Milano, l’anziano che ha salvato la vicina dallo stupro: “Ho usato una pistola finta, l’aggressore non se ne è accorto”

Ha quasi 95 anni l’anziano che mercoledì mattina ha difeso la sua vicina, una 44enne, dall’aggressione subita nel suo appartamento in via Washington a Milano. L’aggressore si era introdotto nel palazzo, seguendo la donna che era rientrata nella sua abitazione da poco, per poi colpirla e tentare di violentarla: in seguito aveva iniziato a rovistare nell’appartamento, con l’obiettivo di trafugare qualcosa, ma è a quel punto che è intervenuto il vicino.

“Ho sentito gridare la signora, sono uscito e l’ho vista seduta per terra sul pianerottolo vicino alla porta, disperata, con la faccia insanguinata che ripeteva ‘È ancora dentro, è ancora dentro’. Mentre arrivavano altri inquilini, la signora diceva che un uomo l’aveva seguita, era entrato in casa dietro di lei e l’aveva malmenata. Stava ancora dentro, ma nessuno aveva il coraggio di fare qualcosa, di entrare”: ha raccontato al Corriere della Sera il 95enne originario della Sicilia ma residente a Milano dal 1958.

Di fronte alla scena che gli si è presentata, l’anziano ha quindi pensato di andare a prendere la sua pistola, una “scacciacani innocua“, ha raccontato. Così è entrato nell’appartamento della vicina, nella camera da letto in cui si era intrufolato l’uomo, e gli ha puntato addosso la pistola finta (che l’aggressore ha scambiato per vera). “Lui cercava di farmi capire che non comprendeva l’italiano. L’ho fatto uscire e l’ho tenuto in piedi in corridoio”, ha spiegato. Fino a quando non sono arrivati i carabinieri, che hanno messo in salvo la donna e invitato il 95enne a mettere via la pistola.

Il 95enne, che è un cacciatore, possiede anche un’arma vera, un fucile da caccia, che però ha scelto di non prendere perché, ha proseguito, “sarebbe stato troppo, avrei spaventato i vicini e non c’era tempo da perdere. Il fucilo lo tengo in un armadietto chiuso, avrei dovuto prendere la chiave, aprire…”. Il 95enne ha concluso affermando che “qualcosa bisognava fare: per me la signora è come una sorella, ci conosciamo da tanti anni, i suoi bambini mi chiamano nonno“.