Sembra un finale a effetto pensato proprio alla vigilia della festa della Mamma. Ma la storia di Angelica, una ragazza Campana, passata dalla disperazione per la scoperta di un tumore raro alla felicità di essere diventata madre è una vicenda molto reale e concreta. Con tutte le sofferenze e le angosce di chi, a soli 27 anni, riceve la diagnosi di un tipo di cancro difficile da curare. Protagonisti positivi dell’intera vicenda il Centro nazionale di adroterapia oncologica (Cnao) e la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo, entrambi a Pavia. Tutto inizia un anno prima, quando dopo una serie di esercizi eseguiti in palestra, Angelica avverte un dolore, come uno strappo o un’ernia. Quel fastidio persiste alcuni mesi fino a che la ragazza decide di fare una risonanza magnetica. Ma la diagnosi che non ti aspetti arriva dopo un’altra risonanza con mezzo di contrasto, che evidenzia una massa, seguita da Pet e poi biopsia: si tratta di condrosarcoma di grado 1 dell’osso sacro, vicinissimo a retto, utero e ovaie. I sintomi della malattia riguardano infatti la zona del sacro con sciatalgia, cui a volte si aggiunge stipsi a causa della compressione esercitata dalla massa tumorale.

Che cos’è il condrosarcoma del sacro
I condrosarcomi sono neoplasie maligne che si formano da frammenti di cartilagine e provocano un’anomala formazione di tessuto osseo e/o cartilagineo. I condrosarcomi possono svilupparsi in qualsiasi osso, sebbene le ossa più colpite siano la pelvi, le scapole, le costole e le ossa lunghe (ovvero gambe, braccia, dita delle mani e dita dei piedi). Quando possibile, si asporta chirurgicamente. L’intervento può essere più o meno demolitivo a seconda delle dimensioni, della sede e dello stadio della neoplasia di ogni paziente. Nel caso di Angelica, la massa era tecnicamente asportabile, ma il vero problema è che l’intervento avrebbe causato effetti collaterali invalidanti. Ci sarebbe un’alternativa, la radioterapia. Ma anche questa soluzione presenta alcune criticità: quella tradizionale (a base di fotoni) non è molto efficace contro il condrosarcoma, che è un tumore “radioresistente”, capace di autoripararsi nel tempo con conseguenti recidive e ritorno della malattia. È qui che entra in scena l’adroterapia, una forma avanzata di radioterapia che si avvale di ioni carbonio o protoni, a differenza di quella “convenzionale” che utilizza i raggi X. Il Cnao di Pavia è uno dei soli sei Centri al mondo in grado di erogare fasci di protoni e ioni carbonio. Per questo Angelica, dalla Campania, ha affrontato il viaggio fino al capoluogo lombardo, dove trascorre l’estate del 2019 da giugno ad agosto, e in cui è sottoposta prima all’intervento per preservare la fertilità e poi a 16 sedute di adroterapia, quattro a settimana.

Salvaguardare la fertilità
Nel caso di Angelica, durante l’adroterapia, era molto importante proteggere gli organi vicini, tutti delicati perché molto sensibili alle radiazioni (retto, intestino, utero e ovaie). Quindi, per distanziarli dall’area da colpire con le radiazioni (il sacro), è stato impiegato un dispositivo in silicone, detto “spacer”. Ma non solo, occorreva anche spostare le ovaie perché se fossero state lasciate in sede avrebbero ricevuto una dose radiante tale da renderle inattive dal punto di vista ormonale, determinando anche una menopausa radio-indotta. E poiché ogni intervento sulle ovaie non è esente da rischi, Angelica si è sottoposta anche a una crioconservazione degli ovociti, una delle tecniche standard per preservare la fertilità.

La prima volta al mondo
Tutta l’intera procedura cui si è sottoposta Angelica è un caso unico al mondo. La cosa più particolare è che le ovaie sono state portate in avanti, fissate alla parete addominale, dopo aver dislocato il retto e l’utero con uno spacer in modo da proteggere queste strutture dal fascio di particelle. La novità consiste nell’inserimento dello spacer nella sede di dislocazione delle ovaie e nell’aver spostato parzialmente anche l’utero. Dopo le cure, Angelica torna a casa e segue i controlli previsti, che consistono, per 10 anni, quello di fare una risonanza magnetica periodica, con una Tac o una Pet. Terminata la terapia, Angelica non accusa particolare tossicità, il retto non ha subito danni, ovaie e utero hanno ricevuto una dose di radiazioni praticamente nulla, le mestruazioni sono regolari, ecograficamente le ovaie risultano funzionanti, il follow up oncologico è sempre negativo.

Una gravidanza inaspettata
Infine la bellissima sorpresa, quando un anno fa, proprio durante la festa della mamma, Angelica scopre di essere incinta. Con il suo ragazzo non aveva programmato o si aspettava una gravidanza, specie dopo tutto il travaglio vissuto e il labirinto terapeutico attraversato. Gli eventuali rischi cui lei poteva andare incontro potevano essere maggiori probabilità di aborto spontaneo, parto pre-termine, ritardo di crescita fetale e sanguinamenti importanti per anomalie della placenta. Ma se questi problemi vengono riconosciuti precocemente si può gestire al meglio la gravidanza. E quindi, a partire dalla ventesima settimana, Angelica ha eseguito ecografie mensili per monitorare il funzionamento della placenta e la corretta crescita della bambina. La gestazione di Angelica è scorsa senza problemi. C’è però l’ultimo stadio da superare: a causa delle radiazioni il rischio di fratture sacrali durante un parto naturale è elevato per cui, temendo abbondanti sanguinamenti si è pianificato un cesareo. Conclusione? Il giorno di Santo Stefano, Angelica e Federica, il nome della piccola neonata, sono tornate a casa perfettamente in salute. E, se la mamma lo vorrà, come affermato dai medici, non c’è motivo per non pensare a un altro bimbo.

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