Per l'antica regola del "privilegio del bianco", attualmente solo sette donne al mondo possono vestire di bianco dinanzi al Papa
“Oggi ci siamo vestiti uguali”, ha commentato scherzosamente Papa Francesco alla vista di Giorgia Meloni con un tailleur bianco. E, in effetti, il colpo d’occhio dei loro due in bianco, l’uno accanto all’altra, non passa inosservato. La presidente del Consiglio si è presentata infatti sul palco dell’Auditorium della Conciliazione di Roma, in occasione degli Stati Generali della Natalità, con pantaloni di un beige cipria e un soprabito dal taglio sartoriale, in un punto di bianco caldo decisamente molto, troppo, simile a quello dell’abito talare del Santo Padre. E se Bergoglio lo ha fatto ironicamente notare al termine del convegno, in un clima di rilassatezza e confidenza, sui social si sono subito scatenate le critiche.
In molti, infatti, hanno prontamente citato l’antica regola del cosiddetto “privilegio del bianco”, ovvero il protocollo vaticano per le udienze papali. E, nonostante la sua applicazione non sia più obbligatoria dagli anni Ottanta, tuttavia finora è sempre stato rispettato (salvo qualche rara eccezione). Di cosa si tratta? E’ un prontuario che norma il dress code in Vaticano, richiedendo una precisa gamma cromatica quando si giunge al cospetto del Pontefice e concedendo abiti “candidi” solo alle regine e alle consorti dei re di religione cattolica. Quindi, attualmente, solo sette donne al mondo possono vestire di bianco dinanzi al Papa: la regina Letizia di Spagna e l’ex regina Sofia di Spagna, la regina Mathilde del Belgio e l’ex sovrana Paola del Belgio, la granduchessa Maria Teresa di Lussemburgo, la principessa Charlène di Monaco e la principessa Marina di Savoia. Per tutte le altre – sia le regine non cattoliche che capi di Stato o mogli di capi di Stato e gli esponenti politici – vale la regola dell’abbigliamento scuro, meglio se nero e con il capo coperto. Non solo: sono richiesti capi formali, sobri, a maniche lunghe e con l’orlo tassativamente sotto al ginocchio; accostati ad accessori altrettanto rigorosi e, meglio ancora, un velo sulla testa. Magistrale, in tal senso, il look di Melania Trump quando fece visita a Papa Francesco con il marito Donald da First Lady degli Stati Uniti. Regole che, come abbiamo detto, sono divenute facoltative dagli anni Ottanta ma che sono state comunque sempre rispettate in tutti questi anni perché ritenute in ogni caso una forma di rispetto non solo dell’etichetta in generale ma soprattutto del luogo e della personalità che si sta incontrando.
Va detto anche che Giorgia Meloni e papa Francesco oggi non si trovavano in Vaticano e non era un’udienza papale ma, appunto, un convegno pubblico all’Auditorium di Roma, cosa che può essere facile obiezione alle critiche. In ogni caso, quella della premier è stata, però, una scelta infelice: sarebbe bastato un qualsiasi altro colore (ad esempio il lilla scelto dall’allora regina Elisabetta nel 2014) per evitare polemiche. Tanto più che dalla sua elezione ad oggi è sempre stata molto attenta alla cura della sua immagine e dei suoi look. E in un momento, come quello attuale, in cui il potere simbolico degli abiti è particolarmente sotto i riflettori, dopo le dichiarazioni della neo segretaria del Pd Elly Schlein sull’armocromia.