Gli hacker promettono “nei prossimi giorni” di mostrare “ulteriori falle nei sistemi delle altre Asl di tutta la regione”, dopo l’attacco che dal 3 maggio scorso ha messo in ginocchio il sistema informatico della Asl provinciale dell’Aquila paralizzando servizi e prestazioni. Un attacco nel quale sono stati trafugati oltre 500 giga di materiale dai server della Asl 1 Avezzano – Sulmona L’Aquila, che si stanno riversando online. Tra i dati rubati anche gli esami medici – ma non la cartella clinica, che è in versione cartacea ed è blindata nel super carcere aquilano – di Matteo Messina Denaro rinchiuso nel carcere di massima sicurezza del capoluogo regionale dal 17 gennaio scorso e in cura per un tumore al colon. Il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio chiarisce che “la Asl e la Regione non pagheranno nessun riscatto chiesto dagli hacker”, perché “teniamo a sottolineare che la divulgazione dei dati trafugati costituisce un reato e chiunque scarichi file dal dark web commette un reato penale, quindi invitiamo tutti a non aprire documenti rilasciati illegalmente in rete”. Sulla vicenda stanno indagando la Distrettuale antimafia e antiterrorismo dell’Aquila.
Il Capogruppo del Movimento 5 Stelle Francesco Taglieri con i consiglieri regionali Giorgio Fedele, Pietro Smargiassi, Domenico Pettinari e Barbara Stella, concordano sul fatto che la Regione non debba pagare il riscatto, ma sottolineano che “ancora non è dato sapere quali azioni siano state messe in campo, invece, per garantire le prestazioni sanitarie e per ripristinare l’accesso alle cure completo alla popolazione”. In più, M5s si chiede “perché questa Giunta, a distanza di dieci giorni dal blocco dei sistemi dovuto all’hackeraggio, non sia stata in grado di organizzare una riunione tra Giunta e Consiglio per rendere edotto tutto l’organo legislativo abruzzese sullo stato delle cose e sull’entità del danno”. E chiedono che, viste le minacce degli hacker sulle azioni dei prossimi giorni, vengano “applicati i dovuti controlli sulle altre reti attraverso uno stress test dei sistemi. Non possiamo rimanere in silenzio – incalzano – mentre criminali minacciano le istituzioni di cui siamo rappresentanti democraticamente eletti dai cittadini”.
Intanto Marsilio, puntualizzando che “questo attacco informatico ha il solo scopo di lucrare attraverso la divulgazione di questi dati e l’unico modo per contrastarlo è quello di non aprire i documenti“, descrive la situazione come emergenziale. , precisando però che dall’11 maggio “è ripartito il servizio Cup e la Asl dell’Aquila sta recuperando gran parte dei dati trafugati”. Gli hacker, nel frattempo, oltre a chiedere a Marsilio e al direttore della Asl Ferdinando Romano di trattare, minacciano direttamente ai cittadini utenti del servizio sanitario di diffondere i dati. C’è da sottolineare che la possibile vulnerabilità della rete è al centro di un progetto pilota in Europa che il garante abruzzese per i detenuti, Giammarco Cifaldi, sta portando avanti insieme alla Regione Abruzzo e che prevede un doppio sistema di protezione dei dati relativi alla popolazione carceraria mediante la creazione di un’apposita cartella sanitaria di medicina penitenziaria. La Asl però prova a difendersi spiegando che “attacchi di pirateria informatica si sono verificati e continuano a verificarsi colpendo Aziende Sanitarie in tutta Italia. La ASL di L’Aquila, dal canto suo, ribadisce di aver messo in campo tutte le azioni e le misure possibili per garantire la continuità dei servizi e ci scusiamo per i disagi subiti dai pazienti”, che poi significa emergenza che ha messo in ginocchio il sistema informatico paralizzando servizi e prestazioni. E al momento non c’è una idea dei tempi di un ritorno alla normalità anche se viene annunciata la riapertura del servizio Cup per le prenotazioni e per domenica la radioterapia.