Sul Tav Torino-Lione i nodi arrivano al pettine. Non ci sono più solo le indiscrezioni e le opinioni degli esperti, ora anche il Conseil d’orientation des infrastructures ha messo nero su bianco nel suo cronoprogramma (consegnato il 16 marzo scorso) che servirà tempo ulteriore per completare la sua tratta. E tra i motivi principali ci sono i costi troppo alti e la necessità di finanziamenti massici. A rivelarlo è Repubblica, citando il cronoprogramma diffuso a marzo. Ma il ministro dei Trasporti Clément Beaune, interpellato dall’agenzia Ansa, ha preso le distanze: “Il governo francese non ha deciso nessun rinvio nel calendario relativo alla Tav Lione-Torino”, ha dichiarato aggiungendo che le notizie di rinvii nella costruzione di determinate strutture fanno riferimento non a decisioni prese “ma ad un rapporto indipendente consegnato al governo”. “Non si tratta in nessun caso di una decisione del governo e il nostro calendario resta immutato”.

Nel documento si ipotizza che il rinvio sarà a dopo il 2043, a causa dei costi troppo alti e della necessità di ulteriori finanziamenti. Un rallentamento preannunciato e che ha provocato l’intervenuto del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: “Al di là degli insulti, delle polemiche e delle provocazioni che registriamo con stupore, siamo preoccupati dalle titubanze francesi a proposito di Tav”, ha detto. “Da Parigi ci aspettiamo chiarezza, serietà e rispetto degli accordi: l’Italia è stata ed è di parola, non possiamo accettare voltafaccia su un’opera importante non solo per i due Paesi ma per tutta Europa”. Il nervosismo del leghista nasce anche dal fatto che, solo ieri, si è riaperto lo scontro Roma-Parigi sulla gestione dei migranti con il capo del partito di Emmanuel Macron che ha messo sotto accusa la politica “disumana” del governo Meloni. Ora il fronte che si apre riguarda il Tav e la preoccupazione di Salvini è stata condivisa, poco dopo, anche da Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte. “Dopo più di 30 anni abbiamo finalmente una data di conclusione della Torino-Lione, ovvero il 2032”, ha detto. “Auspichiamo che questa data sia certa e veda la conferma anche dei partner europei coinvolti. Non è una partita che si può non giocare”.

Secondo quanto riferito da Repubblica, Parigi intende “realizzare una delle tratte di accesso della Tav in Francia soltanto dopo l’entrata in funzione del tunnel del Moncenisio, tra la fine del 2032 e l’inizio del 2033″. Nulla è ancora definitivo, anche perché l’esecutivo francese dovrà arrivare con una linea condivisa per la Conferenza intergovernativa Italofrancese fissata per il 22 giugno prossimo a Lione. Intanto, domani 12 maggio ci sarà un confronto in Francia tra i capidelegazione Paolo Foietta, Josiane Beaud e i delegati di Bruxelles.

Sul caso è intervenuto anche il movimento No Tav. Con il “rinvio dei lavori” che sta valutando la Francia per la sua parte nazionale la Tav “si schianta contro un muro”, hanno dichiarato. “Senza la tratta nazionale francese va a cadere anche una delle ultime argomentazioni dei promotori dell’opera, cioè il guadagno di mezz’ora dei tempi di percorrenza tra Torino e Lione, a costo di sventrare due valli e spendere decine di miliardi. Ciò che sta accadendo – prosegue il movimento No Tav – è la dimostrazione plastica di quanto il movimento No Tav, da una parte all’altra del confine, ripete da tempo: cioè che l’opera è antieconomica, inutile e rappresenta unicamente un grande regalo alle lobbies del cemento e del tondino”.

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