I lavoratori addetti alle pulizie negli ospedali hanno diritto a vedere computato il tempo per indossare (e togliere) gli abiti da lavoro all’interno dell’orario giornaliero. Inoltre, visto che è l’azienda a dover fornire le divise pulite ai dipendenti, questi ultimi hanno diritto ad ottenere un risarcimento dei danni per aver fatto fronte al lavaggio (almeno tre volte alla settimana) a proprie spese e nella propria abitazione, anche durante il periodo del Covid. Dalla sentenza emessa a Padova dal giudice Mauro Dalla Casa, della sezione controversie del lavoro del Tribunale, emerge un principio di natura più generale che interessa tutti i dipendenti delle imprese di pulizie che si trovino nelle stesse condizioni di una quarantatreenne nigeriana.
Innoyeze Faith, residente a Padova, assistita dall’avvocato Emanuele Spata, aveva fatto causa alla Markas Service, con sede a Bolzano, assistita dagli avvocati Gianluca Spolverato, Francesca Marchesan ed Elisa Pavanello di Venezia. La dipendente, assunta nel 2009, è un’addetta alle pulizie nel servizio di sanificazione e disinfezione dell’ospedale Giustinianeo di Padova. Markas Service si occupa anche della pulizia di altre strutture ospedaliere pubbliche di Padova e provincia. Secondo il legale, la donna ha svolto per anni un compito di pulizia di superfici, pavimenti ed oggetti vari, in differenti reparti, entrando in contatto con diversi tipi di liquidi biologici provenienti dai pazienti, tra cui sangue, escrementi e urine. Un lavoro molto rischioso, anche perché si è occupata di pulire i cestini di rifiuti, contenente il materiale più differenziato.
Per questo l’addetta alle pulizie indossa una divisa composta da casacca, pantaloni, scarpe antinfortunistiche e guanti, Inoltre deve tenere puliti gli indumenti di lavoro. In base ad un avviso, era vietato al personale indossare la divisa in locali diversi da quelli dove presta servizio. Di qui l’obbligo di cambiarsi all’arrivo in ospedale, in uno spogliatoio ove ogni addetto ha un proprio armadietto. “Tali operazioni venivano compiute ad inizio turno prima della timbratura, mentre a fine turno erano effettuate dopo. Inoltre, la ricorrente doveva provvedere da sé al lavaggio di tali indumenti in violazione del capitolato d’appalto che stabiliva il divieto di provvedere al lavaggio presso la propria abitazione e prevedeva l’obbligo dell’impresa appaltatrice di fornire una divisa pulita ogni giorno”. Così scrive il giudice, riassumendo le richieste della lavoratrice: il riconoscimento del tempo impiegato per la vestizione pari a 20 minuti al giorno e un’ora di straordinario per ogni lavaggio degli indumenti, quindi tre lavaggi alla settimana. Il giudice ha accolto le richieste, salvo fissare il danno per il lavaggio degli indumenti in 50 euro mensili per tutta la durata del rapporto di lavoro.
Nel ricorso, l’avvocato Spata aveva ricordato come il lavaggio in casa della divisa avvenga anche in presenza di sporcizia derivante da liquidi biologici dei pazienti, “mettendo a rischio l’incolumità fisica dei propri familiari a causa di contatti chimici e biologici, senza contare l’estrema gravità del momento storico trascorso”. Anche in periodo di Covid il lavaggio delle divise era affidato ai dipendenti, nonostante i richiami dell’Azienda sanitaria padovana all’impresa di pulizie. La causa ha puntato a veder riconosciuto il tempo della vestizione all’interno dell’arco orario di lavoro giornaliero, visto che ogni lavoratore ha l’obbligo di indossare la divisa e non può usare abiti normali. Di conseguenza, la vestizione fa parte, a tutti gli effetti, dell’attività lavorativa, costituendo di fatto un dispositivo di protezione individuale rispetto ai rischi del materiale manipolato.
