Emanuela Orlandi, tirando in ballo Papa Woytjla, lanciando dure accuse contro quest’ultimo spesso attribuite in maniera erronea al fratello Pietro che non avrebbe fatto che riportarle ai fini dell’indagine aperta in Vaticano lo scorso gennaio.“Se non si fosse parlato di Emanuela in quell’audio, non mi sarebbe importato affatto di queste accuse”, ha chiarito ieri Pietro in trasmissione. “Chiederemo di ascoltarlo al procuratore capo di Roma Lo Voi”.

Nel corso di quella puntata, ci si era anche concentrati anche sul delegittimare sia le parole di Neroni che il suo stesso ruolo all’interno dell’organizzazione criminale. Mancini lo aveva definito uno “spaccaossa” a ribadirne la funzione marginale. “Questo componente che io ho definito minore della Banda della Magliana, nessuno lo conosceva prima dell’audio”: ha ribadito ieri la Sciarelli in merito a Neroni. Ma il nome di Marcello Neroni era già scritto a chiare lettere nell’ordinanza finale dell’operazione “Colosseo”, guidata dal giudice Otello Lupacchini, che ha portato dietro le sbarre quasi tutti i membri della banda. Ieri, a Chi l’ha Visto? è stata nuovamente trasmessa la parte dell’audio in cui Neroni ha accusato il Papa. “Io quell’audio lo avevo già ascoltato nel 2017 ma non ho ritenuto opportuno mandarlo avanti per difendere Emanuela, ho solo ritenuto giusto portarlo al promotore di giustizia in Vaticano Diddi”, ha detto Orlandi. Questo perché Neroni, in un frammento che non era stato diffuso da Ambrosini ma che la Sciarelli stessa ha scelto di citare, dice “Emanuela Orlandi e l’altra zozzetta”, in riferimento alla ragazza.

“Ho sdoganato quella parola”, ha sottolineato la Sciarelli “perché non bisogna censurare”, sebbene sia offensiva nei confronti della 15enne scomparsa. La Sciarelli ha poi comparato la voce nell’audio di Neroni con quella dell’uomo che telefonò a Chi l’ha visto? anni fa per denunciare che De Pedis era stato seppellito nella Basilica di Sant’Apollinare. “I nostri telespettatori ci hanno fatto notare questa cosa. Potrebbe essere quella voce?”: si chiede la giornalista ma sembra a tutti evidente il divario tra le due, prima di lanciare un appello al telefonista anonimo perché “fare una telefonata non è un reato”.

Poi si è arrivati a un’altra voce, quella che gira sul nastro della famosa cassetta che fu spedita in via della Dataria, presso la sede dell’Agenzia Ansa, il 17 luglio del 1983, a meno di un mese dalla scomparsa. Lo ricordiamo: il Lato A, contiene una voce maschile che con accento straniero legge in italiano un proclama ufficiale in cui si chiede la liberazione dell’attentatore del Papa Alì Agca in cambio della Orlandi. 
Nel lato B invece si sente la voce di una ragazza, presumibilmente Emanuela, che sta subendo delle violenze, “sottoposta a stimolazioni dolorose di intensità variabile e progressivamente crescente” (come si legge da un rapporto del Sismi). La copia digitale di quel nastro era già stata analizzata a lungo dal perito tecnico forense Marco Perino insieme al suo collega Paolo Dal Checco, con software di ultimissima generazione grazie ai quali erano state riscontrate delle anomalie, dei presunti tagli avvenuti nel mondo analogico.

“In tanti ci avete scritto e avete notato delle cose importanti” ha detto la Sciarelli prima di mandare in onda “le vostre impressioni”, ovvero le telefonate dei telespettatori che hanno interpretato quel nastro diversamente. Cosa è emerso? Maria da Berlino ha scritto: “Possibile che qualcosa non sia stato capito perché a me sembra che la voce femminile dica con inflessione italiana “geh weg” che in tedesco significa vai via”. E ancora: “un nostro affezionato telespettatore che si chiama Axel ha provato a ripulire la traccia audio e fornisce un’interpretazione alternativa. La voce femminile non dice ‘basta mi lasci dormire’, ma ‘dove mi lasci dormire adesso’”. Un’altra telespettatrice ha notato che “l’accento della ragazza è campano, non romano”. E così a seguire.

Ma possono dei telespettatori smentire, attraverso un semplice ascolto per quanto focalizzato, una perizia accurata? Risponde a FQMagazine il perito tecnico forense Marco Perino: “Abbiamo ascoltato e lavorato su quel nastro per due anni avendo a disposizione una copia digitale ricevuta dalla famiglia. Capiamo le buone intenzioni dei telespettatori, ma quello che stanno facendo è interpretare, o pulire file che hanno probabilmente estrapolato da servizi televisivi o da internet, e che hanno quindi limiti di banda tipici di apparecchiature televisive. Stanno lavorando su file con qualità più bassa di quelli di qualità già bassa che abbiamo a disposizione noi.
 Entrando nel merito di alcune considerazioni, molte persone hanno segnalato lingue e accenti stranieri nelle espressioni della ragazza, ma non ne abbiamo trovato riscontro nelle nostre analisi. La frase “( … ) mi lasci dormire” l’abbiamo trascritta da tempo, definendo come incomprensibile la parola che introduce il periodo “mi lasci dormire”. Incomprensibile significa che si evince una parola ma che non c’è certezza sulla stessa. Sicuramente non viene detto “dove”, come ha provato a suggerire un telespettatore. Il fatto che si abbia l’impressione di sentire, non significa che effettivamente esista quella parola. Capisco che lo facciano in buona fede ma è un lavoro apparentemente facile, ma che in realtà facile non è; richiede molta esperienza, molto tempo, e software adeguati; non ci si improvvisa. Un perito non è chiamato a “suggerire” parole per “far bella figura”, anzi, tendenzialmente un buon perito è colui che di parole ne scrive meno, omette ciò che non è certo a rigore di scientificità, e soprattutto di verità oggettiva. 
Vi sono interpretazioni diametralmente opposte fra di loro che possono sembrare tutte giuste. Ma lo sono? Tipico esempio di un file audio che ascoltiamo leggendone la sottotitolatura impropria; il sottotitolo porta il nostro cervello a “sentire” ciò che leggiamo, anche se sbagliato.

