I nuovi tentativi di colloquio per un cessate il fuoco tra Israele e gruppi armati di Gaza sono stati di nuovo boicottati dagli attacchi di venerdì mattina. Se giovedì a interrompere la tregua era stato l’esercito di Tel Aviv, nelle ultime ore è stata la Jihad Islamica a far ripartire i lanci di razzi dalla Striscia verso Israele: 15 ordigni hanno passato il confine in direzione dei territori dello Stato ebraico e uno di questi è caduto su una serra, senza comunque causare vittime. Gli altri sono stati intercettati dall’Iron Dome o sono caduti in zone aperte. L’aviazione israeliana ha risposto riprendendo gli attacchi alle postazioni della Jihad Islamica: al momento si contano due morti e diversi feriti, secondo l’agenzia Wafa.
Tra i morti negli ultimi attacchi di Tel Aviv ci sarebbe anche l’alto comandante della Jihad Islamica Iyad al-Hassani, ucciso da un drone israeliano in un appartamento del rione al-Nasr a Gaza City. Al-Hassani era il responsabile del Dipartimento operativo dell’ala militare della Jihad ed era ricercato da 26 anni.
Sirene d’allarme risuonano in diverse località vicine a Gerusalemme. In particolare a Beit Shemesh e, in Cisgiordania, nella zona dell’insediamento ebraico di Gush Etzion e nella colonia ortodossa di Beitar Illit. Allarme anche nella regione di Eshkol, nel sud del Paese, per i razzi lanciati da Gaza verso la città, Sufa, Nir Itzhak, Holit, e Sdeh Avraham.
Intanto, è salito a 31 palestinesi morti e 95 feriti, tra cui alcuni gravi, il bilancio dei raid aerei condotti dall’esercito israeliano sulle postazioni della Jihad Islamica nella Striscia di Gaza, secondo il ministero della Sanità di Hamas. Tra le vittime si contano donne e minori.