L’impresa di pulizie ha sostenuto, invece, che la divisa non avrebbe avuto quella natura, perché nelle aree dove c’era pericolo di contaminazione era previsto che fossero indossati ulteriori indumenti protettivi monouso. Inoltre i dipendenti non sarebbero stati costretti a timbrare il cartellino dopo essersi vestiti, ma avevano facoltà di farlo anche prima. Il giudice ha affermato che l’attività di pulizia in locali aperti al pubblico frequentati da persone portatrici di patologie “comporta il rischio di venire in contatto con agenti patogeni di varia natura, con sostanze nocive, tossiche, corrosive, con agenti biologici e con la sporcizia che i lavoratori devono rimuovere”. È quindi intuitivo che le divise “svolgono una funzione di protezione personale e non possono considerarsi indumenti ordinari di lavoro”. Una situazione analoga, e tutelata, è quella delle tute deli operatori ecologici e degli addetti alle pulizie delle carrozze ferroviarie.
Per questo “del compito di lavare quotidianamente le divise deve farsi carico il datore di lavoro, che ha il generale dovere di sicurezza nei confronti dei dipendenti”, mentre l’obbligo di indossare le divise sul luogo di lavoro nasce “da ragioni di igiene”. Infine, le divise non sono portabili all’esterno perché “se non fossero tolte potrebbero sporcare gli indumenti personali indossati sopra di esse”. La sentenza è stata accolta con soddisfazione dalla sigla Sls (Sindacato Lavoro Società) che ha inviato un comunicato a tutti i lavoratori delle imprese di pulizia del settore ospedaliero: “È un importante risultato che si pone a tutela della dignità della sicurezza dei lavoratori che anche in tempo di pandemia hanno contribuito alla salvaguardia della salute generale, rimanendo non solo esposti alle infezioni, ma anche misconosciuti nel loro diritto a vedersi riconoscere le giuste indennità”. Adesso si prevede il fioccare di cause simili.
Lavoro & Precari
“Indossare la divisa fa parte dell’orario lavoro e il lavaggio spetta all’azienda”: un’addetta alle pulizie dovrà essere risarcita dalla ditta
I lavoratori addetti alle pulizie negli ospedali hanno diritto a vedere computato il tempo per indossare (e togliere) gli abiti da lavoro all’interno dell’orario giornaliero. Inoltre, visto che è l’azienda a dover fornire le divise pulite ai dipendenti, questi ultimi hanno diritto ad ottenere un risarcimento dei danni per aver fatto fronte al lavaggio (almeno tre volte alla settimana) a proprie spese e nella propria abitazione, anche durante il periodo del Covid. Dalla sentenza emessa a Padova dal giudice Mauro Dalla Casa, della sezione controversie del lavoro del Tribunale, emerge un principio di natura più generale che interessa tutti i dipendenti delle imprese di pulizie che si trovino nelle stesse condizioni di una quarantatreenne nigeriana.
Innoyeze Faith, residente a Padova, assistita dall’avvocato Emanuele Spata, aveva fatto causa alla Markas Service, con sede a Bolzano, assistita dagli avvocati Gianluca Spolverato, Francesca Marchesan ed Elisa Pavanello di Venezia. La dipendente, assunta nel 2009, è un’addetta alle pulizie nel servizio di sanificazione e disinfezione dell’ospedale Giustinianeo di Padova. Markas Service si occupa anche della pulizia di altre strutture ospedaliere pubbliche di Padova e provincia. Secondo il legale, la donna ha svolto per anni un compito di pulizia di superfici, pavimenti ed oggetti vari, in differenti reparti, entrando in contatto con diversi tipi di liquidi biologici provenienti dai pazienti, tra cui sangue, escrementi e urine. Un lavoro molto rischioso, anche perché si è occupata di pulire i cestini di rifiuti, contenente il materiale più differenziato.
Per questo l’addetta alle pulizie indossa una divisa composta da casacca, pantaloni, scarpe antinfortunistiche e guanti, Inoltre deve tenere puliti gli indumenti di lavoro. In base ad un avviso, era vietato al personale indossare la divisa in locali diversi da quelli dove presta servizio. Di qui l’obbligo di cambiarsi all’arrivo in ospedale, in uno spogliatoio ove ogni addetto ha un proprio armadietto. “Tali operazioni venivano compiute ad inizio turno prima della timbratura, mentre a fine turno erano effettuate dopo. Inoltre, la ricorrente doveva provvedere da sé al lavaggio di tali indumenti in violazione del capitolato d’appalto che stabiliva il divieto di provvedere al lavaggio presso la propria abitazione e prevedeva l’obbligo dell’impresa appaltatrice di fornire una divisa pulita ogni giorno”. Così scrive il giudice, riassumendo le richieste della lavoratrice: il riconoscimento del tempo impiegato per la vestizione pari a 20 minuti al giorno e un’ora di straordinario per ogni lavaggio degli indumenti, quindi tre lavaggi alla settimana. Il giudice ha accolto le richieste, salvo fissare il danno per il lavaggio degli indumenti in 50 euro mensili per tutta la durata del rapporto di lavoro.
