Il procedimento sulla fondazione Open resta incardinato al Tribunale ordinario di Firenze. Lo ha deciso la giudice per l’udienza preliminare Sara Farini nell’ordinanza con cui ha deciso sulle questioni preliminari avanzate dalle difese degli 11 imputati per finanziamento illecito ai partiti, tra cui l’ex premier Matteo Renzi e i membri del cosiddetto “Giglio magico“, gli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi, l’imprenditore Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi. La gup ha respinto la richiesta di trasferire il fascicolo al Tribunale dei ministri, perchè i fatti contestati a Lotti (all’epoca ministro dello Sport) non rientravano nella competenza del dicastero di cui era titolare.
La giudice ha accolto due delle 11 eccezioni presentate dagli avvocati, dichiaramdo in particolare l’inutilizzabilità di tutte le intercettazioni di Alberto Bianchi, ex presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione. Rigettata, invece, la nuova richiesta della Procura di sequestro probatorio del materiale informatico già sequestrato nel 2019 a Marco Carrai e che le sentenze della Corte di Cassazione avevano annullato. Pertanto, non potranno essere acquisiti al processo tutti i dati e tutti i documenti presenti sui dispositivi dell’imprenditore amico di Renzi, anche quelli inseriti sotto forma di citazioni negli atti della polizia giudiziaria. “Sono molto soddisfatto di questa decisione del giudice”, ha commentato con l’AdnKronos l’avvocato Massimo Dinoia, difensore di Carrai. “Non avevo dubbi, per il semplice fatto che avevamo ragione, come ha riconosciuto ampiamente la Cassazione”.
La gup ha infine rinviato la decisione su un’altra richiesta delle difese, quella di dichiarare non utilizzabili i messaggi dei parlamentari depositati dalla Procura. Sulla questione infatti è atteso il pronunciamento della Corte costituzionale, che si riunirà il 6 giugno per discutere sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Senato a proposito dell’acquisizione agli atti di chat e mail del leader di Italia viva sequestrate su dispositivi di terzi. Per l’assemblea di palazzo Madama, i pm hanno agito contro la legge perchè l’acquisizione avvenne senza la preventiva richiesta di autorizzazione a procedere. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 22 settembre: le parti torneranno poi davanti al Gup il 6 ottobre e quindi il 10 novembre. Le prime due date saranno riservate agli interrogatori degli indagati, mentre a novembre inizierà la discussione finale, con la parola alle difese e quindi alla Procura.