Da 50 giorni l’Istat è senza un presidente. Il 21 marzo è infatti scaduta la proroga del mandato di Gian Carlo Blangiardo e l’istituto ha affidato l’ordinaria amministrazione a Francesco Maria Chelli, il componente più anziano del Consiglio, “in attesa del perfezionamento della nuova nomina del Presidente”. Ma la nomina non è mai arrivata: nonostante vari tentativi andati a vuoto la maggioranza non si rassegna al fatto di non avere i numeri, nelle commissioni Affari costituzionali, per far passare il rinnovo dell’incarico al demografo 75enne vicino alla Lega. E non emana un avviso pubblico che consenta ai professori ordinari di statistica ed economia di candidarsi al ruolo, come avvenuto invece nel 2014 e nel 2018. Così l’imbarazzante stallo prosegue e Blangiardo continua nei fatti a portare la “voce” dell’istituto di statistica in eventi pubblici come gli Stati generali della natalità.

Per confermare il presidente uscente e dargli anche uno stipendio – nonostante riceva già la pensione – il governo a febbraio ha infilato nel decreto Pnrr una norma ad hoc che aggirando il decreto Madia del 2014 consente il pagamento dei pensionati che approdino alla guida di enti per i quali la nomina passa dalle commissioni parlamentari. Il blitz però è servito a poco, perché le opposizioni non hanno accettato di dare via libera al suo nome, facendo mancare il necessario quorum di due terzi. A fine marzo si è deciso per un rinvio di dieci giorni, con la speranza di raggranellare qualche voto da Pd, M5s, Avs e Azione-Iv a valle delle nomine alla presidenza delle commissioni d’inchiesta. L’11 aprile i termini sono scaduti senza che si arrivasse a una soluzione.

Gli uffici tecnici hanno fatto sapere che non per questo il nome di Blangiardo è decaduto e se si arrivasse a una decisione condivisa dai gruppi la commissione potrebbe esprimersi “in qualsiasi momento”. Ma nel frattempo “la proroga di legge è scaduta”, fa notare il ricercatore Lorenzo Cassata, rsu Istat per la Flc Cgil, “per cui non si tratta più di rinnovo ma di nomina tout court. Quindi prima del voto nelle commissioni dovrebbe partire una call aperta, come previsto dalle raccomandazioni Ue sugli istituti di statistica”. Dieci giorni fa il dem Dario Parrini ha deplorato lo stallo chiedendo di ritirare ufficialmente la proposta di Blangiardo e “avanzarne un’altra, più largamente condivisa, coinvolgendo le opposizioni”. Nulla si è mosso.

A peggiorare la situazione c’è il fatto che il governo non ha finora nemmeno firmato un Dpcm che individui il presidente facente funzioni. Come invece era avvenuto nel 2013 al momento dell’uscita di Enrico Giovannini, diventato ministro con Letta. Chelli ha assunto la posizione di rappresentante legale per scelta dell’Istat in “autotutela” e non può spingersi oltre l’ordinaria amministrazione. Di conseguenza al momento è bloccato, per esempio, l‘avanzamento di carriera di un centinaio di ricercatori e tecnologi che hanno partecipato a una selezione interna: era stato deciso in Consiglio prima dell’uscita di Blangiardo ma serve un’autorizzazione dalla Funzione pubblica. Per chiederla, hanno fatto capire i dirigenti ai rappresentanti sindacali, serve un presidente con pieni poteri.

AGGIORNAMENTO DEL 15 MAGGIO
Istat ha fatto sapere che la Corte dei Conti ha registrato un dpcm del 9 maggio con cui Francesco Maria Chelli viene nominato presidente facente funzioni.

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