Nel ricorso, l’avvocato Spata aveva ricordato come il lavaggio in casa della divisa avvenga anche in presenza di sporcizia derivante da liquidi biologici dei pazienti, “mettendo a rischio l’incolumità fisica dei propri familiari a causa di contatti chimici e biologici, senza contare l’estrema gravità del momento storico trascorso”. Anche in periodo di Covid il lavaggio delle divise era affidato ai dipendenti, nonostante i richiami dell’Azienda sanitaria padovana all’impresa di pulizie. La causa ha puntato a veder riconosciuto il tempo della vestizione all’interno dell’arco orario di lavoro giornaliero, visto che ogni lavoratore ha l’obbligo di indossare la divisa e non può usare abiti normali. Di conseguenza, la vestizione fa parte, a tutti gli effetti, dell’attività lavorativa, costituendo di fatto un dispositivo di protezione individuale rispetto ai rischi del materiale manipolato.
L’impresa di pulizie ha sostenuto, invece, che la divisa non avrebbe avuto quella natura, perché nelle aree dove c’era pericolo di contaminazione era previsto che fossero indossati ulteriori indumenti protettivi monouso. Inoltre i dipendenti non sarebbero stati costretti a timbrare il cartellino dopo essersi vestiti, ma avevano facoltà di farlo anche prima. Il giudice ha affermato che l’attività di pulizia in locali aperti al pubblico frequentati da persone portatrici di patologie “comporta il rischio di venire in contatto con agenti patogeni di varia natura, con sostanze nocive, tossiche, corrosive, con agenti biologici e con la sporcizia che i lavoratori devono rimuovere”. È quindi intuitivo che le divise “svolgono una funzione di protezione personale e non possono considerarsi indumenti ordinari di lavoro”. Una situazione analoga, e tutelata, è quella delle tute deli operatori ecologici e degli addetti alle pulizie delle carrozze ferroviarie.
Per questo “del compito di lavare quotidianamente le divise deve farsi carico il datore di lavoro, che ha il generale dovere di sicurezza nei confronti dei dipendenti”, mentre l’obbligo di indossare le divise sul luogo di lavoro nasce “da ragioni di igiene”. Infine, le divise non sono portabili all’esterno perché “se non fossero tolte potrebbero sporcare gli indumenti personali indossati sopra di esse”. La sentenza è stata accolta con soddisfazione dalla sigla Sls (Sindacato Lavoro Società) che ha inviato un comunicato a tutti i lavoratori delle imprese di pulizia del settore ospedaliero: “È un importante risultato che si pone a tutela della dignità della sicurezza dei lavoratori che anche in tempo di pandemia hanno contribuito alla salvaguardia della salute generale, rimanendo non solo esposti alle infezioni, ma anche misconosciuti nel loro diritto a vedersi riconoscere le giuste indennità”. Adesso si prevede il fioccare di cause simili.
Articolo Precedente
Il circolo vizioso della sanità che la politica non sa risolvere: serve una stretta sui medici a gettone? Sì, ma gli ospedali non starebbero in piedi
Articolo Successivo
Cassaintegrati Alitalia senza assegni da gennaio. Oggi scade (di nuovo) l’esclusiva per la vendita del 40% Ita a Lufthansa
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Ucraina, Starmer e Macron propongono un mese di tregua. Von der Leyen: ‘L’Europa deve riarmarsi’. Meloni: ‘Trump-Zelensky? No alle inutili tifoserie’
Mondo
500 coloni assaltano la moschea di Al-Aqsa. Israele: “Hamas non firma il piano Witkoff, stop agli aiuti a Gaza”. Gli Usa d’accordo
Fatti quotidiani
Ultimi giorni per un anno di abbonamento al Fatto a un prezzo speciale. L’appello di Travaglio
Roma, 2 mar. (Adnkronos) - La capitale si prepara ad accogliere il ‘Resp Festival’, un evento innovativo che promette di trasformare Ariccia in un epicentro di suoni, luci e performance artistiche. Organizzato dal gruppo 06, il Festival si terrà presso il nuovo mega club ‘Factory46’, una struttura di 2.000 mq, (in Via Quarto Negroni 46, Ariccia), dotata di impianto audio all’avanguardia, giardino e zona food. L’evento si svolgerà dal 15 marzo per cinque sabati consecutivi, offrendo un’esperienza sensoriale unica, e rappresentando un nuovo capitolo nella scena della musica elettronica di Roma, portando con sé una ventata di innovazione e sperimentazione.