Due periodi completamente diversi come “è relativo” o “è attivo”, sono frasi che sentiremmo in egual misura di interpretazione e convincimento, se ascoltate da file con bassa intelligibilità e basso rapporto segnale rumore. Tornando alla parola “dove”, basta semplicemente cercare di misurare l’energia di quella vocale “e”, e si noterà che non vi è nessuna “e”. 
Su questo caso si è già detto di tutto, consiglio di lasciar lavorare i tecnici super partes chiamati dalla famiglia, così da togliere fumo, invece di metterne altro e concludendo, ascoltare due voci da apparecchiatura televisiva non può permettere a nessuno di definire se le stesse appartengano alla stessa persona o meno. La scienza di comparazione vocale è molto complessa, e richiede molto tempo per comparare due voci, sia a livello biometrico, che linguistico. Non ci si può inventare conclusioni senza un’analisi approfondita che richiederebbe settimane di esami e controesami”.

La Sciarelli ha poi chiesto un consulto all’ex attrice hard Jessica Rizzo, poiché gli inquirenti all’epoca dissero alla famiglia che avevano verificato bene la registrazione e che si trattava di spezzoni di un film porno messi insieme da un mitomane. “Non sembrano urla di piacere, non mi ha dato un senso di piacere”, ha notato l’attrice.

Si è poi tornati sulla pista di Londra, dove la ragazza potrebbe essere stata portata dopo la sua scomparsa, in un ostello religioso per ragazze dei Padri scalabriniani. Lo stesso indicato nel documento di cinque pagine, pubblicato mel 2017 dal giornalista Emiliano Fittipaldi, in cui c’è un elenco delle spese sostenute dal Vaticano per mantenere in vita Emanuela in un convento di Londra per 14 anni, dopo la sua scomparsa. Non è la prima volta che si parla di Londra, già nel 2011 era venuta fuori questa strada attraverso una fonte, “Lupo solitario” che disse che Emanuela era nascosta in un manicomio di Londra perché sedata da anni. Adesso c’è un altro documento a riprova di quella ipotesi ed è la lettera, recapitata a Pietro Orlandi, inviata dall’arcivescovo di Canterbury George Carey al Cardinal Ugo Poletti del ’93. C’è scritto: “Ho saputo che lei sta a Londra vorrei invitarla a parlare personalmente della questione di Emanuela Orlandi”. Il figlio di Carey, ormai ultraottantenne, è venuto allo scoperto rispondendo al nome del padre che ha riconosciuto la sua firma su quella lettera ma ne ha smentito il contenuto. L’indirizzo a cui è inviata la lettera e Clapham Road, 176, Londra. Lo stesso del convitto religioso dei padri scalabriniani comparso nel resoconto di spese diffuso da Fittipaldi, riportato in quel documento con un presumibile errore di battitura (Chapman Road).

La lettera è stata analizzata nel corso della trasmissione, nel sono stati evidenziati gli errori perlopiù di battitura, ritenuti dei segnali tangibili del fatto che sia falsa. “Nell’era tecnologica è molto facile dire che una cosa è falsa, nessuno lo potrà mai capire. Io guardo ai contenuti più che alla forma. Potrebbe essere falsa ma con all’interno cose vere. Lord Carey non avrebbe mai detto di averla scritta lui, questo scordiamocelo, ma ha riconosciuto la sua firma. Non si può dire sia al 100 per cento falsa. Ci sono delle cose che devono essere approfondite e che mi fanno pensare che Emanuela sia stata portata lì a Londra”, ha sottolineato Pietro Orlandi.

“Per noi certe cose sono polpette avvelenate”, ha replicato la Sciarelli. In chiusura, Pietro Orlandi ha manifestato la sua amarezza per il diniego da parte del Comune di Roma delle autorizzazioni necessarie per il sit-in in occasione dei 40 anni dalla scomparsa di Emanuela, in Campidoglio. “Stavo organizzando il sit-in capidoglio, come nel 2012. Inizialmente erano entusiasti, avevo anche appuntamento con il sindaco di Roma ma poi hanno fatto passo indietro. Hanno deciso di soprassedere. Ed è successo subito dopo la polemica scoppiata su Papa Woytjla. La motivazione? Il giubileo previsto nel 2025. C’è ancora molta sudditanza psicologica nei confronti del Vaticano. Spero che si ricordino che l’obiettivo è arrivare alla verità”.