Il Resp Festival vanta un cartellone con 20 Dj internazionali e italiani, che si esibiranno ogni sabato dalle 23:00 alle 5:00, in un mix di performance dal vivo, spettacoli laser e led wall mozzafiato. Il primo sabato, 15 marzo, vedrà la partecipazione della star internazionale Pablo Say dalla Spagna, insieme alla talentuosa Debora Savasto e Katoff dall’Inghilterra. Tra gli altri protagonisti ci saranno Manuel Le Saux e Sygma, DJ e producer resident del festival. I tanti artisti porteranno sul palco una varietà di stili e influenze, creando un’esperienza sonora unica e coinvolgente.
“Siamo incredibilmente entusiasti di presentare il Resp Festival. Questo evento rappresenta un’opportunità unica per esplorare nuove frontiere della musica elettronica e delle arti visive. Miriamo a creare un’esperienza dinamica e coinvolgente per tutti i partecipanti. Abbiamo lavorato duramente per portare artisti di fama internazionale e talenti emergenti, creando un programma che celebra la diversità e l’innovazione. Non vediamo l’ora di condividere questa avventura con il nostro pubblico e di vedere come il Festival contribuirà a far crescere la scena culturale romana e non solo”, ha spiegato Sergio Serafini, organizzatore del Resp Festival e fondatore del gruppo 06.
Dopo l’inaugurazione del 15 marzo, si prosegue sabato 22 marzo con un evento misterioso e imperdibile, ‘Top Secret’. Poi sabato 29 marzo, si terrà una serata dedicata alle donne DJ, con la partecipazione di Alessandra Roncone, Las Mellizas, Francesca Fagiani, Kalhea e Consuelo. Sabato 5 aprile, sarà ‘La notte House of Vibe’ con il leggendario Joe T. Vannelli e Kristine.
Mentre sabato 12 aprile ci sarà il gran finale con la crew dell’Insomnia Discoacropoli d’Italia di Pisa, guidata dal fondatore Antonio Velasquez e DJ come Gabry Fasano, Alessandro Tognetti, Antonio Marki, Sandro Vibot e Riccardo Brush. Il Resp Festival non è solo un evento musicale, ma anche un’occasione per esplorare nuove forme di espressione artistica e per abbattere le barriere, connettendo presente e futuro, radici e prospettive. Inoltre il Festival si propone come un punto di incontro per artisti e pubblico, promuovendo la condivisione, il movimento e l’ascolto.
Il festival è accessibile con un unico biglietto Full Pass da € 69,90 per tutte le cinque serate, acquistabile online su Xceed. Non manca anche l’aspetto della solidarietà e della cultura. In collaborazione con Admo (Associazione Donatori Midollo Osseo), il Festival avrà anche una componente solidale, con l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere il valore del dono del midollo osseo. Ogni serata vedrà anche la presentazione di libri da parte di giovani scrittori emergenti. Inoltre il festival sarà molto attento anche alla sicurezza e garantirà un’esperienza senza preoccupazioni, grazie ai servizi navetta gratuiti per raggiungere la location in totale tranquillità.
Milano, 2 mar. (Adnkronos) - Altra sconfitta per il Milan di Conceicao con una diretta concorrente per l'Europa. Dopo il ko con il Bologna nel recupero, i rossoneri escono sconfitti da San Siro anche con la Lazio, per 2-1 in una gara folle, decisa al 98' da un calcio di rigore realizzato da Pedro, dopo che Chukwueze aveva riportato in parità la sfida pareggiando il gol di Zaccagni, con i rossoneri in dieci uomini per l'espulsione di Pavlovic. I rossoneri scivolano così in nona posizione, superati anche dalla Roma, mentre la Lazio sale a 50 punti e si riprende la quarta posizione, ai anni della Juventus impegnata domani con il Verona, e si avvicina all'Atalanta terza a 55 punti.
Conceiçao per la sfida interna, con la Curva che è entrata a gara iniziata per protesta, conferma nove undicesimi della formazione scesa in campo dal 1' contro il Bologna. Inserisce Gabbia al posto di Thiaw al centro della difesa e Pulisic per Joao Felix nel tridente offensivo con Leao e Reijnders alle spalle di Gimenez. In mezzo al campo Musah e Fofana, sugli esterni Jimenez a destra con Theo Hernandez a sinistra. Baroni, invece, deve rinunciare a Castellanos e Romagnoli e in difesa schiera Gila con Gigot davanti a Provedel. Sugli esterni Marusic e Nuno Tavares, con Rovella e Guendouzi a centrocampo, mentre in avanti Tchaouna, con Dia, Isaksen e Zaccagni a supporto.
La Lazio parte subito forte e al 3' Rovella serve Dia che scatta sul filo del fuorigioco ma viene fermato da intervento prodigioso di Maignan. Un minuto dopo sul cross di Nuno Tavares dalla sinistra, svetta Dia di testa ma non inquadra la porta. Poi al 6' tocca a Nuno Tavares a rendersi pericoloso ma Pavlovic sbroglia. Al 12' Isaksen fa partire un violento sinistro dalla distanza, ma la palla sfiora il palo alla sinistra di Maignan. Il Milan reagisce nel momento in cui i tifosi rossoneri fanno il proprio ingresso in curva Sud ma non basta. Al 19' Leao viene pescato al limite dell'area laziale e imbuca per Reijnders, bravo nel centrare la porta in caduta ma non abbastanza da impensierire Provedel. La Lazio riprende ad offendere e al 28' passa: Tchaouna tocca per Marusic che impegna Maignan con il destro in diagonale, sulla respinta arriva Zaccagni che insacca in spaccata con il sinistro per l'1-0. Dopo la rete ospite, Conceiçao si gioca subito la carta Joao Felix per provare a dare la scossa decisiva, ma nel finale Zaccagni va vicinissimo al raddoppio con un destro al volo, fuori di un soffio.
A inizio ripresa il tecnico rossonero fa uscire Jiménez per mettere dentro Walker, ma la Lazio continua a rendersi pericolosa. Al 50' ennesima ripartenza con Nuno Tavares che serve Gigot al centro dell'area ma il difensore biancoceleste calcia debolmente e Maignan blocca. Al 51' Pulisic serve Joao Felix che sii gira e calcia di prima intenzione ma manda di poco sopra la traversa. La gara è aperta e la Lazio al 54' sfiora il bis con Zaccagni: Guendouzi serve il compagno che rientra sul destro e calcia a giro ma manda la palla fuori di pochissimo. Al 55' ancora Joao Felix protagonista, poi la palla arriva a Pulisic che non trova la porta da pochi passi.
Il Milan rischia, si sbilancia e la squadra di Baroni affonda ancora al 58' con Gila che in girata di sinistro spedisce il pallone sopra la traversa. La partita si complica ulteriormente per il Milan al 67': recupero di Guendouzi al limite della propria area e palla per Isaksen che scappa via a Pavlovic che lo stende e per l'arbitro Manganiello è rosso diretto per il giocatore serbo. Milan in dieci e sotto di un gol. Al 71' punizione tagliata di Nuno Tavares dalla sinistra, Maignan non ci arriva e Theo Hernandez rischia l'autorete, poi la difesa rossonera spazza via.
il Milan con le poche energie rimaste prova a raggiungere il pari che arriva un po' a sorpresa all'84' con Chukwueze che di testa trova l'angolino sul cross morbido di Leao sul secondo palo per l'1-1. I rososneri provano anche a vincerla ma la Lazio non ci sta e all'86' Dia serve Isaksen che controlla al limite e calcia in porta col destro, ma Maignan non si fa sorprendere e blocca. Finale concitato che si decide al 98' grazie a Pedro che realizza su calcio di rigore il gol vittoria del 2-1 dopo l'on field Review con Manganiello che assegna il penalty per il fallo di Maignan su Isaksen. Pedro glaciale spiazza il francese e stende il Milan, alla terza sconfitta consecutiva e in piena crisi con Conceicao sempre più in bilico.
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Il vertice di Londra di oggi ha dimostrato che la posizione assunta da Giorgia Meloni in questi giorni è ampiamente condivisa, da Starmer a Tusk a molti altri leader. Quando Giorgia Meloni dice che le due sponde dell’Atlantico non devono dividersi, questo è proprio uno dei messaggi forti che arrivano da Londra". Lo ha detto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia- Ecr Carlo Fidanza, capo delegazione del partito a Bruxelles, intervenendo in studio a '4 di sera' su Rete 4.
"E’ importante la posizione espressa dal premier italiano per cui vanno tenuti uniti gli USA e l’Europa. Da 75 anni la Nato garantisce la sicurezza dell’Europa, quindi prima di ragionare di soluzioni anche un po’ avventuristiche fuori dalla cornice Nato, occorre fare ogni sforzo possibile, tenendo gli Usa dentro al tavolo della trattativa sull’Ucraina -ha aggiunto-. Senza la deterrenza militare della Nato, e quindi senza la presenza degli Usa, è impensabile dare reali garanzie di sicurezza all’Ucraina. Una sicurezza che l’Europa da sola non è in grado di garantire e che serve anche per evitare che la Russia faccia ciò che ha fatto con l’Ucraina con altri Stati europei”.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - Appello per una giovane 26enne di origini siriane scomparsa da Latina ieri. Ayah Krdi, si legge su post dell'associazione Penelope Lazio (associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse Odv), "si è allontanata da casa per recarsi alla casa di riposo Sasn Francesco di Latina. Era a piedi, con il cellulare. Potrebbe trovarsi presso stazioni di autobus o metro".
L'appello continua dando una descrizione della giovane: "è alta 1,64 mt, corporatura media, indossa un velo nero come copricapo, una giacca di colore nero e grigio, jeans, scarpe da ginnastica bianche ed ha una borsa nera. Potrebbe avere bisogno di aiuto", chiude l'appello dell'associazione pubblicando anche una foto della giovane.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - L'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino ha chiesto di poter accedere al regime di semilibertà. Nel 2017 era stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il naufragio della nave da crociera avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012 davanti all'isola del Giglio provocando 32 vittime e centinaia di feriti. Schettino ha maturato il termine che gli consente di accedere alle misure alternative al carcere avendo già scontato la metà della pena. L'udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza di Roma si terrà martedì 4 marzo.
Schettino, recluso nel carcere romano di Rebibbia, beneficia attualmente di 45 giorni all'anno di permessi ottenuti grazie alla buona condotta mantenuta nel carcere romano. L'ex comandante della Costa Concordia tre anni fa aveva ottenuto la possibilità di lavorare in carcere e gli era stato affidato il compito di contribuire alla digitalizzazione dei documenti giudiziari della strage di Ustica e della strage di via Fani a Roma con il sequestro e l'omicidio dello statista democristiano Aldo Moro.
Una delle persone sopravvissute al naufragio, Vanessa Brolli, 27 anni, che era in vacanza sulla Costa Concordia con i fratelli, i genitori e altri parenti per festeggiare i 50 anni di matrimonio dei nonni, ha dichiarato una volta appreso la notizia: "Dispiace sapere che potrebbe tornare a casa. Schettino deve pagare per le sue colpe. A prescindere dalla decisione dei giudici siamo certi che Schettino vivrà il resto dei suoi giorni con addosso il peso di questa tragedia. Questa è la più grande pena per lui. Anche se dovesse uscire dal carcere, dovrà convivere con questa colpa per tutta la vita".
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Ursula Von der Leyen dice che è 'urgente riarmare l’Europa', Macron parla di 'invio di truppe' in Ucraina. Per la Lega invece è urgente lavorare per la Pace. L’Occidente intero ha il dovere di evitare a tutti i costi il rischio di una Terza Guerra Mondiale, bene fa il governo italiano a cercare di tenerlo unito e il presidente Trump, con responsabilità e pragmatismo, a spingere tutti in questa direzione". Lo scrive la Lega in un post sui social.
Roma, 2 mar. (Adnkronos) - "We stand with Ukraine! Continuiamo a sostenere con forza e decisione, a livello nazionale ed europeo, la resistenza del popolo ucraino. Continuiamo a lavorare per una pace giusta, sicura e duratura. Continuiamo a difendere la libertà, i diritti, la democrazia”. Lo ha scritto su X Piero De Luca, deputato e capogruppo Pd in commissione Politiche europee, che ha partecipato alla manifestazione a sostengo dell’Ucraina che si è tenuta a Roma.